Roma, Teatro Ambra Jovinelli: “Iliade. Il gioco degli dei.”

Roma, Teatro Ambra Jovinelli
ILIADE. IL GIOCO DEGLI DEI

testo di Francesco Niccolini ispirato all’Iliade di Omero
drammaturgia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer
con Alessio Boni e Iaia Forte
e con Haroun Fall, Jun Ichikawa, Francesco Meoni, Elena Nico, Marcello Prayer, Elena Vanni
Regia di Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Marcello Prayer
Musiche Francesco Forni
Scene Massimo Troncanetti
Costumi Francesco Esposito
Luci Davide Scognamiglio
creature e oggetti di scena Alberto Favretto, Marta Montevecchi, Raquel Silva
Prodotto da Nuovo Teatro in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana – Fondazione Teatro Donizetti di Bergamo – Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia
Roma, 13 marzo 2024
Nell’era dominata da scienza e tecnologia, sorprende scoprire quanto i miti antichi, soprattutto quelli dei dèi greci, continuino a influenzarci, offrendo spunti profondi sulla nostra esistenza. Carl Jung evidenziò come questi miti, ricchi di eroismo e tradimento, amore e vendetta, fungano da specchi archetipici della psiche umana, risuonando con tematiche universali di libertà, ricerca di significato e conflitto interiore. Questi temi antichi, vividi oggi come allora, riflettono le sfide e le contraddizioni della vita moderna, sottolineando come, dietro le grandi narrazioni, si nasconda una dimensione quasi caricaturale di dei e uomini, uniti nella ricerca di autenticità in un mondo segnato da alienazione.
Al Teatro Ambra Jovinelli si è assistito a una rivisitazione dell’Iliade che ha saputo sorprendere e rinnovare la percezione comune di quest’opera immortale. Tradizionalmente associata a tematiche belliche e all’ira devastatrice di Achille, l’epica omerica si è rivelata, sotto la lente d’ingrandimento del collettivo artistico noto come Il Quadrivio, un terreno fertile anche per l’ironia, la leggerezza e la giocosità. Questa interpretazione inedita parte da una rilettura attenta dell’opera, che ha permesso di scovare e valorizzare gli elementi comici spesso trascurati nel corso dei secoli. Il Quadrivio, formazione composta da Roberto Aldorasi, Alessio Boni, Francesco Niccolini e Marcello Prayer, ha infuso nuova vita all’epopea, creando uno spettacolo che si distacca radicalmente dalle tradizionali rappresentazioni per abbracciare una dimensione più umana e universale. Gli dèi dell’Olimpo, figure eternamente giovani e vigorose nella mitologia, sono stati rappresentati come esseri stanchi, annoiati e fuori forma, con Giove a guidare questa schiera di divinità dalla memoria vacillante. Ritrovatisi su una spiaggia, questi dèi capricciosi e disincantati decidono di rievocare la guerra di Troia, non per nostalgie bellicistiche, ma come un passatempo, quasi un gioco per alleviare il loro tedio. La scelta di animare armature vuote con maschere al posto del volto rafforza l’idea della guerra come una commedia, un teatro delle marionette orchestrato da divinità distaccate, che giocano con le vite umane per puro diletto. Lo spettacolo, quindi, trasforma i tragici eventi dell’Iliade in una commedia umana, ponendo in evidenza come gli dèi, con le loro manovre, riflettano la capricciosa natura del potere e la sua influenza sul destino degli uomini, una metafora amara ma precisa della storia umana, segnata da desideri e capricci dei potenti ai danni di innocenti e inconsapevoli vittime. In questa produzione teatrale quindi la direzione registica è un’abile tessitura di narrazione e visuale, dove la parola si fonde con l’immagine in un dialogo continuo e profondo con l’audience. Le scenografie di Massimo Troncanetti, con la loro essenzialità, ricreano uno spazio scenico di straordinaria potenza evocativa: un ambiente spoglio e arido, una spiaggia deserta che diventa metafora di isolamento, di ricerca, di attesa. Questo paesaggio desolato è animato da un piccolo falò, simbolo di vita, speranza, comunità, mentre la sabbia, che si estende tutt’intorno, sembra sconfinare nell’infinito. Due pedane moderne introducono un elemento di contemporaneità, fungendo da portali attraverso i quali le divinità accedono a questo mondo liminale, sospeso tra il reale e il metaforico. Il disegno luci creato da Davide Scognamiglio infonde nell’ambiente una dimensione quasi onirica. Le luci, infatti,  con le loro tinte cromatiche calde, avvolgono gli spettatori in una sorta di abbraccio visivo, creando atmosfere dense di emotività e suggestione. Queste scelte illuminotecniche non sono solo funzionali all’estetica dello spettacolo ma sono parte integrante della narrazione, sottolineando momenti chiave e trasformando lo spazio scenico in un luogo carico di significati simbolici e regalando tridimensionalità agli attori in scena. L’eleganza e la raffinatezza pervadono anche i costumi, frutto dell’ingegno di Francesco Esposito. Gli abiti sono non solo un piacere per la vista ma narrano storie, svelano caratteri, definiscono epoche. Sono il risultato di una ricerca accurata che intreccia tradizione e innovazione, contribuendo a definire l’identità visiva unica dello spettacolo. Nel cuore di questa reinterpretazione ci sono le performance degli attori: Alessio Boni, noto per i ruoli intensi e passionali, si è reinventato con un’interpretazione giocosa e ironica, dimostrando una versatilità che ha incantato il pubblico. Iaia Forte, con la sua recitazione brillante e vezzosa, e Marcello Prayer, che ha saputo alleggerire la sua nota austerità, hanno contribuito a creare un’atmosfera vivace e piena di verve, rendendo l’Iliade un racconto vicino alle sensibilità contemporanee. Il resto del cast ha brillato per la propria presenza scenica e capacità interpretative, elementi che hanno arricchito la narrazione e catturato l’attenzione del pubblico in maniera costante e significativa. Questa audace messa in scena dell’Iliade non solo ha dimostrato come gli antichi miti possano essere reinterpretati in chiave moderna, ma ha anche sottolineato l’importanza del teatro come spazio di riflessione critica e di esplorazione delle molteplici dimensioni dell’esistenza umana. Il lavoro del Quadrivio, presentato al Teatro Ambra Jovinelli, segna un importante passo avanti nel dialogo tra passato e presente, mostrando che la letteratura classica, lontana dall’essere un monolito statico, è un tessuto vivente che continua a offrire spunti di riflessione e occasioni di nuova creatività. L’accoglienza calorosa del pubblico, manifestatasi attraverso un fragoroso applauso e ripetute chiamate in scena, ha suggellato il successo dello spettacolo, testimoniando l’impatto emotivo e la riflessione profonda suscitati dalla rappresentazione. Questa reazione entusiastica non è solo un riconoscimento dell’eccellenza artistica e interpretativa, ma anche dell’importante messaggio veicolato dall’opera: la necessità di affrontare con coraggio la responsabilità personale nei conflitti e nelle sofferenze che segnano il nostro tempo. Photocredit@LucianoRossetti