Napoli, Teatro di San Carlo, Stagione d’Opera e Balletto 2023/24
“DON CHISCIOTTE”
Balletto in un prologo e tre atti dal romanzo El ingenioso hidalgo Don Quijote de la Mancha di Miguel de Cervantes
Musica Ludwig Minkus
Orchestrazione e adattamento John Lanchbery
Kitri/Dulcinea CLAUDIA D’ANTONIO
Basilio DANILO NOTARO
Mercedes ANNALINA NUZZO
Espada DANIELE DI DONATO
Don Chisciotte GIUSEPPE CICCARELLI
Sancho Panza DANILO DI LEO
Gamache FERDINANDO DE RISO
Lorenzo RAFFAELE DE MARTINO
Due Amiche CANDIDA SORRENTINO, GIORGIA PASINI
Regina delle Driadi MARTINA AFFATICATO
Cupido CANDIDA SORRENTINO
Orchestra, Étoiles, Solisti, Corpo di Ballo del Teatro di San Carlo, con la partecipazione degli allievi della Scuola di Ballo del Teatro di San Carlo
Direttore Jonathan Darlington
Coreografia e Produzione Rudol’f Nureyv da Marius Petipa ripresa da Clotilde Vayer, Charles Jude
Scene e Costumi Nadine Baylis
Luci John B Read
Produzione della Royal Swedish Opera
Napoli, 29 dicembre 2023
A pochi passi dal fervore natalizio del passeggio in via Toledo, nel teatro che prese il nome dal Re Carlo III di Borbone, va in scena un gioioso allestimento del Don Chisciotte di Marius Petipa nella versione Nureyev, scelta e ripresa dalla Direttrice del Balletto Clotilde Vayer in collaborazione con The Rudolf Nureyev Foundation rappresentata da Charles Judes. La Spagna qui presentata ha però un particolare colore andaluso, sottolineato dalla suggestiva rilettura che diede John Lanchbery alla musica di Ludwig Minkus quando invitato da Nureev ad arrangiare il balletto per la produzione che andò originariamente in scena nel 1966 all’Opera di Vienna, ma divenne famosa soprattutto grazie alla versione filmata nel 1972 con il corpo di ballo dell’Australian Ballet. L’estetica ottocentesca riflessa nella creazione di Marius Petipa imponeva la predominanza della figura femminile, ma avendo assorbito la lezione sovietica del drambalet e volendo senz’altro lasciar fuoriuscire la sua dirompente personalità scenica, in Occidente Nureev rielaborò la figura di Basilio e donò nuove sfumature al corpo di ballo. L’importante compagine partenopea si confronta dunque con un vero e proprio banco di prova. Dopo la prima scena riservata alla figura di Don Chisciotte sbeffeggiato nella sua visionarietà allucinatoria dai servitori che si divertono a gettare i suoi misteriosi libri nel camino e ad adagiarlo maldestramente su un vistoso letto rosso, ci ritroviamo in una piazza di Barcellona con abitazioni dai dettagli arabeggianti che si stagliano sull’azzuro del cielo. Tra il giallo-arancio del corpo di ballo risplende l’entrée di Kitri, eseguita da Claudia D’Antonio (nominata étoile nella sera della prima del balletto) con una speciale attenzione alle linee, al dinamismo e alle impeccabili sospensioni in posa. Durante l’atto, la cura dei dettagli tecnici si affianca nell’interpretazione della D’Antonio alla resa espressiva, sottolineata da incisivi particolari pantomimici, quali il sollevare la gonna all’indietro e l’apertura del ventaglio nel bel mezzo di un’arabesque penchée. Grande tecnica, precisione nel lavoro di gambe, e flessibilità della schiena anche per l’entrée di Basilio/Danilo Notaro (nominato étoile nel dicembre 2022), aperta da un imponente grand écart. Diversa dalla tradizione russa è nella versione Nureev la danza di Mercedes, interpretata il 29 da Annalina Nuzzo. Il ritmo più lento si accompagna a una maggiore interazione lirica con il ruolo di Espada danzato da Daniele Di Donato, molto abile nel fare ondeggiare il caratteristico mantello. Il contrasto del viola e del nero dei costumi si unisce al giocoso contrappunto coreografico dei toreri. Solo accenni alla danza dei pugnali e meno spazio alle due amiche di Kitri (Candida Sorrentino e Giorgia Pasini) che in compenso si rapportano di più ai protagonisti. Pomposa l’entrata a cavallo di Don Chisciotte (Giuseppe Ciccarelli), ma ancor più interessante la resa di Sancho Panza (Danilo Di Leo) sollevato in aria dalla folla, nonché la pantomima di Gamache (Ferdinando De Riso), in viola con boccoli biondi. Smaglianti i duetti tra Kitri e Basilio e rifinita la variazione di quest’ultimo celebre per gli assemblés all’italiana, che – come suggerito nelle note di sala di Maria Venuso – ricordano l’importanza dello stile grottesco napoletano nella storia della danza europea. Del secondo atto ambientato tra i mulini a vento evidenziamo l’avvincente danza gitana con i disinvolti giri sulle gambe piegate, per passare al delizioso giardino incantato di Dulcinea in cui il verde dei tutù delle Driadi si armonizza con la scenografia, lasciando emergere il grigio perla dei costumi delle tre soliste. Elegante, ma algida la variazione della Regina delle Driadi (Martina Affaticato). Scattante la variazione di Cupido (Candida Sorrentino). Eccellente la variazione di Dulcinea eseguita da Claudia D’Amato, che ha suscitato grandi applausi già da metà diagonale nei sautés en pointe cesellati con grande cura. Tra i drappeggi rosa del terzo atto avviene la sfida tra Gamache e Don Chisciotte e la finta morte di Basilio. L’unione in matrimonio dei due amanti Kitri e Basilio è infine concessa. Siamo di nuovo nella piazza di Barcellona, dove spicca la sfavillante esecuzione del fandango. E sempre qui, nel Grand Pas de Deux finale Kitri e Basilio danno sfogo ai più complicati tecnicismi, amplificati dallo smalto dell’orchestra diretta da Jonathan Darlington. Il pubblico esclama “Bravo!”. Foto Luciano Romano