Roma, Museo Ebraico: “Degenerata” per clarinetto e pianoforte

Roma, Museo Ebraico
DEGENERATA
Concerto di Musica classica ebraica italiana per clarinetto e pianoforte.
Eseguita da Davide Casali e Pierpaolo Levi
La musica classica ebraica italiana “Degenerata” ha un ruolo molto importante nel panorama musicale internazionale, ma purtroppo per via delle leggi razziste molta di questa musica non venne mai eseguita.
Il duo nasce proprio con l’intento di far conoscere e rinascere questa musica bellissima e spesso sconosciuta. Compositori quali Leone Sinigaglia, Emilio Russi, Alberto Gentili, Aldo Finzi, Mario Castelnuovo Tedesco saranno i protagonisti di questo concerto. Il duo è composto da Davide Casali clarinettista, direttore d’orchestra e direttore artistico del Festival “Viktor Ullmann”, e da Pierpaolo Levi, pianista di caratura internazionale ed esperto della musica “Degenerata” e “Concentrazionaria”. Il concerto, organizzato dalla Fondazione per il Museo Ebraico di Roma in collaborazione con il Centro di Cultura Ebraica e la Fondazione Museo della Shoah, avrà luogo sabato 27 gennaio al Museo Ebraico e rientra anch’esso negli eventi in programma per la settimana della Memoria.
APPROFONDIMENTO:

Un uomo di colore dalle sembianze scimmiesche suona il sassofono vestito in smoking. Sull’occhiello della giacca, in bella vista, è appuntata la stella di David. L’immagine si sovrappone parzialmente al profilo inquietante, in color “rosso bolscevico”, di un cranio giudaico ritratto con il caratteristico naso ricurvo. Questa immagine, diffusa in un manifesto del 1938, sintetizza più di qualsiasi parola l’essenza della dottrina razziale del Terzo Reich. Nel manifesto sono infatti rappresentati i tratti distintivi della “musica degenerata”, oggetto di una mostra che fece seguito a quella sull’”arte degenerata”, inaugurata l’anno precedente a Monaco dallo stesso Hitler. Il negro e l’ebreo dunque, espressione di culture inferiori e minaccia incombente sulla purezza della razza ariana, da combattere senza quartiere e su ogni terreno, compreso quello musicale. Il processo di sradicamento dell’”influenza ebraica” sulla musica tedesca si sviluppò con valenza retroattiva e giunse a colpire maestri quali Felix Mendelssohn (1809-1847) e Gustav Mahler (1860-1911), le cui opere vennero vietate in tutto il Reich. La furia nazista contro la “musica degenerata” prese naturalmente di mira anche i contemporanei, costringendo all’esilio compositori di origine israelita del calibro Arnold Shonberg (1874-1951), il padre della dodecafonia, e Kurt Weil (1900-1950) autore di musiche destinate a lasciare un segno indelebile nel teatro del Novecento. Molti altri furono ridotti al silenzio, altri ancora internati nei primi campi di concentramento. Il marchio dell’infamia non era riservato solo alle “razze inferiori”, ma a tutti coloro che si fossero macchiati di complicità con la “degenerazione culturale ebraico-bolscevica”. Tra le tante vittime della persecuzione nazionalsocialista va segnalato il maestro Igor Stravinskij e il compositore austriaco Erns Krenek, autore di un’opera di successo, Jonny Spielt auf, nella quale un jazzista di colore seduce una giovane ragazza bianca. Messa in scena nel 1927, l’opera subì continue contestazioni tanto in Austria che in Germania fino a essere bandita dai teatri. Il sassofonista nero ritratto sul manifesto dell’opera di Krenek sarà poi ripreso dalla propaganda nazista per essere eretto, con le opportune modifiche, a simbolo della “musica degenerata”. Nel 1938, all’indomani dell’annessione dell’Austria al Reich tedesco, Krenek emigrò negli Stati Uniti, aggiungendosi alla fitta schiera di musicisti, artisti, scrittori fuggiti alla morsa del regime. Qui per il programma.