Firenze: Daniele Gatti e l’Orchestra del Maggio tra le Trasfigurazioni dell’Eros

Firenze, Teatro Maggio Musicale Fiorentino: Calendario Gennaio>Marzo 2024
Orchestra del Maggio Musicale Fiorentino
Direttore Daniele Gatti
Arnold Schönberg (1874-1951): Verklärte Nacht (Notte trasfigurata) op. 4a; Richard Strauss (1864-1949) Tod und Verklärung (Morte e trasfigurazione) Poema sinfonico op. 24; Richard Wagner (1813-1883) da Tristan und Isolde: Vorspiel und Liebestod (Preludio e Morte di Isotta)
Firenze, 20 gennaio 2024
La partecipazione al concerto del 20 gennaio, con un programma così particolare, ha costituito, per il numeroso pubblico nella Sala Zubin Mehta, un’esperienza significativa. Protagonisti tre capolavori di area austro-tedesca, composti tra la seconda metà del XIX secolo e la prima parte del XX nell’interpretazione dell’Orchestra del Maggio, esperta di tali repertori, guidata da Daniele Gatti, un direttore tra i più scrupolosi nella restituzione di ogni dettaglio della partitura. L’ordine non cronologico delle composizioni in cartellone seguiva un procedimento a ritroso in cui – se in musica ricorda quello retrogrado (dalla fine si ritorna, nota per nota, all’inizio) – in senso più ampio assumeva il desiderio del ritorno al principio (passato) che, in alcuni casi, non esclude il desiderio di ‘trasgredire’ quanto appartiene alla tradizione. A tenere unito il programma era il fil rouge della trasfigurazione dell’amore e dell’armonia coinvolgendo la scienza musicale nell’accezione verticale dei suoni e traghettando l’ascoltatore in un mondo in cui la musica assurgeva ad autentica trasfigurazione della realtà. All’inizio un’autentica perla di un venticinquenne Schönberg (composta nel 1899 per sestetto d’archi, qui nella versione per orchestra d’archi, op. 4a). Il compositore si nutre della lezione tardoromantica brahmsiana per lo sviluppo della variazione e wagneriana per il cromatismo, trovando ispirazione dalla poesia di Richard Dehmel. Provando ad immaginare la luce lunare e cangiante dipinta sulla tela (orchestra) da Gatti sembrava di rivivere la mutevolezza di situazioni del wagneriano Tristan und Isolde (Atto II). Nei cinque numeri della partitura (dal Grave all’Adagio finale) era un continuo mutamento di figure e di idee valorizzate da un’ampia gamma di dinamiche in un continuum sonoro. La varietà sonora e timbrica di questa versatile sezione orchestrale, grazie alla duttilità dei musicisti e al lavoro di concertazione del direttore (la scelta delle arcate garantiva bellissimi risultati sonori), risultava talmente raffinata da esprimere una moltitudine di sfumature tanto da immaginare qualcosa di inesistente come il quarto rivolto dell’accordo di nona alla battuta 42, allora escluso dai teorici e introdotto dal compositore ad orecchio, irritando la società dei concerti che ne escluse l’esecuzione. La trasfigurazione dello straussiano Tod und Verklärung è già compresa nei titoli del poema sinfonico permeato da Eros e Thanatos: Largo (Il malato, in prossimità della morte); Allegro molto Agitato (La battaglia tra la vita e la morte non offre alcuna tregua per l’uomo); Meno mosso (La vita del moribondo passa davanti a lui); Moderato (La trasfigurazione). Una straordinaria e coloratissima partitura con un organico a grande orchestra: tre legni (compresi anche il corno inglese, clarinetto basso e controfagotto), ottoni (4 corni, 3 trombe e tromboni, tuba), percussioni (timpani, tam-tam), 2 arpe e archi. Già dall’atmosfera oscura e grave iniziale in pianissimo (alcuni fiati, archi in sordina e il rintocco dei timpani) con il melos affidato ai violini e viole che proiettava l’ascoltatore verso la drammatica situazione del moribondo si poteva altresì percepire la mutevolezza delle armonie. A descrivere la particolarità dell’intera partitura, in primis il tema della trasfigurazione (fa, sib, do, re [salto di ottava ascendente], re, do), insieme alle indicazioni di agogica, dinamiche, cambiamenti di tempo, suoni pizzicati, uso della sordina, ecc. (non è un caso il ricorrente “agitato”) che traducevano sonoramente ‘agitazioni’ del discorso musicale e del pensiero tanto che alla prima esecuzione Hanslick definì la composizione «orribile battaglia di dissonanze, dove i legni urlano […] mentre gli ottoni rimbombano e gli archi sembrano impazziti». Il Vorspiel und Liebestod, tratto, com’è noto, da Tristan und Isolde, microcosmo di bellezza senza tempo, ha chiuso il programma nella maniera più wagneriana possibile. Il tema è l’amore ‘trasfigurato’ che potrà realizzarsi solo attraverso la morte. In una lettera a Liszt (1854) Wagner chiarisce le sue intenzioni: «Poiché in vita mia non ho mai gustato la vera felicità dell’amore, voglio erigere al più bello dei miei sogni un monumento nel quale dal principio alla fine sfogherò appieno questo amore. Ho abbozzato nella mia testa un Tristano e Isotta». Rendere musicalmente tutto ciò è stata un’impresa ciclopica ove, pur in presenza dei leitmotive, per l’eccessivo uso del cromatismo, la continua sospensione armonica, il rimandare continuo delle cadenze, ecc. l’ascoltatore era guidato in un viaggio emozionale che poteva sfociare anche nel pianto. È bastato l’incipit del Preludio (ingresso dei violoncelli con il leitmotiv) per rimanere folgorati dall’armonia, dal colore e dall’espressività particolare del famoso “Accordo del Tristano” (fa, si, re#, sol#). Accade alla battuta 2 ove al re# dei violoncelli si aggiungono altri suoni realizzati dai fagotti, corno inglese, clarinetti e oboi che completano un accordo il quale, per la sua molteplice interpretazione, ha impegnato gli studiosi a produrre diverse analisi armoniche. Segnalo l’intelligente e ricercata direzione di Gatti, capace di cambiare il suono dell’orchestra che, di volta in volta, era valorizzata in ogni singolo intervento come, per esempio, con i violoncelli (bb. 17-32). Per i contenuti del programma, la raffinata interpretazione, oltre che rimanere estasiati, si ha la convinzione di aver assistito ad un parto meraviglioso in cui una bellissima donna (musica) era stata fecondata dalla poesia.

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