Roma, Gallerie Nazionali Barberini Corsini: “Raffaello, Tiziano, Rubens. Capolavori dalla Galleria Borghese a Palazzo Barberini”

Roma, Gallerie Nazionali Barberini Corsini
RAFFAELLO, TIZIANO, RUBENS. CAPOLAVORI DALLA GALLERIA BORGHESE A PALAZZO BARBERINI
Con l’avvio di un’imponente fase di rinnovamento, la Galleria Borghese di Roma apre un nuovo capitolo nel suo lungo percorso di conservazione e valorizzazione del patrimonio artistico. Il progetto di modernizzazione, finanziato attraverso i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), segue il recente completamento del restauro delle sue storiche facciate, segnando l’inizio di una serie di interventi mirati a migliorare la funzionalità e l’estetica dell’edificio. Le operazioni prevedono l’aggiornamento degli infissi, l’illuminotecnica, il rinnovo dei depositi e il restauro accurato di alcune delle sue più imponenti tele, in un’ottica di preservazione e rinnovamento. In questo contesto di raffinata cura e attenzione verso l’arte, cinquanta tra i più celebri capolavori della Pinacoteca romana verranno temporaneamente trasferiti all’ala sud del piano nobile di Palazzo Barberini. Questa mossa si colloca al cuore dell’iniziativa espositiva “Raffaello, Tiziano, Rubens. Capolavori dalla Galleria Borghese a Palazzo Barberini”. L’esibizione intende creare un dialogo culturale tra due collezioni storiche, tessendo un legame visivo ed emotivo tra le opere che rappresentano il genio artistico di epoche passate. La mostra si pone come punto di incontro tra due patrimoni che, sebbene distinti, condividono radici profonde nella storia politica e culturale della Roma del Seicento, attraverso le figure emblematiche di Maffeo Barberini e Scipione Borghese. Il percorso espositivo, concepito esclusivamente per questa occasione, brilla per la presenza di capolavori che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dell’arte. Tra le opere di spicco vi sono “Amor Sacro e Amor Profano” di Tiziano, “Ritratto d’uomo” di Antonello da Messina, “La Dama con l’unicorno” di Raffaello, “Madonna col Bambino” di Giovanni Bellini, “Madonna con Bambino, san Giovannino e angeli” di Sandro Botticelli, “Susanna e i vecchioni” di Peter Paul Rubens, e “La Predica del Battista” di Paolo Veronese, solo per nominarne alcuni. L’ambizioso programma di restauro e il trasferimento di queste opere segnano un momento di grande importanza nella vita della Galleria Borghese, non solo per il suo patrimonio ma anche per l’accessibilità e la fruizione culturale da parte del pubblico. Con un occhio sempre rivolto alla preservazione del suo inestimabile patrimonio, la Galleria Borghese si conferma ancora una volta custode attenta e innovatrice delle testimonianze artistiche che le sono state affidate. Le opere esposte rappresentano autentiche pietre miliari dell’arte, caratterizzate da una riconoscibilità talmente marcata da suscitare ammirazione nonostante l’allestimento possa risultare poco coinvolgente e privo di cura estetica, fatta eccezione forse per un’ attenzione filologica. Pur manifestandosi in un contesto all’interno di sale prive di fascino e magia, l’evidenza del loro valore emerge in maniera innegabile. Tuttavia, è essenziale riconoscere che questa esposizione non si configura come una mostra ordinaria, ma piuttosto come un punto di sosta temporaneo. Ma l’interesse per questi capolavori non si limita ai confini nazionali. In occasione della sua riapertura nel settembre 2024, il prestigioso Musée Jacquemart-André si appresta a ospitare una mostra straordinaria, frutto di una collaborazione senza precedenti con la rinomata Galleria Borghese di Roma. Questa partnership di alto profilo permetterà di esporre una selezione di circa quaranta opere fondamentali ( le stesse esposte in questo allestimento?), rappresentative del periodo rinascimentale e barocco, provenienti dalle prestigiose collezioni della galleria romana. L’iniziativa di presentare una mostra con capolavori in trasferimento, accompagnata da un sistema di biglietteria incrociata, rappresenta una strategia innovativa ed estremamente significativa nel panorama della valorizzazione e fruizione del patrimonio artistico. Questa scelta dimostra una consapevolezza crescente riguardo la possibilità di mantenere accessibili al pubblico le opere d’arte, senza ricorrere a soluzioni temporanee come il deposito in attesa di restauro. La decisione di non optare per il deposito delle opere d’arte in casse situate in locali esterni al museo va oltre a considerazioni etiche, rappresentando anche una scelta economica che ha richiesto una evidente valutazione dei costi e dei benefici associati. L’approccio adottato , comunque, evita la staticità e l’isolamento delle opere, promuovendo invece un dialogo continuo e dinamico con il pubblico. Non è la prima volta che l’Italia si distingue per iniziative di questo calibro, ma è particolarmente affascinante osservare come anche Roma inizi a esplorare la potenzialità del suo patrimonio culturale in una dimensione che supera le tradizionali limitazioni spaziali e concettuali. La scelta di permettere alle opere di “viaggiare” all’interno del tessuto urbano apre nuove prospettive sulla loro fruizione e sull’interazione con gli spazi cittadini. Questa modalità di esposizione e condivisione non solo rende il patrimonio artistico costantemente accessibile, ma incoraggia anche una riflessione sul ruolo dell’arte nella società contemporanea. Permettendo alle opere di entrare in contatto con contesti diversi e di essere reinterpretate alla luce di nuovi background culturali e architettonici, si favorisce una contaminazione culturale arricchente, che eleva la comprensione e l’apprezzamento dell’arte a nuovi livelli. La strategia di trasferimento e mostra adottata a Roma sottolinea l’importanza di una visione del patrimonio culturale come risorsa vivente, in grado di adattarsi e rispondere alle sfide del presente. In questo modo, l’arte non si limita a essere conservata, ma diventa un veicolo di dialogo continuo e fonte di ispirazione attraverso le generazioni, consolidando il ruolo dell’Italia come custode e innovatore nel campo della valorizzazione artistica. È auspicabile, pertanto, che le future operazioni siano concepite e realizzate ad hoc, piuttosto che essere imposte dalla necessità, seguendo una traiettoria ben definita che preveda i giusti tempi e la giusta cura nella valorizzazione di ogni aspetto del progetto. Photocredit@AlbertoNovelli