Milano, Palazzo Reale
EL GRECO
11 ottobre 2023 / 11 febbraio 2024
Orari: dal martedì alla domenica: 10.00 – 19.30 / giovedì chiusura alle 22.30
Biglietti: Intero 15 € / Ridotto 13€
Ad oggi, El Greco non ha bisogno di presentazioni. Con il Novecento la sua fama ha risalito la china dopo secoli di oblio, un oblio repentino, avuto luogo già nella Spagna che lo accolse, e pure nella Toledo che ne custodisce una gran quantità di lavori. All’inizio del secolo, sotto la polvere e il buio che spesso regna tutt’oggi nelle chiese, cappelle e cattedrali, e nei palazzi nobiliari, erano sopite opere che poi innescarono spoliazioni e cacce al quadro, fortunatamente in parte arrestate per tempo. Ecco quindi El Greco protagonista delle pagine dei maggiori quotidiani, che tra gli anni ‘50 e ‘60 pubblicavano notizie sui “rabdomanti di capolavori”, segnalando la possibilità di trovare ancora opere di antichi maestri quotatissimi (tra cui proprio El Greco) nei posti più impesati, come le bancarelle di Portobello road; furti nelle case di collezionisti privati con inseguimenti rocamboleschi nei viali e agli imbocchi delle autostrade, degni di serie TV poliziesche; falsi venduti per originali a cifre stratosferiche, come una crocifissione che era stata donata al Museo Poldi Pezzoli, vicenda poi finita in tribunale e nelle cronache; il ritrovamento da parte dell’FBI di un’opera, l’Assunzione “Selgas”, fatta sparire durante la guerra civile spagnola del 1936 e ricomparsa in America dopo un trentennio, che ritornava così in proprietà della vedova del collezionista a cui apparteneva; e un El Greco era di nuovo protagonista tra i cinque quadri coinvolti nel furto che la Galleria Estense di Modena subì a gennaio del 1992: si tratta proprio del Trittico di Modena che è esposto ora tra le sale in cui sta avendo luogo la mostra milanese su El Greco, inspiegabilmente la prima nella nostra città. L’esposizione si articola in varie sezioni. L’ordine non è cronologico, ma tematico, e vuole dare soprattutto merito dei legami del pittore con l’Italia, nel periodo in cui da Candia approdò nella nostra penisola e maturò la propria arte, un legame forte soprattutto con Venezia. Pare, infatti, che El Greco approdò in Spagna proprio perché ambiva ad entrare nelle grazie di Filippo II, amante delle pitture veneziane. Ma il secondo dei dipinti eseguiti per l’Escorial (il Martirio di San Maurizio, venuto dopo il Sogno di Filippo II, opere purtroppo non in mostra) non piacque al re, e El Greco si assestò su Toledo. La mostra presenta non molte opere capitali del pittore, ma possiamo comunque apprezzare, ad esempio, dipinti come San Martino e il mendicante, il tardo Battesimo di Cristo o il Trittico di Modena, oltre al curioso unicum del Laocoonte da Washington, o la bella Madonna con il bambino e le sante Martina e Agnese dallo stesso museo. Per le altre purtroppo la mostra deve soffrire della difficoltà di ottenere prestiti per opere così importanti (com’è il Seppellimento del conte di Orgaz, tanto per citare oziosamente l’opera più importante per antonomasia), che comprendiamo: le mostre sono ad oggi tante e troppe, e le opere vanno preservate. Per alcune di esse, quindi, vengono presentate in mostra copie di bottega, com’è per la Spoliazione (prima opera di El Greco per Toledo) o l’Incarnazione, ma con qualità estetiche comunque buone. Il catalogo presenta saggi sufficientemente ricchi e interessanti, come quello sulle vicende della collezione Messinis, e quindi sul fenomeno di inflazione meramente economica del nome di El Greco associandolo a quello di “madonnero” (il che non stupisce, dopo la rapida scorsa che abbiamo dato alle cronache dei decenni andati), o quello sui ritratti. Ma disomogenee ci appaiono talvolta le schede dei quadri a catalogo, dove riscontriamo delle leggerezze in alcuni testi: soprattutto la disamina e analisi dello status quo storico-critico che ormai è tipico delle schede di un catalogo, o della storia espositiva dell’opera. Dove si colloca la mostra di Milano rispetto a quelle del passato? Questo è palese, ad esempio, per l’Orazione nell’orto: troviamo una lunga descrizione di forme, come si vedevano nei cataloghi di moltissimi decenni fa, ma poco o nulla si dice sulla storia critica del dipinto – tra l’altro scelto, crediamo, in rappresentanza di quello autografo del Toledo Museum of Art in Ohio, o di quella che è considerata ora una sua copia di bottega alla National Gallery (ma tutto ciò non viene neanche citato). Comunque sia, le imminenti vacanze natalizie sono un’ottima occasione per dedicare del tempo all’arte, specialmente a quella di El Greco, artista che affascina sempre anche i più indifferenti all’arte, con il suo sguardo che “trafigge il futuro”. Sono le parole che Giovanni Testori scrive sulle pagine del Corriere della Sera nel 1982, in occasione di una mostra capitale su El Greco avuta luogo al Prado e nata sotto l’egida della collaborazione con il Toledo Museum of Art in Ohio, e in connessione ad essa se ne tenne un’altra, a Toledo, che ebbe come sede la chiesa di San Pedro Mártir e l’Ospedale Tavera. Fu da quella mostra che uscì la prima immagine completa di un El Greco nel suo contesto storico. Quindi nessuna cessione a passaggi estetizzanti e presentizzanti, eppure quell’immagine storica, dice Testori, “ci ributta poi, e con più ragioni di prima, nel Greco quale pittore anche e soprattutto di noi e del nostro tempo”. Godiamone.