Valletta (Malta), Teatru Manoel, XII Valletta Baroque Festival
“LE TRIOMPHE DE L’AMOUR – FRENCH LOVE SONGS FROM LULLY TO LAMBERT
Baritono André Morsch
Pianoforte Charlene Farrugia
Jean-Baptiste Lully (1632 – 1687): “Air pour la Jeunesse” da Le triomphe de l’amour (Piano solo); “Belle Hermione” da Cadmus et Hermione; Jean-Philippe Rameau (1683 – 1764): “Rivaux de mes exploits” da Les indes Galantes; “La villageoise” da Suite in e minor (Piano solo); “Nature, amour” da Castor et Pollux; Claude Debussy (1862 – 1918): La demoiselle élue; L.62 Prélude (Piano solo); Trois ballades de François Villon: Fausse beauté qui tant me coûte cher, Dame du ciel, régente terrienne, Quoy qu’on tient belles langagières; Francis Poulenc (1899 – 1963): Mélancholie, FP 105 (Piano solo); Chansons gaillardes: “La Maîtresse volage” – Rondement; “Chanson à boire” – Adagio; “Madrigal” – Très décidé; “Invocation aux Parques” – Grave; “Couplets bachiques” – Très animé; “L’Offrande” – Modéré; ‘La Belle Jeunesse” – Très animé; “Sérénade” – Modéré; Michel Lambert (1610 – 1696): Vos mépris chaque jour; Ma bergère est tendre et fidèle
Valletta (Malta), 27 gennaio 2024
L’ultimo evento cui abbiamo avuto il piacere di assistere al Valletta Baroque Festival è stato un tributo alla tradizione francese, da Michel Lambert, ancora legato agli stilemi manieristi, fino a Poulenc. L’incantevole cornice del Teatro Manoel – tra i più antichi ancora in attività – ha ospitato questo breve excursus nei secoli per pianoforte e voce, dal magniloquente titolo “Le triomphe de l’Amour”, quando in realtà ben poco di “trionfale” vi si è potuto riscontrare; beninteso: il repertorio proposto è certamente di grande interesse, anche le pagine non seicentesche, che sono state scelte tra quelle apertamente “all’antica”, e il talento degli esecutori è indiscutibile; tuttavia la stimmung che trapela da questo repertorio è di un’agrodolce malinconico sentimentalismo, che, a parte una manciata di pezzi, omogenizza tutto in maniera troppo monocorde. Peccato, perché, come già detto, gli interpreti sono di grande valore: Charlene Farrugia al pianoforte raccoglie una sfida importante, e cioè quella di prediligere uno strumento per nulla barocco in un festival come questo; le sue interpretazioni di Lully e Rameau, tuttavia, non ci fanno sentire troppo la mancanza del cembalo, giacché la Farrugia presta grande attenzione alle dinamiche e a una resa rispettosa; su Debussy, soprattutto, percepiamo che l’interprete tenga a lasciare il segno, grazie a una particolare sensibilità musicale orientata in tale direzione, oltre che a una totale coesione con la linea vocale; su Poulenc, invece, emerge meno, c’è come un maggiore disagio che sembra frenarne l’estro, e affidare al canto preponderanza. André Morsch, baritono di gran classe e specializzato in canto da camera e liederistica, sfodera un mezzo vocale senz’altro dai colori caldi e luminosi, e che domina con buona padronanza tecnica; la linea vocale mostra un bell’uso del registro centrale a differenza di quello acuto affrontato con maggior accortezza anche ricorrendo a piacevoli portamenti. È indiscutibile, anche per lui, una maggior dimestichezza col repertorio barocco: Lully, Rameau e Lambert sono i suoi migliori momenti, sebbene si mostri divertito su Poulenc – e giustamente prudente con Debussy, ove si lascia più guidare dallo strumento; il naturale fascino scenico dell’interprete tedesco suggella infine il suo personale successo. Il concerto ha raccolto numerosi consensi, sebbene abbia trattato un repertorio inusuale e abbia avuto luogo di sabato pomeriggio: senza dubbio gli applausi sono stati meritati, anche se avremmo preferito forse qualche pezzo più diversificato (magari l’introduzione di una seconda voce ogni tanto?) e maggiormente orientato ad indagare il ricchissimo patrimonio operistico d’oltralpe, che avrebbe, forse, avuto anche maggiore presa sul pubblico, oltre che valorizzato le possibilità interpretative sia del pianoforte che del baritono. Foto Rob Matthews