Milano, Teatro alla Scala, stagione 2023/24
SMITH / LEÓN & LIGHTFOOT / VALASTRO
“Reveal”
Coreografia Garrett Smith
Musica Philip Glass
Costumi Monica Guerra
Luci Michael Mazzola
Interpreti: MARTINA ARDUINO, ALICE MARIANI, VIRNA TOPPI, AGNESE DI CLEMENTE, MARCO AGOSTINO, CLAUDIO COVIELLO, GABRIELE CORRADO, DOMENICO DI CRISTO, MATTIA SEMPERBONI, ANDREA CRESCENZI, ANDREA RISSO, RINALDO VENUTI
“Skew-Whiff”
Coreografia, scene e costumi Sol León e Paul Lightfoot
Musica Gioachino Rossini
Luci Tom Bevoort
Interpreti: MARIA CELESTE LOSA, NAVRIN TURNBULL, DARIUS GRAMADA, RINALDO VENUTI
“Memento”
Coreografia Simone Valastro, coreografia
Musiche Max Richter e David Lang
Scene e costumi Thomas Mika
Luci Konstantin Binkin
Interpreti: BENEDETTA MONTEFIORE, NICOLA DEL FREO, LINDA GIUBELLI, MARCO AGOSTINO, ANTONELLA ALBANO, CLAUDIO COVIELLO, GIOACCHINO STARACE, FRANK ADUCA, SAÏD RAMOS PONCE,
Corpo di ballo del Teatro alla Scala di Milano
Nuova produzione
Milano, 7 febbraio 2024
Nella Serata contemporanea nel cartellone di quest’anno del Teatro alla Scala ci sono due debutti scaligeri di opere già proposte altrove, più una prima assoluta. Lo spettacolo è iniziato con Reveal di Garrett Smith. Da sotto il mantello di una persona che cammina resta una traccia d’essere umano, una ballerina, da lì inizia una danza con quelle che sembrano delle “essenze” che possono esistere dentro ognuno di noi: una parte bianca (Martina Arduino) e una nera (Alice Mariani), una sorta di bene e male, di ciò che è angelico od oscuro; e tali parti danzano spesso assieme, le donne danzano con gli uomini, gli uomini con gli uomini, le donne con le donne, una donna è con il tutù classico, ma anche un uomo dai possenti muscoli danza con un tutù. Tutto scorre con grande fluidità. Queste dinamiche non sono certo nuove e Smith sfrutta i luoghi comuni delle tematiche presentate, compresi i discorsi sul gender oggi molto comuni, con una certa ingenuità e abbelliti con dei costumi affascinanti e ad effetto, come i lunghi cappotti che possono ricordare tanto Matrix. I palati più raffinati non rimarranno soddisfatti da questo spettacolo, ma la semplicità di decodifica dei momenti coreografici e le scelte spettacolari di appeal sono apprezzabili e possono aver soddisfatto gli altri. La coppia Sol León, Paul Lightfood ha presentato un autentico divertissement sulla celeberrima ouverture della Gazza ladra di Rossini. Il titolo già fa intendere le intenzioni, Skew-Whiff: posizionato in modo errato, inclinato, storto. Non solo i tre ballerini e la ballerina, che si unisce ai tre successivamente con un “hellooo”, danzano passi frenetici e inconsueti, ma spesso li terminano in una smorfia. Inoltre, dipinti di bianco, i danzatori lasciano continuamente tracce di sé a terra, con manate, strisciate, calchi del proprio corpo. Abbiamo apprezzato in questo breve pezzo la musicalità dei passi e la coerenza della costruzione, oltre alla vaga ironia (che caratterizzava, anche se in altra veste, lo stesso Rossini). L’ultimo pezzo è Memento di Simone Valastro. L’impianto coreografico ci è sembrato un po’ debole ma supportato da una costruzione scenografica abbastanza accattivante, come la lunga pedana inclinata che parte dalla fossa dell’orchestra per poi terminare in salita in fondo al palcoscenico. La facile velatura poetica dell’inizio, ma soprattutto della fine – in cui i danzatori percorrono camminando indifferenti tutta la lunghezza della pedana fino alla fine del palcoscenico, mentre il primo ballerino Nicola Del Freo muore in scena (ecco il memento del titolo) – non ci appare sufficiente a compensare la ripetitività della coreografia soprattutto dei passi di gruppo, che rappresentano una parte cospicua di questo pezzo. Apprezzabili sono i lavori delle braccia e l’insieme scenografico, oltre alla professionalità dei danzatori che qui e nei pezzi precedenti ha garantito una perfetta godibilità dello spettacolo. Se dovessimo effettuare un paragone con la serata contemporanea dello scorso anno, con protagonisti Dawson Duato Kratz e Kylián, questa ci appare più debole. Seppure siano sorte giuste discussioni e analisi critiche sul lavoro di quei quattro coreografi (la perfezione, per fortuna, non esiste) il loro lavoro ci è apparso senza dubbio solido. Ciascuno degli spettacoli presentati sono stati comunque accolti in questa prima con grandi applausi e “bravi”, ma anche da pochi fischi, che al Teatro alla Scala quasi mai sono sintomo di accoglienza entusiastica. Repliche: 9, 10, 15, 16 e 18 febbraio. Foto Brescia & Amisano