Roma, Teatro Ambra Jovinelli
ARLECCHINO?
scritto e diretto da Marco Baliani
con Andrea Pennacchi
e con Marco Artusi, Federica Girardello, Miguel Gobbo Diaz, Margherita Mannino, Valerio Mazzucato, Anna Tringali
musiche eseguite dal vivo da Giorgio Gobbo, Riccardo Nicolin
scene e costumi Carlo Sala
luci Luca Barbati
aiuto regista Maria Celeste Carbone
Produzione Gli Ipocriti Melina Balsamo in coproduzione con TSV– teatro nazional
“In ogni epoca bisogna lottare per strappare la tradizione al conformismo che cerca di sopraffarla” Walter Benjamin
Roma, 21 Febbraio 2024
Nel suo ultimo spettacolo teatrale, Marco Baliani porta sul palcoscenico una rivisitazione audace e dissacrante del celebre personaggio dell’Arlecchino, incarnato con maestria da Andrea Pennacchi. Con una miriade di personaggi altrettanto bizzarri, interpretati da un cast eccezionale tra cui spiccano Marco Artusi, Federica Girardello e Miguel Gobbo Diaz, l’Arlecchino di Baliani si distingue per la sua goffaggine e inadeguatezza, incarnando un’icona della Commedia dell’arte proiettata nel contemporaneo. La regia di Baliani rivela la volontà di strappare l’Arlecchino dal passato e immergerlo nella modernità, generando un conflitto irresistibile che dà vita a situazioni esilaranti e visioni dissacranti. Attraverso le gesta maldestre ma astute di Arlecchino, lo spettacolo esplora i diversi territori dello spirito umano, mettendo in luce le eterne contraddizioni dell’umanità. Nella rielaborazione della commedia goldoniana, il testo e la sua struttura mantengono una solida fedeltà, mentre si aggiunge un intrigante strato narrativo che aggiunge una sorta di “voce armonica” secondaria. Questo elemento parallelo introduce una comicità contemporanea, arricchendo la trama con una serie di errori e equivoci che si sovrappongono alle burle di Arlecchino. Dal sipario che si alza prematuramente svelando gli attori ancora impreparati alla scena, al cellulare dell’impresario che interrompe il finale, ogni imprevisto contribuisce a un tessuto comico vivace e dinamico. Tuttavia, alcune battute dal sapore razzista e situazioni sessiste possono far storcere il naso, anche se vengono presentate con un chiaro intento caricaturale. L’intento è quello di contestualizzare queste sfumature discutibili all’interno di una comicità che si distacca nettamente dalla realtà, offrendo una visione più lieve e ironica. Particolarmente riuscito è il monologo “Servire o non servire”, che mescola abilmente l’estetica di Shakespeare con lo stile goldoniano, creando uno squarcio di contemporaneità che mette in luce i temi attuali con uno sguardo ironico e spregiudicato. Questo momento farsesco aggiunge profondità alla narrazione, offrendo una riflessione intelligente sulla società moderna attraverso il filtro della commedia classica. La produzione, frutto della collaborazione tra la compagnia Gli Ipocriti di Melina Balsamo e il TSV – Teatro Nazionale, si distingue per la sua energia travolgente e la capacità di reinventare la tradizione teatrale con uno sguardo fresco e provocatorio. Le scene e i costumi di Carlo Sala, insieme alle maschere realizzate da Officine Zorba di Andrea Cavarra, contribuiscono a creare un ambiente straordinario, mentre le luci curate da Luca Barbati conferiscono ulteriore profondità allo spettacolo. La performance degli attori, guidati da uno straordinario Andrea Pennacchi e supportati da una musica dal vivo coinvolgente di Giorgio Gobbo e Riccardo Nicolin, è eccezionale. La loro abilità nel passare da un ruolo all’altro e nel mantenere viva la tensione drammatica è fondamentale per il successo della produzione, che riesce a mescolare abilmente elementi di cabaret, burlesque, e commedia dell’arte classica in una miscela esplosiva. In questo tour de force teatrale, Baliani e il suo talentuoso cast riescono a restituire alla tradizione teatrale un nuovo vigore, reinventandola in una forma sorprendente e irresistibile. Con una narrazione febbrile e una creatività sfrenata, lo spettacolo riesce a catturare l’essenza della commedia goldoniana, offrendo al pubblico un’esperienza indimenticabile che riflette in modo brillante il caos e le contraddizioni del nostro tempo. In questo spettacolo si celebra il potere curativo della risata, anche quando è un po’ graffiante. Qui, ridere è più che un semplice piacere: è una medicina che rianima l’anima e rinvigorisce il corpo, stimolando la circolazione del sangue con un morso di energia. Lo spettacolo ha suscitato un’entusiastica reazione da parte del pubblico, che ha dimostrato il suo apprezzamento con applausi calorosi e sinceri, carichi di trasporto e gratitudine. PhotoCredit @SerenaPea Qui per le altre date.