Milano, Teatro alla Scala: “Coppelia”

Milano, Teatro alla Scala, Stagione 2023/24
“COPPELIA”
Balletto in due atti e tre scene
Coreografia Alexei Ratmansky
Musica di Léo Delibes
Swanilda ALICE MARIANI
Franz NICOLA DEL FREO
Coppelius MASSIMO DELLA MORA
Corpo di ballo e Orchestra del Teatro alla Scala di Milano
Direttore Paul Connelly
Scene e costumi Jerome Kaplan
Drammaturgia Guillaume Gallienne
Milano, 20 dicembre 2023
Non è mai avvenuto nella tua vita qualcosa che prendesse possesso del tuo cuore, dei tuoi sensi e dei tuoi pensieri, cancellandovi tutto il resto?”. È la domanda che emerge ad un certo punto nel racconto di Hoffmann L’orco insabbia. Non certo una favola, ma un racconto filosofico, d’altronde gli anni sono quelli del celebre Frankenstein di Mary Shelley. Stiamo parlando di un automa di nome Olimpia, che interagisce anche con la gente, introdotta in società dallo scienziato Spallanzani, e costruita con la complicità di un orologiaio piemontese, Coppola, il malvagio quanto subdolo Coppelius, incubo giovanile del protagonista, Nataniele, il quale si innamorerà fino alla follia di Olimpia. Il coinvolgimento dell’orologiaio non stupisce, il Settecento vide i primi automi complessi, tra cui quelli di un orologiaio: gli automata di Jaquet-Droz (ora a Neuchatel). E non terminò lì, proprio a fine XIX secolo la Francia fu massimo produttore di bambole-automi (al Museo della bambola di Angera ve ne sono parecchi). Il libretto di Coppelia è del 1870, e doveva avere in mente anche quest’ultime, libretto che è sostanzialmente tutt’altro rispetto al racconto di Hoffmann, ed è opera di Charles Nuitter e del coreografo Arthur Saint-Léon. Il successo fu immediato. Jule Janin lo salutò favorevolmente: “questa volta abbiamo visto che, anche nel balletto, un po’ di poesia e di letteratura non guastano”. Grandi plausi per la protagonista, Giuseppa Bozzacchi, morta disgraziatamente di lì a poco giovanissima, ma stupisce invece la naturalezza con cui si commenta che Franz sia danzato da una donna en travesti. È il frutto di una questione di genere “al contrario” nata proprio nell’Ottocento a scapito degli uomini. Passando in rapida rassegna altra critica, sul Figaro, un anonimo Benedict elogia la musica: “è ben difficile scrivere per le gambe con un po’ d’arte, gusto e stile. Balletti come Giselle, per esempio, non possono essere improvvisati a dozzine. Délibes ha fuggito la banalità […] il suo secondo atto di Coppelia è una speziata sinfonia in azione”. Interessante notare come invece, nel 1889, dopo una recita milanese al Dal Verme, sulla Gazzetta musicale di Milano, si dica che il successo è solo per la Zucchi mentre “l’argomento del ballo non divertì, ed in molti punti fu trovato puerile […] non mi si dica che è interessante quel ballo con quell’eterna scena dei fantocci!! E si accusa il pubblico di cattivo gusto, di gusto guastato perché preferisce L’Excelsior!”. Tuttavia, è proprio quella scena che catturerà poi buona parte degli interessi. Infatti, Arlene Croce, commentando una versione di Balanchine del 1974 a New York afferma: “la parte del balletto che è, fino ad adesso, quasi perfetta è il secondo atto”. E Mario Pasi viene letteralmente catturato da quella che secondo lui è la miglior coreografia, quella di Roland Petit, che sopprime quasi tutto il terzo atto e concentra le trovate più geniali nel secondo. E funziona. “Diverte e affascina il pubblico di tutto il mondo: questo balletto che nella edizioni tradizionali risulta oggi piuttosto polveroso nelle mani del coreografo francese si è trasformato in una storia divertente e malinconica, disinvolta e ricca di allusioni”. La coreografia presentata alla Scala è quella di Ratmansky, creata in questa occasione, ed è, al di là della retorica, effettivamente originale, fresca, esplicita, e comunque tradizionale, togliendo (se c’era) quella polvere da questo balletto. Resta la suddivisione russa in tre atti (in origine erano due, il terzo è sostanzialmente la scena seconda del secondo atto). Qualche annotazione sparsa. In due momenti del primo atto si rompe un tabù, i ballerini non sono muti, ma esclamano qualcosa. Sembra poca cosa, ma ha il suo impatto interpretativo. Come fa Swanilda appena scopre Franz fare il vanesio con Coppelia al balcone, esclamando un “Ah!”, a significare “Così è?” oppure “T’ho beccato!”. La risposta del pubblico è divertita e partecipe; non solo qui, ma nell’arco soprattutto dei primi due atti. Risatine e mugolii sono il segnale che la coreografia e gli interpreti stanno funzionando. Di nuovo. Non è solo retorica quando Ratmansky afferma di aver seguito le volontà del compositore: quando Swanilda è nel laboratorio rifà ironicamente i passi danzati da Franz quando viene musicato il motivo del momento imitato. Ha quindi reso chiaro e ilare questo momento. Perciò, questa, è una coreografia molto lineare, che non sacrifica i virtuosismi, ma presenta anche tratti stilistici nuovi con un lavoro in en-dedans di parecchi passi. Fa pensare la scenografia, con un cielo molto nuvoloso, pare che stia per venire un temporale: è la tempesta che sta avendo luogo all’orizzonte della ucraina Galizia? Ucraina anche nei costumi. I due protagonisti sono stati molto apprezzati e hanno soprattutto recitato benissimo le proprie parti. Alice Mariani è stata applaudita a scena aperta nel primo atto, Nicola Del Freo è stato molto sciolto e ha catturato anche lui l’attenzione del pubblico, molto bene anche l’aspetto tecnico. Non malvagio è stato il Coppellius di Massimo Della Mora, non è apparso quel “pazzo pericoloso” perché il clima del contesto è gaio. Infine, tutto il corpo di ballo è stato all’altezza, soprattutto le bambole del secondo atto. E comunque sia, con questo spettacolo se c’è qualche piccolo errore tecnico (non manca mai qualsiasi sia lo spettacolo) poco importa. Calorosi gli applausi anche alle tre coppie di ragazzini del terzo atto, il quale forse appare sì più standard e superfluo drammaturgicamente, ma termina con una Swanilda effettivamente un po’ “femminista”, come sembra affermare Ratmansky nella sua intervista: nella coda, dopo aver danzato i canonici fouettées en tournant femminili, fa anche i giri alla seconda che solitamente sono danzati dall’uomo in queste occasioni. E qui cala il sipario. Repliche fino al 13 gennaio. La recita del 17 dicembre sarà trasmessa su Rai 5 il 28, e sarà disponibile su RaiPlay. Da non perdere! Foto Brescia & Amisano