Verona, Teatro Filarmonico, Stagione Sinfonica 2023
Orchestra e Coro della Fondazione Arena di Verona
Direttore Valentina Peleggi Maestro del coro Roberto Gabbiani Soprano Francesca Maionchi Baritono Damiano Salerno Henry Purcell: March e Canzona da Music for the Funeral of Queen Mary; Camille Saint-Saëns: Prélude da Le Déluge op. 45; Francis Poulenc: Litanies à la Vierge Noire; Gabriel Fauré: Requiem op. 48 (versione 1893)
Verona, 1 dicembre 2023 Un interessante itinerario musicale che si snoda attraverso alcuni lavori di ispirazione sacra con originali accostamenti di stili ed epoche. E’ il tema dell’ultimo concerto della stagione sinfonica 2023 proposto dalla Fondazione Arena con i suoi complessi artistici. In apertura la Marcia e la Canzona da Music for the Funeral of Queen Mary, ampia composizione di Purcell su testi sacri della chiesa anglicana, scritta per le esequie della regina Mary II Stuart celebrate nell’abbazia di Westminster il 3 marzo 1695. Di particolare impatto emotivo, nella sua severità strutturale e nel suo carattere ieratico, la Marcia si presenta come un monito per l’uomo giunto al suo estremo momento; eseguita dagli ottoni e i timpani della Fondazione posizionati sul palco reale ha di fatto preparato l’uditorio in questo percorso che attraversa il limite umano per affacciarsi all’eternità. Con un salto temporale di quasi due secoli la sonorità rarefatta degli archi ha svelato le atmosfere e le suggestioni narrative del Prélude da Le Déluge, oratorio di Saint-Saëns che narra i capitoli della Genesi riferiti alla storia di Noè e il diluvio universale; i forti contrasti della vicenda biblica trovano antagonismo musicale con questa pagina introduttiva che descrive la pace e la bellezza che regnavano sulla terra prima che la corruzione umana prendesse il sopravvento. Le Litanies à la Vierge Noire, composte da Poulenc nel 1936 sotto l’effetto emozionale della visita al santuario di Rocamadour, nella Francia meridionale, dove si venera una statua lignea medioevale della vergine nera, furono ispirate dal dolore per la perdita dell’amico compositore Pierre Octave Ferraud. Qui Poulenc predilige un linguaggio musicale scarno ed essenziale, quasi rarefatto grazie all’uso di armonie raffinate che si contrappongono alla semplicità melodica ed un canto sillabato. Nella seconda parte il Requiem op. 48 di Fauré presenta una ricerca interiore e personale, lontana dai modelli precedenti e anelante alla felicità ultraterrena; concepito come un proprio percorso spirituale, rifugge la dimensione drammatica e spaventosa per esprimere serenità ed intima tenerezza. Ispirato a Fauré dalla morte dei genitori, riveduto e ripresentato nella versione definitiva del 1893 è straordinariamente simile alla visione estatica del Deutsche Requiem di Brahms; il voluto taglio della sequenza Dies Irae e l’inserimento del Pie Jesu e In Paradisum confermano la volontà del compositore di allontanare la componente terrificante a favore di una fiduciosa attesa. Anche il Sanctus, solitamente trattato con toni maestosi e solenni, si presenta in veste estatica con sonorità morbide e vellutate alle quali si aggiungono le perorazioni del violino solista. Interpreti del concerto erano il soprano Francesca Maionchi, voce di bel timbro, che ha saputo ricreare le intime suggestioni del Pie Jesu con incanto e delicatezza di fraseggio; esito non perfettamente compiuto, invece, dal baritono Damiano Salerno il quale, a dispetto di una voce pastosa e ricca di armonici, ha preferito una declamazione teatrale e drammatica ma poco allineato al carattere intimo della composizione. Debuttante sul podio la giovane Valentina Peleggi, per la prima volta a Verona, musicista di indiscusso talento ha saputo trarre una lettura coerente in Saint-Saëns perseguendo le raffinate trame strumentali della partitura (come anche nelle Litanies à la Vierge Noire) ma con qualche discontinuità in Fauré. Ottima prova dell’orchestra della Fondazione Arena e del primo violino Gunther Sanin (efficace e musicalissimo nei suoi interventi) mentre ancora una volta, a rischio di ripeterci all’infinito, si registra una criticità nel posizionamento del coro; le dinamiche si perdono, il suono non arriva in platea se non forzato ai limiti dell’urlato, risultando perciò aspro e poco armonico. Un esito di poco migliore si è avuto con le sezioni femminili impegnate in Poulenc, forse frutto di una concertazione più ricercata e calibrata. Pubblico scarso, in parte a causa di eventi concertistici concomitanti, ma quasi sicuramente (e a torto) per la poca appetibilità del programma. Foto Ennevi per Fondazione Arena.