Roma, Festival Equilibrio: “Universe: A Dark Crystal Odyssey” di Wayne McGregor

Roma, Auditorium Sala della Musica Ennio Morricone, Sala Petrassi, Festival Equilibrio 2024
“UNIVERSE: A DARK CRYSTAL ODYSSEY”
Coreografia Wayne McGregor
Musica Joel Cadbury
Film Design Ravi Deepres
Drammaturgia Uzma Hameed
Lighting Design Lucy Carter
Costumi e copricapi Philip Delamore e Alex Box
Poesia orale Isaiah Hull
Company Wayne McGregor
Coproduzione The Royal Ballet e Studio Wayne McGregor in associazione con The Jim Henson Company
Roma, 15 febbraio 2024
Immagini potenti che avvolgono lo spettatore e sembrano uscire dalla scatola teatrale quelle usate dal coreografo Wayne McGregor nel suo spettacolo Universe: A Dark Crystal Odyssey, presentato con grande richiamo al Festival Equilibrio curato da Emanuele Masi e del tutto consonante con l’invito di quest’ultimo a “guardare con acume e speranza nell’oscurità di un cielo che è rappresentazione del nostro presente inquieto”. Il pluripremiato coreografo britannico, già noto come autore di produzioni che coinvolgono danza, cinema, arti visive, moda, scienza e tecnologia, riflette questa volta sulla crisi climatica ispirandosi al film fantasy The Dark Crystal di Jim Henson. L’impatto iniziale è oltremodo avvincente. In un’ambiente marino distinto dal rumore dell’acqua e dall’imponente apparizione di un pesce rosso in movimento, i danzatori nel loro riverberante movimento riflesso nelle tute fluo si fondono con la natura liquida circostante, diventandone parte integrante ed esprimendone armonie e disequilibri. Ci si perde per non necessariamente ritrovarsi in quest’Odissea scura fatta di “sfruttamento”, “distruzione” e “apatia”. Il divampare di una gigantesca cartolina, il colore scuro della contaminazione, le lamine taglienti dello stile di movimento destinato ad alcuni passaggi coreografici rispondono a una tensione narrativa di fondo che si nutre del confronto con la musica elettronica di Joel Cadbury e con parole che rimandano alle catastrofi ambientali. Nel suo essere concettuale, la danza di McGregor si qualifica come un’arte che parte da motivi reali per pervenire a vette universali, facendo rinascere in chi la osserva un lume di speranza. Il luccichio delle stelle si riflette negli abiti dei performers, che si abbandonano a momenti a una danza pura intrisa dal rapporto con forme geometriche circolari. Alla base dell’ispirazione di McGregor si può intravedere l’idea della metamorfosi. Quello che inizialmente può apparire come l’immagine di una medusa si trasforma gradualmente ampliandosi ed evolvendo verso l’immagine di un bosco con alberi o di una struttura architettonica, per poi dissolversi davanti agli occhi dello spettatore. Lo stesso vale per la danza e lo spettacolo nel suo complesso, costituito dall’alternarsi e dal dissolversi di diverse scene. Occorre dunque comprendere chi siano davvero gli interpreti, che linguaggio parlino e quale sia il loro ruolo ultimo in questa continua transizione. Il suggerimento verbale riferito all’essenza dell’esistenza umana si relaziona al dialogo visuale tra la solidità di un albero frondoso radicato nella terra e la nobile perfezione del cosmo, rendendo i danzatori in quanto esseri umani dei fari potenti, oltre che degli strumenti di una comunicazione soprannaturale che nel fluido ondeggiare delle forme si propaga come luce nello spazio, raggiungendo l’infinito. Foto Fondazione Musica per Roma/MUSA