Roma, Teatro dell’Opera: Serata giovani coreografi

Teatro dell’Opera di Roma, stagione 2023/2024
Serata Giovani Coreografi
“YELLOW”
Coreografia Adriano Bolognino
Musica Autori vari con editing di Giuseppe Villarosa
Testi Adriano Bolognino con supporto di Rosa Coppola
“I DIED FOR LOVE”
Coreografia Simone Repele e Sasha Riva
Musica Autori Vari
Voce Parvaneh Scharafali
Scene Michele Della Cioppa
Costumi Anna Biagiotti
Luci Alessandro Caso
Interpreti: étoiles, Primi Ballerini, Solisti e Corpo di Ballo del teatro dell’Opera di Roma
Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma
Musiche su base registrata
Roma,  2 febbraio 2024
Una “novità della programmazione”. Così spiega l’intento della Serata Giovani Coreografi tenutasi per tre sere al Teatro Nazionale la direttrice del Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma Eleonora Abbagnato. Dopo i grandi nomi della coreografia contemporanea, la crescita della compagnia viene affidata al confronto con i linguaggi di giovani autori in ascesa. Si tratta in primo luogo di Adriano Bolognino, classe 1995, vincitore di prestigiosi premi (Danza&Danza 2002, Prospettiva Danza 2019), creatore di un duetto per la stessa Abbagnato e per Jacopo Tissi in occasione della Milano Fashion Week 2022. Al Teatro Nazionale presenta Yellow, sogno nel cassetto ideato fin dal 2018, ma ancora non rappresentato. Alla base della creazione e del suo stile “pulsante” è il ricordo d’infanzia di quando il coreografo bambino muoveva le matite colorate rivestendole di tulle. Il giallo, colore preferito della madre, è ora consegnato allo sfondo scenico, mentre le matite sono i danzatori che si stagliano da esso per contrasto rivestendosi di tute blu. Ad emergere per primo è l’interprete Simone Agrò che alterna movimenti più piccoli, tesi quasi ad afferrare affannosamente qualcosa, ad altri più ampi, nell’intento di ritrovare un momento di respiro. Si affianca una lei, Eugenia Brezzi, che inizialmente non viene vista, né percepita. Anche lei in cerca di qualcosa. Il loro percorso si intreccia e finalmente si prendono per mano, godendo dell’affiatata sintonia. Ma basta un attimo per arrivare a una frattura. I due non si vedono più, come simbolicamente indica il corpo di ballo portando una mano davanti agli occhi. Lei indietreggia. Lui resta di spalle, destinato a restare attratto da una figura all’apparenza più determinata, interpretata da Nadia Khan. Permane un attaccamento al passato, come testimoniano delle foto appese al muro. Il presente si slancia comunque nella libertà di una danza in grande accordo con la musica. Il pianoforte ne detta la struttura. Gli archi ne permettono il volo. Il seguente assolo di Agrò acquista intensità. E improvvisamente appare una visione rappresentata dall’uso del colore. La prima interprete in rosso è seguita dalle altre figure femminili in un arcobaleno di abiti lunghi. Il colore è simbolo di identità, ma nella ricerca maschile al rosso della passione si associa il gesto di un figlio che posa il capo sul grembo della madre. In questa riflessione autobiografica sulla propria vicenda umana e sul proprio lavoro artistico, si arriva a una conclusione piena di senso: la musica non è necessaria, bastano i conti per trasformare il movimento in danza, purché ci si riconosca nelle proprie individualità, e uno sguardo di lato contribuisca a definire meglio la propria immaginazione grazie a una profonda complicità. Il secondo lavoro della serata, I Died for Love, è presentato dai coreografi Simone Repele, torinese, classe 1993, e Sasha Riva, statunitense, classe 1991. Il loro primo lavoro congiunto a serata intera, Lili Erbe Show, è stato messo in scena in diversi Paesi europei durante la stagione 2022/2023 ed il loro linguaggio si distingue per potenza teatrale. In I Died for Love i due coreografi riprendono il tema della morte per amore, che anima da sempre il teatro d’opera e balletto, coniugandolo alla contemporaneità. Alla base è la canzone folk The Butcher Boy, in cui l’amata esprime il desiderio di essere sepolta con una colomba posta sul petto. Da qui la levità di questo pezzo, in cui la dimensione narrativa, benché più esplicita, è ricondotta a sognanti immagini sceniche che compongono la cornice di giocose danze del corpo di ballo, armoniosi passi a due, e potenti assolo. All’inizio troviamo uno sfondo celeste, un albero ai cui piedi è posata una bambola, una panchina. Alessandro Amato, qui seduta, è raggiunta dalla figura del suo amante, personificato da Jacopo Giarda, che le porta in dono un palloncino. Questa promessa d’amore diventerà una scena di teatro nel teatro dal forte sapore evocativo. Più tardi lei si spoglierà dei suoi abiti per lasciare fuoriuscire la sua anima e i palloncini scoppieranno per segnare la sua fine. Ma senza peso, né per i danzatori, né per il pubblico, che possono lasciarsi trascinare dalla poetica melodia e godere della grande maturità scenica di Alessandra Amato, del corposo snodarsi delle linee leggere di Rebecca Bianchi in duo con Simone Agrò, nonché del rivelarsi del talento di Jacopo Giarda. Nuova fioritura per il corpo di ballo nel suo complesso. Foto Fabrizio Sansoni-Teatro dell’Opera di Roma