Jordi Savall ed Hespèrion XXI al Teatro Niccolini di Firenze

Firenze, Teatro Niccolini, Stagione Concertistica degli Amici della Musica di Firenze 2024
Hesperion XXI
Chitarra Xavier Díaz-Latorre
Arpa barocca spagnola  Andrew Lawrence-King
Percussioni David Mayoral
Viola da gamba soprano, viola da gamba bassa e direzione Jordi Savall
Folías & Canarios – Dall’Antico al Nuovo Mondo: Diego Ortiz (1510 – 1576): Recercadas sobre Tenores: Folia IV – Passamezzo antico I – Passamezzo Moderno III,Ruggiero IX – Romanesca VII – Passamezzo moderno II.
Le antiche tradizioni basche e catalane: Anonimo (Euskal Herria) / Jordi Savall (1941): Aurtxo Txikia Negarrez; Anonimo (Catalogna) / Jordi Savall, El Testament d’Amèlia, La Filadora; Gaspar Sanz (1640-1710) Jácaras & Canarios (Chitarra), Pedro Guerrero (1520 ca-1600 ca), Moresca; Anonimo Greensleeves to a Ground; Tradizionale di Tixtla / Improvvisazione Guaracha, Antonio Martín y Coll (1650 ca -1734) (& improvvisazione) Diferencias sobre las Folías, Santiago de Murcia (1673-1739) Fandango (arpa & chitarra).
The Lancashire Pipes (The Manchester Gamba Book):A Pointe or Preludium – The Lancashire Pipes – The Pigges of Rumsey – Kate of Bardie – A Toy; Francisco Correa de Arauxo (1584-1654) Glosas sobre “Todo el mundo en general”; Anonimo / Improvvisazione Canarios; Antonio Valente (1520 ca-1601ca) / Improvvisazione Gallarda napolitana – Jarabe loco (jarocho).
Firenze, 12 febbraio 2024
Al Niccolini, il più antico teatro fiorentino, già Teatro del Cocomero, risalente alla metà del XVII secolo, si è tenuto un concerto che per la sua singolarità esprimeva le caratteristiche di un ‘incontro’ di valori e di linguaggi musicali tra Occidente e Oriente, compresi influssi dal mondo culturale popolare di provenienza araba, messicana, caraibica, ecc., che trovarono accoglienza nella penisola iberica. In sostanza sono state eseguite musiche antiche europee di area mediterranea fino al XVIII secolo che, nel loro excursus sonorum, trovano espressione in autori nati e/o attivi in Spagna, Inghilterra ed Italia. Considerando la notorietà del gruppo e del direttore era prevedibile la presenza di cultori e appassionati di questi generi musicali che attendevano di lasciarsi coinvolgere nell’ascolto di opere che, pur sembrando lontane, sono accomunate dal desiderio di reciprocità e contaminazioni. Quattro interpreti specialisti della musica cosiddetta ‘antica’ i quali – per il loro modo di suonare, la varietà, la natura (anche bellezza) dei loro strumenti – restituivano sonorità suggestive con letture quasi ermeneutiche. L’obiettivo del gruppo era quello di offrire un’interpretazione pur rispettosa delle prassi esecutive, moderna e portatrice di ‘maraviglia’. A tenere acceso l’interesse del pubblico è stata la varietas insita nei diversi aspetti dell’esecuzione. Se all’occhio colpiva l’alternanza degli organici oscillanti tra quello completo, come per esempio all’inizio, al solo di chitarra accompagnato dalla percussione, all’orecchio esperto di questi repertori era concesso il ‘godimento’ delle variazioni intorno alla linea del melos. Pertanto se la velocità di Savall nel tirare l’arco e il muovere su e giù la mano sinistra sulla tastiera altro non era che percezione di puro virtuosismo (spesso improvvisativo), la varietà timbrica nel solo di chitarra creava autentico stupore. La varietà era espressa anche attraverso l’individualità dei componenti del gruppo che, accomunati dagli stessi intenti, riuscivano a restituire un mondo ove caleidoscopicamente si potevano scorgere aspetti diversi di una musica dallo sguardo bifronte (Occidente-Oriente). A favorire ciò da un lato occorreva riferirsi ad una valenza linguistica, ma bisognava rimanere legati all’espressività e ai valori provenienti sia dall’antico che dal basso. Quest’ultimo, grazie alla sua accezione polisemica, va inteso sia con riferimento alle terre che si affacciano sul Mediterraneo da cui si sono sviluppate molte popolazioni, che come suono grave (basso) dal quale far ‘nascere’ il cantus. Ecco allora come dal basso della Follia presente in Ortiz o in quello di Greensleeves to a Ground, ‘germinavano’ melodie concepite all’interno della variatio e la differenziazione tra Passamezzo Antico e Passamezzo Moderno evidenziava altresì l’imprescindibile legame tra ‘antico ‘e ‘moderno’. Ogni composizione raccontava molte cose e, mentre il pubblico era conquistato dal modo interpretativo, il ‘viaggio’ tra i suoni presentava connotazioni sempre più sorprendenti. L’elemento coreutico era assai coinvolgente in diversi brani come nel Fandango, con inserimento delle nacchere e alcune dichiarazioni di Casanova sulla danza “più seducente e voluttuosa che si possa immaginare”. Un’attenzione particolare va riservata a Savall, voce autorevole nel campo della musica antica, in veste di direttore e virtuoso della viola da gamba bassa (Pellegrino Zanetti, Venezia 1553) e soprano (Barak Norman, Londra 1690). Nei suoi oltre cinquant’anni di attività musicale ha fondato insieme a Montserrat Figueras alcuni importanti gruppi (Hespèrion XXI, La Capella Reial de Catalunya e Le Concert des Nations) registrando oltre 230 dischi e ricevendo prestigiosi premi. Illustrando le musiche al pubblico ha citato codici, prassi esecutive, tanto che, per il suo modo coinvolgente di esporre, per alcuni aspetti sembrava ricordare Diogene. Pur sotto i riflettori, Savall utilizzava la lanterna per cercare la bellezza insita negli antichi repertori. Nell’Improvvisazione Canarios Savall più che far suonare la viola (soprano) riusciva a farla cantare con una tale ed incredibile espressione da rendere perfettamente la vivacità e l’allegria dei canarini. L’onomatopea, resa ancora più eclatante grazie agli altri interpreti, era così evidente che talvolta bastava il percuotere due semplici legnetti, per ‘vedere con le orecchie’ il fascinoso mondo dell’ornitologia tanto esplorato dai compositori barocchi che preparano alla ricezione del colore e della passione per il canto degli uccelli in Messiaen. A chiudere il programma non poteva mancare il riferimento al nostro paese con le musiche di Antonio Valente, attivo particolarmente a Napoli, in cui il gruppo omaggiava l’Italia e la sua storia musicale e culturale. Se il ritmo invitava alla danza, la luminosità dell’esecuzione ricordava in particolare il sole del sud il quale, anche quando tramonta, è sempre in grado di stupire ed emozionare. Un bellissimo concerto, teatro gremitissimo, e al pubblico sono state offerte altre due ‘perle’ musicali in cui si ribadiva il bisogno del ritorno all’antico.