Recital di Arcadi Volodos per gli Amici della Musica di Firenze

Firenze, Teatro della Pergola, Amici della Musica, stagione 2023-2024
Pianoforte Arcadi Volodos
Franz Schubert (1797-1828): Sonata n. 16 in la minore, D. 845; Robert Schumann (1810-1856): Davidsbündlertänze, op. 6
Firenze, 13 gennaio 2024
Ascolto per la prima volta Arcadi Volodos che, dal suo debutto a New York nel 1996, continua a registrare successi come nel Volodos Plays Schubert che gli è valso l’Edison Classical Award 2020. Ciò che colpisce dell’artista russo è l’etichetta di “virtuoso” che può essere condivisa pur con qualche precisazione. In effetti Volodos è un pianista da annoverare tra i virtuosi alludendo al significato etimologico del termine (virtus), ovvero musicista dotato di buone virtù, diversamente dalla tendenza, già intuita da Busoni, dal contenuto “peggiorativo”. In sostanza, per la continua ricerca di un chiaro fraseggio, senso di razionalità, individuazione e valorizzazione di ogni elemento della scrittura e per il proiettarsi verso la ‘maraviglia’, il pianista ricorda molto il virtuosismo del XVIII secolo poi accolto nel Romanticismo ad opera e in modelli di musicisti come Paganini o Listz, individuabili in una specie di figura bifronte. ovvero interprete e compositore. Volodos è un musicista che colpisce per il suo rapporto dialettico ed intimo con lo spartito, sempre alla ricerca dell’inesprimibile e a costo di uscire da certi clichés, inabissandosi in pianissimi di raro ascolto. Venendo al concerto non è sfuggito il binomio Schubert-Schumann. È noto il grande apprezzamento di quest’ultimo per le musiche del collega. La Sonata schubertiana n. 16 in la minore D. 845, in qualche modo sembrava voler dichiarare la frequentazione del pianista con l’autore, evidenziando l’espressione romantica anche attraverso le caratteristiche dialettiche della forma-sonata, smentendo così una certa critica che lo accostava al melodizzare sic et simpliciter con rimandi al lied che ancora lo vede un modello insuperabile. Il melos iniziale, grazie alla chiarezza espositiva del pianista, pian piano assumeva i contorni del primo gruppo tematico evidenziando ogni elemento di una scrittura cangiante finché, dopo l’articolato ponte, si lasciava traghettare al secondo tema che, pur diverso e nella sua relativa tonalità di do maggiore, a un ascolto più attento mostrava di cogliere, da parte dell’esecutore, gli elementi tematici ‘trasformati’ e già presentati all’inizio. Particolarmente impegnativa è apparsa la parte centrale dello sviluppo in cui Volodos aveva il compito di restituire ogni motivo musicale, non sempre facile da individuare, considerando ancora una volta la modifica degli elementi della scrittura per poi rientrare nella più rassicurante ripresa. L’ Andante con moto, pagina attraente in do maggiore, è stata l’ulteriore occasione per ascoltare con chiarezza il tema con relative variazioni impegnando il pianista in una raffinata interpretazione. Il terzo movimento (Scherzo con un Trio), nella sua dualità tonale (la minore e poi maggiore) portava all’Allegro vivace (Rondò) in cui all’ascoltatore, aspettando il reiterato refrain, non rimaneva che percepire il carattere leggero della godibile pagina pianistica. La seconda parte del programma ha presentato i Davidsbündlertänze op. 6 di Schumann, raccolta di 18 brani per pianoforte risalenti ad un periodo in cui il compositore tedesco nel 1834 fonda la rivista «Neue Zeitschrift fur Musik», ‘antidoto’ alle voci prive di fondamenti della dottrina musicale e nello stesso tempo spazio ideale per pubblicare saggi di carattere musicologico. Nel progetto schumanniano appaiono, con degli pseudonimi, delle persone corrispondenti alla «Lega dei compagni di David» (personalità che si propongono di combattere, scrivendo sulla rivista, i filistei) capeggiati da Florestano ed Eusebio, due figure che convivono nello spirito di Schumann. L’opera costituisce, come suggerito dallo stesso compositore, l’espressione dell’eterna alternanza di gioia e dolore. Ad unire i vari brani è il movimento di danza caratterizzato da una certa varietà tonale e la percezione di luci e ombre. Volodos ha evidenziato una trasparente chiarezza tanto che, nella successione dei singoli brani, si poteva cogliere il carattere dell’intero ciclo nel modo più aderente allo spirito schumanniano. Successo meritato e all’ovazione del numeroso pubblico il pianista ha risposto generosamente con i seguenti fuori programma: Listz/Volodos, Rapsodia n. 13; Schubert, Minuetto D600 e Mompou, El lago. Prima di concludere non posso tacere altre peculiarità di questo musicista che, nel panorama internazionale, lo rendono interessante e singolare. Dopo averlo ascoltato nei tre fuori programma, l’impressione è stata quella di trovarsi di fronte ad un artista capace di affrontare con naturalezza il grande repertorio che necessita di raffinata tecnica e allo stesso tempo di singolare musicalità. Si è potuto apprezzare un’espressione ed una cantabilità talmente bella tanto da immaginarlo tra i pianisti più ‘lirici’ e, più in particolare, nella Rapsodia le dita sembravano volare pur di raggiungere l’ineffabile. Dulcis in fundo, Volodos, quasi ‘concertatore’ del pianoforte, è riuscito ad ottenere una gamma di colori così raffinata ed ispirata tanto che il concerto, nel suo insieme, lascia il ricordo di una ricchezza di sentimenti, unito ad un’autentica silloge poetica.