Johann Sebastian Bach (1685-1750): The Six Cello Suites, BWV 1007-1012 Transcribed for Violin

CD 1: Suite No. 1 in G Major (transposed to D Major), BWV 1007; Suite No. 2 in D minor (transposed to A minor), BWV 1008; Suite No. 3 in C Major (transposed to G Major), BWV 1009
CD 2: Suite No. 4 in E-flat Major (transposed to B-flat Major), BWV 1010; Suite No. 5 in C minor (transposed to G minor), BWV 1011; Suite No. 6 in D Major, BWV 1012. Tomás Cotik (violino). Registrazione: Portland State University, Portland, Oregon, USA, 2021. T. Time: 56′ 44″ (CD1); 69′ 00″ (CD2). 2CD Centaur CRC 4030/31
Autentici capisaldi del repertorio violoncellistico, le Suite per violoncello BWV 1007-1012 furono composte da Bach tra il 1717 e il 1723 quando si trovava alla corte di Köthen al servizio del Principe Leopold, il quale, oltre ad essere un grande appassionato di musica, sapeva suonare sia il violino che la viola da gamba. Di queste composizioni, in realtà, non si conosce bene, nemmeno la strumentazione originaria dal momento che la copia manoscritta di Kellner, che costituisce una delle tantissime fonti, delle quali nessuna autografa, afferma che queste Suite erano state scritte per una non ben definita “Viola de Baßo”. È, comunque, abbastanza plausibile che queste suite siano state scritte per Christian Ferdinand Abel, che suonava la viola da gamba nell’orchestra di corte, o per  Christian Bernhard Linike che suonava il violoncello sempre nella suddetta orchestra. Nel corso degli anni si sono moltiplicate le incisioni di questi capolavori di Bach, ma è abbastanza inusuale sentirle suonate con un violino  anche se, per la verità, questi capolavori sono stati spesso trascritti per altri organici a partire da Bach stesso che trascrisse, secondo una prassi piuttosto diffusa in epoca Barocca, la Quinta suite per liuto per giungere a quella di Schumann che le rielaborò per violino, violoncello e pianoforte, per non citare che le edizioni più famose. Questa proposta discografica, in particolar modo, si basa sull’edizione di Werner Icking, che, per la massima parte, segue il manoscritto di Anna Magdalena, seconda moglie di Bach. Le Suite, inoltre, secondo una prassi abbastanza usuale in epoca barocca, sono trasposte un quinta sopra per mantenere inalterati i rapporti tra le corde nel violoncello e nel violino eccezion fatta per la Quinta, che è stata mantenuta nella tonalità originaria, essendo la corda più acuta accordata un tono sotto rispetto al normale. Ottima l’esecuzione da parte di Tomás Cotik, non nuovo in questo repertorio dal momento che ha già pubblicato le incisioni delle Sonate e partite per violino solo di Bach e delle 12 Fantasie di Telemann. La sua è un’interpretazione storicamente informata innanzitutto per il fatto che, da prassi dell’epoca, utilizza il vibrato come ornamento e, quindi, con parsimonia, a differenza di quanto avviene oggi e, inoltre, fa ricorso a un fraseggio che si adatta al carattere improvvisativo di questa musica con l’adozione dell’inégalité e del rubato. A ciò si aggiunge una cavata veramente espressiva e un’attenzione anche a quegli accenni di polifonia, realizzati sulle doppie corde, come per esempio nella Sarabanda della prima suite.