Milano, Teatro alla Scala: “Madina”

Milano, Teatro alla Scala, stagione di balletto 2023/24
“MADINA”
Coreografia Mauro Bigonzetti

Musica di Fabio Vacchi
Libretto di Emmanuelle de Villepin tratto dal proprio romanzo La ragazza che non voleva morire
Kamzan ROBERTO BOLLE
Madina ANTONELLA ALBANO
Olga ALESSANDRA VASSALLO
Louis GIOACCHINO STARACE
Sultan GABRIELE CORRADO
Tenore Paolo Antognetti
Soprano Anna-Doris Capitelli
Attore Francesco Aricò
Corpo di ballo, Orchestra e Coro del Teatro alla Scala di Milano
Direttore Michele Gamba
Luci e Scene Carlo Cerri
Costumi Maurizio Millenotti
Milano, 28 febbraio 2024
Il 1 ottobre 2021 debuttò Madina alla Scala, prima assoluta di uno spettacolo interessante sotto molteplici punti di vista. All’epoca non siamo riusciti a vedere lo spettacolo dal vivo, ma in registrazione sulla presto defunta piattaforma ITsART (qui trovate le impressioni colte all’epoca). Ora che ci siamo recati dal vivo alla prima di questa riedizione possiamo registrare come il successo di questa creazione stia continuando a farsi sentire. Uno spettacolo che dovrebbe far parlare maggiormente di sé: messo in scena solo in questo teatro (almeno così ci risulta), crediamo abbia virtù poietiche ed estetiche che meritino una qualche riflessione. Abbiamo già sottolineato la compattezza coreografica di Bigonzetti, con passi che poi ritornano o si sviluppano su tematiche interrelate. Ma l’aspetto che dovrebbe far riflettere è che si tratta di uno spettacolo nuovo, ma – se così si può definire – nato alla “vecchia maniera”: musica composta da uno dei maggiori musicisti contemporanei, Fabio Vacchi, di concerto con la librettista, Emmanuelle de Villepin, e con il coreografo stesso: ogni parte costituente dello spettacolo è quindi nata per Madina stessa. È un fenomeno raro oggigiorno, dove la maggior parte delle coreografie è costruita su musiche precedenti o slegate dal momento della creazione coreografica. È inoltre singolare come, nell’ottobre del 2021, ben tre nuove produzioni di balletti “narrativi” avessero visto la luce in tre differenti teatri d’Europa: Madina debuttò il 1 ottobre alla Scala; l’Opera di Parigi presentò il 16 ottobre Le Rouge et le noir con coreografie di Pierre Lacotte (legato alle ricostruzioni di balletti romantici: celebre è la sua ricostruzione de La Sylphide degli anni ‘70), ma su musica preesistente di Massenet, quindi con un modus operandi tipico dei balletti degli anni ’60-70 come Manon od Onegin; al Royal Ballet, invece, Wayne McGregor presentò The Dante Project su musica composta apposta per lo spettacolo da Thomas Adés. Se prendiamo in considerazione tutto ciò, possiamo affermare che il cosiddetto balletto “narrativo” non sta morendo; anzi, questi spettacoli mostrano tre percorsi differenti con cui esso sta cercando di evolvere: esiste quello di Lacotte, legato a quanto si è fatto finora e allo stile accademico; quello di Wayne McGregor, che sfrutta una musica composta ad hoc con il suo stile inconfondibile; e quello seguito per Madina, forse più singolare, dove le virtù non risiedono esclusivamente nella coreografia, che giova di una semplicità e linearità che funzionano bene ai fini dello spettacolo, ma nello sperimentalismo della struttura dell’intero spettacolo, perché oltre ai danzatori sul palco sono presenti un attore e due cantanti lirici. Ai fini della resa finale, l’azione dell’attore si amalgama abbastanza bene con quanto succede in scena, tanto che più di una volta interagisce con i danzatori, e i danzatori si amalgamano a loro volta con la partitura urlando o battendo mani e piedi a tempo; gli unici per cui non si è trovata una soluzione registica adatta a poterli fondere maggiormente col resto dello spettacolo sono i due cantanti lirici, perennemente isolati a bordo del palcoscenico. Questa soluzione, a dire il vero, non è totalmente nuova, ma ne abbiamo perlomeno un’altra, sconosciuta, messa in scena nel 1956: Mario e il mago, da un racconto di Thomas Mann, scrittore amato da Luchino Visconti, autore di questa “azione coreografica” ad opera di Leonide Massine e musiche composte da suo cognato, Mannino. Anche in quella sede, oltre ai danzatori, c’erano un attore e dei cantanti lirici. Se Montale, spettatore di quella prima del ’56, recensì così: “ognuna di queste ancelle [le arti ndr] si fa avanti, porta il suo sassolino e poi si ritira dicendo ‘ho finito, non tocca più a me’”, e se un esperimento simile viene riproposto dopo più di cinquant’anni con Madina e quella stessa impressione ancora rimane per i due cantanti in scena, il discorso merita di essere portato avanti. Mario e il mago cadde subito nel dimenticatoio, non fu mai più riproposto; Madina è invece già alla seconda edizione. Il proposito è che si possa assistere in futuro a nuove produzioni che affinino e portino avanti questa impalcatura senza che questo spettacolo faccia la fine di Mario e il mago. Il cast è per lo più lo stesso del 2021. Antonella Albano, creatrice del ruolo, è stata una Madina emozionante, la vera protagonista di questo spettacolo. Si conferma funzionare il passo a due finale con Roberto Bolle, che sorprende nella riuscita con un ruolo molto truce – momento che tra l’altro fa ricordare la Danse Apache. Il punto di forza consiste nel non puntare sul virtuosismo, una via che sarebbe stata impraticabile con una musica così “difficile da contare” ai fini della danza concepita in senso classico, ma che si basa su relativamente pochi movimenti ritmici (com’è questa musica, che tanto si ispira alle avanguardie di inizio Novecento) che hanno il loro effetto scenografico e sono orchestrati intelligentemente con la partitura (com’è, ad esempio, per la danza che ha luogo nella redazione giornalistica, i cui movimenti con mani e piedi seguono con il loro rumore il tempo della musica). Grandi gli applausi per tutti i danzatori. Il giovane attore Francesco Aricò subentra con successo a quello presente la scorsa volta, con cui si alterna nelle repliche. Paolo Antognetti è stato il tenore di quest’anno, mentre Anna-Doris Capitelli continua a interpretare la voce soprano. Tali voci, come già accennato, restano troppo estemporanee e ci sono apparse in parte sovrastate dalla musica, soprattutto la femminile (brava, ma che ha anche un fraseggio poco chiaro). Ottima la conduzione di Michele Gamba, messa alla prova dalla riproposizione di un coro registrato, ma su musica suonata dal vivo. Repliche il 1, 2, 6, 7 e 9 marzo.