Milano, Teatro alla Scala: “Die Entführung aus dem Serail”

Milano, Teatro alla Scala, stagione d’opera e balletto 2023/24
“DIE ENTFÜHRUNG AUS DEM SERAIL”
Singspiel tedesco in tre atti Libretto di Christoph Friedrich Bretzner rielaborato da Johann Gottlieb Stephanie il Giovane
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart
Selim SVEN-ERIC BECHTOLF
Kostanze JESSICA PRATT
Blonde JASMINE DELFS
Belmonte DANIEL BEHLE
Pedrillo MICHAEL LAURENZ
Osmin PETER ROSE
Un servo muto MARCO MERLINI
Solisti del coro ROBERTA SALVATI, ALESSANDRA FRATELLI, LUIGI ALBANI, GIUSEPPE CAPOFERRI
Orchestra e coro del Teatro alla Scala
Direttore Thomas Guggeis
Maestro del coro Giorgio Martano
Regia Giorgio Strehler
Scene e costumi Luciano Damiani
Ripresa di regia Laura Galmarini
Luci Marco Filibeck
Milano,  10 marzo 2024
La Scala ripropone uno dei pezzi più splendenti della sua storia. La regia di “Die Entführung aus dem Serail” realizzata nel 1972 da Giorgio Strehler è stata una delle pietre miliari di una delle stagioni più luminose della storia scaligera e grazie all’eccellente ripresa di Laura Galmarini mostra ancora tutta la sua irresistibile freschezza. Quella di Strehler è autentica lezione di teatro. Spettacolo di essenzialità quasi disarmante ma in cui ogni minimo dettaglio è perfettamente coerente con la narrazione. L’estetica raffinatamente settecentesca è resa con tocchi delicati, quinte con architetture turchesche, la nave in movimento anch’essa dipinta a simulare gli artifici tecnici del tempo, costumi belli ma mai eccessivi. Centrale è il richiamo al teatro d’ombre che proprio in quel secolo muoveva significativi passi aprendo la strada che porterà alla lanterna magica e poi al cinema. Una regia che non vuole dire nulla che non sia nell’opera, che non impone forzature ideologiche di nessun tipo ma avanza con il passo leggero della fiaba e sembra ricordarci a ogni istante che nulla può raccontare la verità del cuore umano meglio di una favola, che nulla è più profondo della leggerezza. Sul piano del lavoro attoriale si concede giustamente una certa liberta durante agli interpreti durante i parlati che a tratti si discostano dal testo con l’aggiunta di qualche battuta o trovata – Osmin da ubriaco parla italiano – ma il tutto rientra perfettamente nello spirito del singspiel viennese.
In questo felice incontro senza tempo tra passato e presente la storia della regia di Strehler incontra la freschezza giovanile di Thomas Guggeis. Il giovane direttore – una delle bacchette più interessanti della nuova scena tedesca – sembra farsi prendere per mano dallo spettacolo con cui mostra una particolare sintonia. La sua è una direzione leggera ma mai superficiale. I ritmi sono spumeggianti e un senso di gioia pervade l’intera esecuzione. Si apprezza un gusto per un fraseggio orchestrale elegante e per sonorità radiose ma mai eccessive, anche le turcherie erano rese con raffinato distacco ma capace anche di autentico abbandono nei momenti più lirici e di un senso di sincera umanità che avvolge tutti, compreso Osmin tratteggiato con bonaria ironia. Fin dall’ouverture il gioco dei contrasti dinamici emerge in tutta la sua chiarezza e si può giovane della sempre impeccabile qualità dei complessi orchestrali e corali della Scala. Ottimo nel complesso il cast. Unica parziale eccezione dovuta a cause di forza maggiore quella relativa a Daniel Behle (Belmonte), il tenore protagonista risultava infatti indisposto e la prima aria è stata affrontata con estrema prudenza. Nel corso della recita la voce si è scaldata e la prestazione si è fatta più sicura ma le agilità di “Ich baue ganz auf deine” l’hanno costretto sulla difensiva. Dalla sua restano sempre l’impeccabile musicalità e la raffinatezza stilistica che gli permettono di arrivare in fondo con professionalità anche in una giornata non facile. Jessica Pratt è una Konstanze regale. Voce ampia, sonora, ricca di armonici, morbida e omogenea su tutta la linea canta con nobile intensità. Vocalmente impeccabile fornisce una prestazione esemplare in tutti suoi aspetti. Intensa e partecipe nei momenti più lirici resi con un fraseggio umanissimo e intenso – la sua Konstanze è veramente l’incarnazione della virtù di cui porta il nome. Giunta a “Martern aller Arten” sfoggia un talento da belcantista superiore. Gli acuti ricchissimi di suono, nitidi, svettanti, trilli, volatine, picchettati di una perfezione esemplare, un controllo vocale da manuale. La Pratt si conferma non solo cantante di classe superiore ma anche interprete di non comune sensibilità.
Bella sorpresa Michael Laurenz che conoscevamo soprattutto come interprete del repertorio novecentesco ma che anche qui si mostra sensibilità e intelligenza tratteggiando un Pedrillo di forte rilievo scenico e vocale. Jasmine Delfs è una Blonde dalla vocalità cristallina, soprattutto nel registro acuto, interpretativamente è spigliata e brillante.
Meglio come interprete che come cantante Peter Rose come Osmin. Voce corretta e robusta e buona professionalità ma il timbro è meno scuro di quanto si è abituati e l’emissione appare velata negli estremi gravi. Ha però la presenza scenica per il ruolo e un guizzo d’istrionismo che non guasta per cui compensa come attore i limiti vocali. Una nota di merito per il bravissimo Marco Merlini come servo muto. Foto Brescia & Amisano