Roma, Teatro Quirino Vittorio Gassman
STORIA DI UNA CAPINERA
di Giovanni Verga adattamento Micaela Miano
Con Enrico Guarnieri e Nadia De Luca
Regia Guglielmo Ferro
con la partecipazione straordinaria di Emanuela Muni
e con: Rosario Marco Amato, Verdiana Barbagallo, Federica Breci, Alessandra Falci, Elisa Franco, Loredana Marino, Liborio Natali
Scene Salvo Manciagli
Musiche Massimiliano Pace
Costumi Sartoria Pipi
Produzione Progetto Teatrando
Roma, 20 Febbraio 2024
Sapresti dirmi perché il rumore di taluni passi si senta col cuore come se il cuore udisse? e perché scuota tutti i nervi, e faccia gelare tutto il sangue?
La riduzione di “Storia di una capinera” firmata da Rosario Minardi nasce come spettacolo, con grande successo di pubblico e di critica, poi diventa una pubblicazione editoriale del copione integrale (col supporto della colonna sonora) tratto dal romanzo verghiano, e adesso ritorna a teatro con un nuovo importante allestimento. La vicenda si concentra su un unico nucleo narrativo: la storia della povera Maria (Nadia De Luca), raccontata attraverso le lettere che essa scrive ad una compagna di convento Marianna. Il cambiamento interiore di Maria nasce da una sua provvisoria liberazione, dal contatto con la natura, dal suo ritrovarsi con la famiglia nelle terre di Monte Ilice mentre a Catania infuria il contagio del colera.“ Il mio pensiero non è imprigiona-to sotto le oscure volte del coro, ma si stende per le ombre maestose di questi boschi, per tutta l’immensità di questo cielo e di quest’orizzonte…”. La storia si snoda tutta sul filo di un progressivo itinerario spirituale: quella esperienza fa sorgere in lei il senso d’una vita più libera e aperta, e l’avvia a concepire una crescente avversione per l’ambiente conventuale dove ha trascorso da educanda gli anni dell’adolescenza. Di qui, scopre l’amore. Il giovane Nino è l’idolo un po’ sfocato che accende nella protagonista la fiamma di una passione inestinguibile. Ma il rapporto è troncato sul nascere dall’intervento dei familiari: Nino sposerà la sorella di Maria (Giuditta), acconciandosi a un matrimonio giudizioso e senza fantasticherie. Maria sarà costretta a rientrare in convento dove si spegnerà dopo lunga e penosa agonia. La scansione epistolare e monologante di Maria con l’amica Marianna diventa azione scenica coi personaggi che prendono vita e si muovono all’interno della narrazione, intorno alla protagonista. Maria è la piccola capinera in gabbia. Lo spettacolo cattura immediatamente l’attenzione dello spettatore sin dalle prime battute. Le scelte musicali di Massimiliano Pace, che oscillano tra canti sacri e suoni naturali, insieme alle bellissime ed evocative ambientazioni sceniche di Salvo Manciagli, che bilanciano sapientemente passato e presente, costruendo un’armonia visiva tra ciò che è stato ed è proiettato, si rivelano un elemento fondamentale. La scelta innovativa di utilizzare poi proiezioni su sottili fili di tende dona al palcoscenico un senso di movimento e fluidità, creando un’atmosfera che richiama l’equilibrio tra forze opposte, tra il bene e il male, come un tao teatrale. I costumi, curati nei minimi dettagli dalla Sartoria Pipi e perfettamente in sintonia con l’epoca storica rappresentata, aggiungono un tocco di classe e autenticità all’insieme. Enrico Guarneri, erede della ricca tradizione drammaturgica siciliana, si conferma oggi come un interprete di grande talento dei personaggi creati da Verga. Fin dal primo monologo, l’attore dimostra immediatamente le sue capacità e la sua sensibilità nel trasmettere ogni parola con profondità, modulando e dando un ritmo musicale ad ogni frase. La sua performance trova una risposta altrettanto delicata e profonda in Nadia De Luca che interpreta il ruolo con una freschezza e una reattività sorprendenti, sintonizzandosi perfettamente con l’armonia proposta da Guarneri. Ma non solo i due protagonisti si distinguono: l’intero cast agisce come un’orchestra perfettamente sincronizzata, contribuendo a mettere in risalto questo straordinario duetto di attori con grande maestria e precisione. Guglielmo Ferro offre nella sua regia una prospettiva penetrante dell’opera, osservando che se Maria è una vittima, non lo è dell’amore peccaminoso per Nino, che mette in discussione la sua vocazione, ma piuttosto della figura paterna di Giuseppe Vizzini. Quest’ultimo è il vero peccatore secondo la visione di Verga, poiché, mosso dall’amore, dalla paura e dal rispetto delle convenzioni sociali, è responsabile della morte sia fisica che spirituale di Maria. Ed è proprio sul drammatico rapporto tra padre e figlia, sulle loro ambiguità e tormenti, che si concentra la narrazione di “Storia di una capinera”. La stanza del convento diventa il fulcro della scena, con Maria imprigionata in quella prigione e il padre Giuseppe agendo come suo carceriere. Entrambi sono dolorosamente vittime e carnefici al tempo stesso. L’opera, pertanto, si configura come un racconto di legami infelici, privi di redenzione. Né Maria, né suo padre Giuseppe, né lo spettatore possono trovare la redenzione, poiché questo concetto non appartiene alla crudele realtà della Sicilia di Giovanni Verga. L’esibizione è stata un’esperienza intensa e allo stesso tempo delicata, ma anche tagliente, catturando l’attenzione del pubblico presente al Teatro Quirino. Ogni attore è stato ricompensato dall’entusiasmo del pubblico, che ha risposto con applausi calorosi e consensi vibranti. Qui per le atre date.