Roma, Teatro Ambra Jovinelli
MAGNIFICA PRESENZA – UNO SPETTACOLO DI FERZAN OZPETEK
con Serra Yilmaz, Tosca D’Aquino, Federico Cesari
e con Toni Fornari, Luciano Scarpa, Tina Agrippino, Sara Bosi, Fabio Zarrella
produzione Nuovo Teatro diretta da Marco Balsamo in coproduzione con Fondazione Teatro della Toscana
Roma, 08/02/2024
Dopo il trionfo di “Mine vaganti” nella scorsa stagione, il rinomato regista Ferzan Ozpetek torna sul palcoscenico teatrale con un nuovo adattamento di uno dei suoi indimenticabili successi cinematografici, “Magnifica Presenza”. Pietro, con la cugina Maria a cui è legatissimo, va a visitare un appartamento da prendere in affitto nel cuore di Monteverde Vecchio a Roma. Le condizioni della casa effettivamente lasciano molto a desiderare, ma il giovane non ascolta le obiezioni della cugina, e rapito dal fascino dell’abitazione, firma il contratto di affitto. Un primo passo verso l’indipendenza e magari un futuro con l’uomo amato? Niente affatto…Sin dalla prima notte il ragazzo inizia ad avere strane visioni, fino a scoprire la che la casa è infestata dagli spiriti dei componenti di una compagnia teatrale molto in auge negli anni ‘40. Dopo l’iniziale scontro, Pietro si affeziona al gruppo al punto di assecondare la loro richiesta, presentatagli da Filippo Verni di cercare la loro compagna Livia Morosini e sapere se sia scampata alla retata nazista di cui furono vittime. La compagnia infatti faceva parte della Resistenza e compieva azioni di spionaggio. Il viaggio nel passato porta ad una nuova consapevolezza sia per i fantasmi ( che teneramente ricordano quelli di Fantasmi a Roma, con l’indimenticabile Edoardo) che per il protagonista Pietro. Ferzan Özpetek è un mago nell’intrecciare le trame narrative, mescolando abilmente realtà e finzione, sfide temporali e spaziali. Con un tocco commovente, ci regala una parentesi sulla sua Turchia insieme all’iconica Serra Yilmaz , preparando così uno scenario maestoso, arricchito da una colonna sonora avvolgente, per il suo affiatatissimo cast. Ancora una volta, lo splendore del suo talento si dispiega come un mantello dorato e profumato di spezie che avvolge i temi a lui più cari con sincerità e profondità. Pietro, pasticciere ed aspirante attore, una volta superato lo stupore iniziale, abbraccia con un misto di accettazione e solitudine la “presenza” degli spiriti. Sono innocui, sì, ma sono anche la sua unica compagnia in questo teatro della vita. Egli è un uomo solo, e forse, come suggerisce Özpetek, ha evocato quei fantasmi per lenire il peso della sua solitudine. Ma che importa? Per il regista italo-turco, realtà e fantasia si intrecciano come rami d’un albero millenario, tanto che il protagonista stesso riflette: “non c’è niente di più naturale di una finzione reale”. Eppure, il tema della recitazione autentica rispetto alla realtà non costituisce l’unico filo conduttore di “Magnifica presenza”. Gli attori, manovrati con destrezza dalle mani del maestro regista, danzano su una trama intrisa di mistero e pathos. Ma c’è qualcosa di più, qualcosa che risiede nell’animo di ogni personaggio, qualcosa che si cela dietro le quinte, pronto a emergere e a svelare la sua essenza più profonda. Nel tessuto drammaturgico affiorano i temi cari al regista, vibranti di rispetto e accettazione delle diversità, specialmente in ambito sessuale. Qui, la convivialità e l’amicizia si ergono come pilastri, celebrati attraverso l’arte e la bellezza, come danze di luce sulle pareti di un teatro cosmico. Ma c’è un altro strato, più oscuro e profondo, come un’ombra che si staglia contro il bagliore della ribalta. “Magnifica presenza” svela nuovi contorni, intrecciando i fili del passato con le trame del presente. Padri fondatori e eroi della resistenza si sfiorano con un’epoca presente che sembra aver smarrito la sua voce artistica, soffocando la creatività come gli attori sepolti vivi nel loro nascondiglio. Le magnifiche presenze che animano la scena sono custodi di sfide e dolori, riflessi delle difficoltà nell’essere autentici in un mondo di maschere e convenzioni. La magia e la creatività, relegati nelle viscere del sotterraneo, lottano per emergere in un panorama dominato da un crudele gioco di apparenze, dove gli “altri” diventano estranei se non si piegano al volere della massa. Il titolo stesso, in un’armoniosa sinfonia di significati, evoca la scoperta reciproca di esistenze che plasmano e trasformano il destino altrui. Questa pièce sussurra le paure più intime di ogni essere umano, come la solitudine e la morte, ma al contempo rivela la sua straordinaria capacità di oltrepassare le barriere dell’illusione, di unire realtà e finzione in un abbraccio etereo. Sfida alcuni stereotipi del teatro convenzionale, svelando la verità celata dietro le maschere dell’umanità. Le scene sono di una suggestione avvolgente, trasportando lo spettatore in un mondo di sogni e illusioni che si armonizza perfettamente con la trama dello spettacolo. Un sapiente gioco di specchi e proiezioni contribuisce a creare questa atmosfera sognante, mantenendo una forte coesione con il filo conduttore della narrazione. Le luci, talvolta proiettate anche sulla platea, sottolineano l’importanza dello spettatore come parte attiva della rappresentazione, trasformandolo in presenze silenziose e osservanti che contribuiscono alla magia dell’esperienza teatrale. Il coro di attori, guidato magistralmente da uno straordinario ed emozionato Federico Cesari nel ruolo principale ( attento, empatico, concentrato e con una straordinaria capacità di mutare gli accenti ed il timbro vocale nel porgere ogni parola in scena ) , con il supporto notevole di Tosca D’Aquino (purtroppo sempre legata ad uno stereotipo di vivacità partenopea alle volte un po’ eccessivo) chiude con un saldo positivo il resoconto di uno spettacolo che sembra concedere l’autore stesso a ciascun personaggio, ognuno desideroso di trovarlo. Di supporto il resto del cast. Il pubblico ha applaudito calorosamente , omaggiando ciascun attore e il regista al termine dello spettacolo con entusiasmo e forte partecipazione. Photocredit @Stefania Casellato Qui per le atre recite.