Roma, Teatro dell’Opera: “Lo Schiaccianoci”

Roma, Teatro dell’Opera, Stagione d’Opera e Balletto 2023/24
“LO SCHIACCIANOCI”
Balletto in un prologo e due atti da un racconto di E.T.A. Hoffmann

Musica Pëtr Il’ič Čajkovskij
La Fata Confetto MAIA MAKHATELI 

Il suo cavaliere  VICTOR CAIXETA
Clara FLAVIA STOCCHI 
Il principe Schiaccianoci ALESSIO REZZA
Drosselmeyer CLAUDIO COCINO
Danza araba ALESSANDRA AMATO
Orchestra, Étoiles, Primi Ballerini, Solisti e Corpo di Ballo del Teatro dell’Opera di Roma, con la partecipazione degli allievi della Scuola di Danza del Teatro dell’Opera di Roma
Direttore Nir Kabaretti
Coreografia Paul Chalmer
Coreografo assistente Gillian Whittingham
Scene Andrea Miglio
Costumi Gianluca Falaschi
Luci Valerio Tiberi
Video Igor Renzetti, Lorenzo Bruno
Nuovo allestimento Teatro dell’Opera di Roma

Roma, 23 dicembre 2023
Immaginifico e sognante lo Schiaccianoci presentato al Teatro dell’Opera di Roma dal coreografo di origini canadesi Paul Chalmer in collaborazione con lo scenografo Andrea Miglio e il costumista Gianluca Falaschi. L’immancabile appuntamento natalizio per non perdere la propria efficacia necessitava una rielaborazione che lo rendesse consonante al gusto dei nostri tempi. Gli spunti offerti dalla fonte letteraria hoffmanniana riletta originariamente da Marius Petipa attraverso la trasposizione francese di Alexandre Dumas padre sono infiniti, e si combinano alla genialità della partitura sinfonica e alle trovate timbriche di Čajkovskij, nonché alla stessa storia della coreografia nel complesso intreccio tra la tradizione russa, quella anglo-americana e le diverse riletture che si sono succedute nel tempo. Paul Chalmer riesce a comunicare al pubblico odierno l’attualità della produzione in diversi modi. Lo spettacolo si apre presentandoci una scena ambientata nel contesto dei mercatini natalizi in cui è evidente la presenza di conflitti sociali. Al mondo composto e glamour dell’alta società si contrappone la vivacità trasandata dei ragazzini di strada che si divertono a colpire con palle di neve i loro agiati coetanei. Da subito emerge la sensibilità della protagonista Clara sottolineata per contrasto dalla sbruffoneria di Fritz, ed è qui che può agire la magia di Drosselmeyer, presente in scena fin da subito ma ancora ambiguo nel suo aspetto misterioso ben reso dal primo ballerino Claudio Cocino, illuminato da raffinate pailletes nere. Per un attimo l’incantesimo si rivela scenicamente, ma si tratta di una visione fugace, seguita da una rimodernizzazione della tradizionale festa di Natale a casa Stahlbaum. Qui tra le danze di società degli adulti e l’alternarsi dei giochi dei bambini, si precisa il carattere di Fritz rivelato dall’inserimento di una Marche Miniature dalla Suite per orchestra in re minore op. 43 di Čajkovskij in cui la melodia dei legni per quanto scandita dalle percussioni ne denota una certa bonarietà di fondo. Rimangono i riferimenti colti alle maschere Commedia dell’Arte derivati dalla tradizione, ma ciò che più colpisce è l’immagine della fotografia di gruppo scattata da Drosselmeyer, il quale lega dunque la sua straordinaria capacità di fermare e immortalare il tempo alla storia delle invenzioni umane. E tuttavia il balletto è il regno del sogno. Dunque, via alla crescita dell’albero e al prendere vita dei giocattoli, mentre Clara, rimasta sola, si trova a confrontarsi con l’irrompere esuberante dei topi, sebbene vigilata dall’alto da Drosselmeyer, nascosto dietro l’orologio. Sventolare di bandiere che ricordano la Rivoluzione Russa, ricorso a portantine e l’irruzione di una cavalleria giocattolo colorano la garbata e simbolica battaglia tra i soldati guidati da uno Schiaccianoci ad altezza d’uomo ancora meccanizzato e un brillante Re dei Topi sotto le cui spoglie si cela la dinamicità della danza di Giuseppe Depalo. In realtà la vera battaglia si compie però nell’animo della fiabesca Clara interpretata da Flavia Stocchi che tramite la guida del suo eccentrico padrino è ormai pronta a riconoscere la bellezza del suo Schiaccianoci reso vivo da Alessio Rezza e a danzare con lui sull’arpeggio dell’andante Une forêt de sapins en hiver impreziosito dalle sue lunghe linee cantilenanti. Si viene così introdotti fluidamente nella scena dei Fiocchi di Neve che vede partecipi anche i due protagonisti e manifesta vividamente la sapienza coreografica di Chalmer nel ricreare il disegno e nella composizione dei gruppi della perduta coreografia di Lev Ivanov, così come nel rendere i singoli passi sempre in accordo con la musica di Čajkovskij e nell’infondere loro una nuova espressività anche grazie a leggere innovazioni nei port de bras. La vera sorpresa è però l’enorme mongolfiera blu-verde che sospende in volo i due protagonisti sul finire del primo atto. Il secondo atto non è da meno grazie soprattutto all’introduzione di un enorme carillon movimentato da tre scimmie in fucsia. Siamo nel regno della Fata Confetto che cede momentaneamente lo scettro a Clara e lascia spazio a un divertissement di deliziose danze stilizzate e arricchite dalla danza di colori dei movimenti e dei costumi adatte a soddisfare i gusti più diversi. Che di sogno si tratti non c’è dubbio. Il pas de deux culminante è per l’appunto affidato alla Fata Confetto Maia Makhateli che con precisione tecnica, grandi equilibri e uno stile staccato equilibra gli slanci del suo Cavaliere, il danzatore ospite Victor Caixeta. È tempo per Clara di risvegliarsi. Memore delle avventure vissute nella fantasia guarda riconoscente il suo piccolo Schiaccianoci, mentre la visione della versione umana di quest’ultimo trionfa sullo sfondo. Foto Fabrizio Sansoni – Teatro dell’Opera di Roma