Roma, Teatro Quirino Vittorio Gassman,Stagione 2023 2024
“FALSTAFF A WINDSOR”
liberamente tratto da Le allegre comari di Windsor
di William Shakespeare
con:Alessandro Benvenuti, Giuliana Colzi, Andrea Costagli, Dimitri Frosali, Massimo Salvianti, Lucia Socci, Paolo Cioni, Paolo Ciotti, Elisa Proietti
scene Sergio Mariotti
costumi Giuliana Colzi
luci Samuele Batistoni
musiche Vanni Cassori
adattamento e regia Ugo Chiti
produzione Arca Azzurra
Roma, 23 Gennaio 2024
Nel suggestivo scenario del Teatro Quirino di Roma, “Falstaff a Windsor” prende vita come un’espressione teatrale d’effetto, intrecciando con raffinata maestria il puro divertimento a momenti di profonda intensità. Ugo Chiti, illustre autore e mentore di questa pièce, ha generosamente plasmato il personaggio di Falstaff sull’abile attore Alessandro Benvenuti, creando un’entità tanto lontana da lui fisicamente quanto distante individualmente. La sfida intrapresa è stata affrontata con un fascino avvincente, dando vita a una danza scenica tra l’io “persona” e l’alter ego “attore”, manifestandosi in ogni gesto e dialogo con straordinaria precisione. Questo spettacolo, oltre a incarnare un’esperienza teatrale leggera e divertente, segna la conclusione di una trilogia dedicata all’antieroe. Il viaggio teatrale ha avuto inizio nel lontano 2002 con “Nero Cardinale”, opera originale di Ugo Chiti, e si è sviluppato con la trasposizione sulla scena de “L’avaro” di Molière. Una trilogia che ha beneficiato della fruttuosa collaborazione tra l’interprete, Chiti e la prestigiosa compagnia Arca Azzurra. Lo spettacolo propone una riuscita reinterpretazione di “Le comari di Windsor”, introducendo chiavi di lettura alternative. Rivolto a un ampio spettro di interpretazioni concettuali, la performance non risulta mai eccessivamente complessa anche se spesso appare non sempre molto ritmata. In una narrazione spesso vivace e ironica emergono riflessioni profonde, intensi sentimenti e simbologie che si applicano alla società contemporanea. Nonostante l’ambientazione storica, lo spettacolo si presenta attuale, adattandosi al modo di pensare e agire odierno anche per le scelte strutturali dello spettacolo. La scenografia firmata da Sergio Mariotti , infatti, si presenta essenziale e priva di fronzoli, composta da gradoni e quinte laterali, con sul fondale un telo bianco che, sorprendentemente, non ospita proiezioni . L’assenza di elementi di arredo scenico contribuisce a concentrare l’attenzione sugli elementi fondamentali: il testo e la parola. Le luci di Samuele Batistoni, adoperate per conferire tridimensionalità e carattere, diventano cruciale elemento di supporto. Il palcoscenico si risolve così in uno spazio dove la parola non solo comunica, ma diviene il principale strumento per informare sulle location e il periodo temporale della narrazione. I costumi, a cura di Giuliana Colzi, seguono un approccio atemporale, mantenendo una coerenza stilistica con le scelte registiche. È abbastanza evidente una maggiore preziosità e creatività nei costumi indossati dal protagonista. L’espressività dialettica di Alessandro Benvenuti, arguta, guizzante, audace e sagace, arricchisce il valore scenico e narrativo, contribuendo notevolmente al successo complessivo. Con maestria, l’attore rende Falstaff irresistibilmente simpatico, bilanciando goffaggine e ingegno. La gestione impeccabile del linguaggio (sebbene alle volte non sempre ben scandito), dell’umorismo e la presenza scenica trasformano ogni scena in pura delizia. Il suo talento comico innato emerge nei giochi di parole e battute eseguiti con brillantezza, riportando in auge la sofisticata comicità shakespeariana. Paolo Cioni, con la sua fisicità e abilità mimica, si immerge completamente nel personaggio di Semola, il giovane paggio di Falstaff creato da Chiti. Le tre protagoniste femminili, Giuliana Colzi, Lucia Socci e la bravissima Elisa Proietti, si distinguono per la loro brillante comicità e, soprattutto, per la straordinaria complicità manifestata sul palco. La loro presenza aggiunge vivacità all’azione scenica, conferendo un ritmo incisivo alla performance teatrale. L’intera compagnia di massima offre un contributo qualitativo funzionale. Riguardo al finale, si evidenzia un significativo cambiamento apportato da Ugo Chiti, come dichiarato dal regista stesso. Questa modifica è guidata dalla volontà di esprimere “l’asprezza di una condanna che ribadisce come nell’ordine prestabilito del potere non si trovi posto dove collocare un corpo tanto grande quanto irrazionale e magico.” La scena si svolge nel consueto parco di Windsor, sotto la grande quercia, ma il finale non presenta più lo scherzo con folletti e spiritelli. Al suo posto, emerge un’apparizione del re Enrico, il quale esclude il protagonista dalla comunità con una condanna decisa: il bando. Il pubblico non propriamente convinto ha applaudito con cortesia. Photo@SerenaPea. Repliche fino al 28 gennaio 2024.