Il ritorno di Enrico Dindo con l’orchestra RAI. Sul podio Andris Poga. In programma brani di Weinberg, Boulanger e Stravinskij

Auditorium RAI “Arturo Toscanini”, di Torino, Stagione Sinfonica 2023-24.
Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI
Direttore Andris Poga
Violoncello Enrico Dindo
Lili Boulanger:”D’un matin de printemps”;  Mieczysław Weinberg: Concerto in do minore per violoncello e orchestra, op43; Lilli Boulanger “D’un soir triste”; Igor Stravnskij: “L’oiseau de feu”, Suite dal balletto op.20 (Vers,1919)
Torino, 3 febbraio 2024
Ad eccezione dell’Uccello di fuoco di Stravinskij, ultimo brano del programma, il concerto presenta musiche di autori sostanzialmente da noi sconosciuti e mai eseguite in Auditorio RAI. Lili Boulanger, sorella minore della più nota Nadia, maestra di noti musicisti, apre ambedue le parti del concerto con pezzi dai titoli suggestivi, D’un matin de printemps e D’un soir triste, ma dal contenuto quanto mai realisticamente solido e compatto. Sono brani orchestrali, datati 1917-1918, che la musicista venticinquenne, da sempre ammalata e a pochi mesi dalla morte, costruisce con una sorprendente e meravigliosa orchestrazione per una compagine gigantesca, ricca anche di strumenti dal raro utilizzo: il clarinetto-basso giganteggia tra le file dei legni. Si coglie, nel primo brano, più che il suono imitato di una Primavera, alla Vivaldi, il rimpianto per trascorsi tempi goduti che non torneranno; allo stesso modo la Sera triste è immagine concreta delle paure per ciò che intuitivamente avverrà. La triste biografia della Boulanger ne condiziona inevitabilmente l’ascolto e crediamo anche la commossa interpretazione di Andris Poga, l’eccellente direttore lituano della serata. Del tutto biografico è poi il Concerto per Violoncello op.43 di Mieczysław Weinberg che traduce nel suono dello strumento solista le traversie subite e sofferte. Vi si rispecchiano le tristi vicende di una famiglia di ebrei russi rifugiata in Polonia. Il compositore poi, dopo l’invasione tedesca della Polonia, rientrato in Russia per evitare la furia nazista, viene lo stesso perseguitato, sia come transfuga che come ebreo, fino a che la morte di Stalin lo scampa fortunosamente dalle purghe in corso. Il Concerto per violoncello mostra una musica molto lineare, né grottesca né acida né irridente com’è quella, espressa in circostanze analoghe, dall’amico Šostakovič. Vi abbondano, fin dall’inizio, con l’intonazione di un bel cantabile del violoncello, i temi popolareggianti; ciò avrebbe dovuto escludergli qualsiasi accusa di “formalismo occidentale” che, al contrario, non gli fu risparmiata. Si evidenzia poi un’assoluta ingenuità nella concezione formale e nell’orchestrazione, che si limita ad episodici interventi di accompagnamento del solista. Di positivo c’è che l’opera offre un ulteriore titolo alla non certo abbondante letteratura dei concerti per violoncello, rivelandosi pure una buona palestra per mostrare la maestria del solista. Enrico Dindo illustra brillantemente al meglio la sua parte con un suono plastico e potente, arricchito da agilità da giocoliere e sensibilità appassionata, doti che si evidenziano lungo tutta l’opera e che trovano poi, nella lunga cadenza solistica al termine dell’Allegro, l’opportunità di imporsi prepotentemente. “Dalla Memoria” di Carlo Boccadoro è il bis offerto, più un omaggio al compositore amico che l’autocelebrazione del proprio virtuosismo. Stravinskij con la sua suite, versione 1919, dell’Uccello di fuoco ha chiuso molto felicemente la serata. La partitura è straordinaria, l’orchestrazione iperbolica e la potenza espressiva inchioda alla poltrona. L’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, in un repertorio che la esalta, è completamente a suo agio e risplende. Andris Poga, con gesto discreto e atteggiamenti inappuntabilmente sobri, pur mantenendo l’opera agganciata alla tradizione russa di Čaikovskij, le assicura il decisivo slancio verso le mutevolezze ritmiche di Petruška e le rivoluzionarie irregolarità timbriche e armoniche del Sacre. L’auditorio ne viene conquistato e gli applausi scrosciano. Poga fa alzare, per i ringraziamenti, gli strumentisti che l’han giocata da solisti, a cominciare da Alessandro Milani, violino di spalla della serata.