di AA. VV., a cura di Matteo Macinanti
Quality paperbacks, Carocci editore, 2023
Volume di 134 pagine. ISBN: 9788829020652
€ 14,00
Allineandomi a «Il viaggio dei Brandeburghesi» di Macinanti, ciò che viene in mente leggendo questo libro è proprio l’esperienza del viaggio e la conseguente ricchezza di conoscenze che ci portiamo al rientro. Trattasi di un viaggio raccontato in modo divulgativo da ‘plusieurs studieux’: Marica Coppola, Silvia D’Anzelmo, Tiziano de Felice, Matteo Macinanti, Michela Marchiana, Alice Romano, Filippo Simonelli, Margherita Succio, Marco Surace. Sono giovani musicisti e musicologi che, con la loro professionalità e sensibilità, ‘indossano’ l’abito di guide per coinvolgere il lettore/ascoltatore verso una delle opere strumentali bachiane più significative. Gli autori accompagnano il lettore passo dopo passo illustrando ogni dettaglio, ben consapevoli che entrando nell’universo del Kantor è pur sempre necessario accogliere il suo invito apposto in calce ad un canone dell’Offerta musicale: Quaerendo invenietis.
Intanto è bene chiarire che approcciarsi a questo agevole volume, dedicato alla memoria di Antonio Rostagno, scomparso prematuramente, non significa effettuare un viaggio al/nel passato, ma piuttosto ripercorrere l’essenziale al fine di poter rintracciare i valori fondanti della musica ove scoprire il modus operandi del compositore per ogni concerto, sottotitolato dagli autori con le seguenti diciture: Primo Concerto: l’apoteosi della caccia; Secondo Concerto: un’alchimia concertante; Terzo Concerto: danze arcaiche di gruppo; Quarto Concerto: nel regno della ninfa Eco; Quinto Concerto: un inaspettato protagonista; Sesto Concerto: un nuovo ruolo per la viola.
Rimane da definire l’annoso problema, sollevato anche dal curatore del volume, su «un ipotetico “percorso” dei Brandeburghesi» tenendo conto delle tonalità, stili, organici, ecc. Non sussistendo univocità di pareri nella comunità scientifica si può anche ipotizzare, come accade talvolta per le esecuzioni, di partire dalla struttura del volume in tre capitoli (numero significativo per il compositore tedesco): Bach e il suo tempo: in bilico tra fede e ragione; Forme, stili ed estetiche dell’universo di Bach e I sei concerti: triade perfetta capace di definire l’armonia della pubblicazione tanto che ogni capitolo (suono della triade) è in grado di cambiare posizione e generare, di volta in volta, un diverso assetto.
Ne deriva pertanto che si può leggere iniziando da qualsiasi capitolo anziché seguire l’ordine cronologico presente nell’Indice. Il testo, dalla gradevole lettura, in alcune situazioni tende ad offrire ipotesi ed interrogativi piuttosto che presentare risposte talvolta prive di fondamenta. Si trovano descrizioni di fatti (a partire dall’antefatto del 1719) come la dedica manoscritta in francese al destinatario dell’opera Christian Ludwig margravio di Brandeburgo, oppure le ragioni e l’importanza degli stili, o ancora la ricomparsa e diffusione dei concerti grazie alla Bach-Renaissance (in primis con Forkel e Mendelssohn) dopo la damnatio memoriae durata quasi cinquant’anni. Scorrendo i capitoli si indaga su ogni dettaglio cercando di ‘convincere’ il lettore a costo di risalire all’etimo dei termini come il caso di “concerto” mentre le stesse TABELLE rientrano nella logica di voler esporre e chiarire modelli (soprattutto italiani come quello vivaldiano), sezioni, movimenti, tonalità, organici e quant’altro dei Concerti affinché non perdere mai la ‘retta via’. Fin dalla sua uscita editoriale (Peters,1850) i Concerti hanno continuato ad essere eseguiti e, come scrive Simonelli, (Il viaggio dei Brandeburghesi continua) «a un certo punto bisogna smettere la lettura e iniziare l’ascolto». Solo così possiamo percepire organici e forme diverse afferenti al concerto grosso piuttosto che al concertino, strutture fugate, presenza di solisti, effetti di ripieno, ecc., ma perfino sonorità che si intrecciano come accade in BWV 1049 in cui una coppia di flauti a becco deve relazionarsi anche con un violino principale, oppure l’omogeneità timbrica ed arcaica del complesso delle viole da gamba (BWV 1051) o il virtuosismo del clavicembalo concertato (BWV 1050).
A corollario, tra le parti più specifiche ed utili al lettore, si segnala la presenza di un Glossario, la Bibliografia e discografia e l’essenziale Indice degli esempi musicali ascoltabili attraverso il QR code accluso al volume. Fa bene D’Anzelmo a ricordare quanto la musica di Bach rappresenti «una delle radici più profonde e salde della nostra tradizione culturale» così come tener presente che con i Concerti ci troviamo di fronte ad un’opera che, pur distaccandosi dal Bach ‘mistico’, per la sua perfezione e l’alto ingegno espressi continua ad inondare una tale bellezza tanto da sembrare opera di una mente sovrumana.