Roma , Sala Umberto
Stagione di prosa 2023 – 2024
IL VEDOVO ALLEGRO
scritto e diretto da Carlo Buccirosso
con Carlo Buccirosso, Gino Monteleone, Massimo Andrei, Elvira Zingone, Davide Marotta, Donatella De Felice, Stefania De Francesco, Matteo Tugnoli
scene Gilda Cerullo, Renato Lori
costumi Zaira de Vincentiis
musiche Cosimo Lombardi
disegno luci Luigi Della Monica
aiuto regia Fabrizio Miano
produzione Ente Teatro Cronaca • A.G. Spettacoli
Roma, 27 Dicembre 2023
Dopo tre anni trascorsi dall’epilogo della pandemia, Cosimo Cannavacciuolo, vedovo ipocondriaco, costantemente afflitto da ansie e paure, risiede nel terzo piano di un antico palazzo nel cuore di Napoli. La perdita della moglie a causa del virus lo ha condotto a fronteggiare la solitudine e le difficoltà finanziarie, risultanti dal fallimento della sua attività di antiquariato. La sua dimora è colma di merce invenduta, testimonianza dei tempi migliori del suo negozio, mentre l’ombra della banca, minacciando l’esproprio per i ritardi nei pagamenti, incombe pesantemente. La vita di Cosimo troverebbe poco significato senza Salvatore, il singolare custode del palazzo, e i suoi due figli, Ninuccio e Angelina. Il primo è in costante sintonia con Cosimo, mentre la seconda è dedicata al matrimonio e all’ordine della sua casa. Per far fronte alle difficoltà finanziarie, Cosimo ha concesso l’uso di una camera a Virginia, giovane trasformista di cinema e teatro, che porta una boccata di spensieratezza nella sua vita. Tuttavia, l’angoscia maggiore per il vedovo antiquario proviene dai coniugi Tomacelli, vicini di casa portatori di un oscuro segreto, che complicano ulteriormente la sua strenua lotta quotidiana per la sopravvivenza. In un tentativo di affrontare la situazione, Cosimo si rivolge al dottor De Angelis, ginecologo del quarto piano, coinvolto nei desideri matrimoniali di Angelina. Ma l’incontro non fornisce la chiarezza sperata. Le scenografie di Gilda Cerullo e Renato Lori si distinguono per l’eccezionale attenzione ai dettagli, trasportando il pubblico in un appartamento affollato e impolverato, dimora del protagonista. Questo ambiente, colmo della merce invenduta del suo fallimentare negozio di antiquariato, è ordinato e studiato con maniacale precisione, quasi come se ogni elemento dovesse essere esibito per una potenziale rivendita. La scena riflette, da un lato, il caos della vita di Cosimo, con mobili e oggetti invenduti che occupano gli spazi, e dall’altro, il desiderio di controllo e la preoccupazione nella cura delle cromie e nella maniacale posizione dei vari oggetti. I costumi curatissimi di Zaira de Vincentiis si distinguono per il taglio impeccabile e la scelta dei materiali, armonizzandosi con maestria per colore e vestibilità alle diverse caratterizzazioni dei personaggi in scena. Il meticoloso disegno luci di Luigi della Monaca si distingue per la sua attenzione e sagacia nell’operare tagli mirati, contribuendo a creare un quadro complessivo di straordinaria precisione ed intimità al bisogno. Carlo Buccirosso, evidenziando ancora una volta la sua poliedrica versatilità, va oltre la sua consolidata eccellenza nell’interpretazione e nella regia, dimostrando una maestria nell’arte di plasmare narrazioni capaci di catturare l’attenzione del pubblico e, simultaneamente, di suscitare profonde ed imprevedibili emozioni. Un elemento distintivo della sua scrittura teatrale risiede nella sua abilità nel dosare con intelligenza la componente comica, evitando eccessi e sovraaccentuazioni. Questo spettacolo si distingue infatti per un umorismo che trascende la mera risata superficiale, mantenendo un equilibrio sottile tra il comico e il drammatico, senza mai scivolare negli estremi. In tale armonia si manifesta, alla fine, l’essenza del suo lavoro di scrittura, capace di emozionare il pubblico senza cedere a eccessi unilaterali. Con raffinata sensibilità, l’attore affronta il complesso tema della fecondazione eterologa e della adozione, tessendo una narrazione intrisa di delicatezza, offrendo una riflessione profonda senza tralasciare l’umorismo distintivo che contraddistingue la sua opera. Buccirosso guida un cast coeso e di elevato livello artistico. Nel corso del primo atto, si osserva una leggera esitazione nella messa in scena degli attori, come se la macchina teatrale dovesse ancora trovare la giusta spinta per decollare. Tuttavia, è nella seconda parte che si manifesta una notevole trasformazione, caratterizzata da un’evidente disinvoltura e una maggiore partecipazione da parte del cast. La commedia, in questo frangente, acquisisce la dinamica desiderata, mostrando un progresso palpabile nell’interpretazione e nell’interazione scenica. Massimo Andrei dona eccentricità e allegria al ruolo del bizzarro custode Salvatore, con un’interpretazione vibrante e carismatica. Davide Marotta emerge con irresistibile carisma nei panni di Ninuccio. La sua performance si distingue per una padronanza straordinaria dei tempi scenici, accompagnata da una battuta pronta e squillante che riesce abilmente a compensare eventuali momenti di recitazione che potrebbero risultare a tratti più elementari. Gino Monteleone e Donatella de Felice, nei rispettivi ruoli di coniugi Tomacelli, si rivelano una coppia scenica estremamente credibile e ben assortita. La loro interpretazione è caratterizzata da una notevole partecipazione e un evidente talento che traspare nella loro recitazione. Elvira Zingone, nel ruolo di Angelina, offre una performance versatile che si dipana tra tonalità dolci e romantiche, alternandole a momenti dissacranti e sarcastici in perfetta sintonia con la tradizione partenopea. Pur a tratti alquanto retorica nei suoi motti morali, la precisione e l’attenzione costante nell’interpretazione contribuiscono a bilanciare ogni possibile banalità. Stefania De Francesco interpreta Virginia, inquilina di Cosimo. Il ruolo del personaggio all’interno della trama non risulta del tutto chiaro, assumendo spesso una connotazione di quasi perfetta sacrificabilità. Gli interventi recitati, danzanti e cantati del personaggio appaiono come una sorta di cornice ornamentale, la cui funzionalità sembra limitarsi principalmente all’intrattenimento. Non emerge chiaramente un legame intrinseco con lo sviluppo della trama o con la profondità dei temi trattati, rischiando così di assumere un carattere accessorio. Matteo Tugnoli , posato e flemmatico, si distingue nel ruolo del dottor De Angelis. Il pubblico del Teatro Sala Umberto, ha manifestato senza riserve il proprio apprezzamento con applausi generalizzati, riservando particolare enfasi al protagonista attraverso chiamate e acclamazioni entusiastiche. PhotoCredit: Gilda Valenza. Qui per le prossime recite.