Settime Diminuite, Edizione Pendragon, 2023
Volume di 538 pagine. ISBN: 9788833645773
€ 32
Volete sapere cosa è il “guìndolo”? E il “pècchero”? Oppure “èuro” può avere un altro significato oltre a quello oggi ben noto? Ma, soprattutto, dove poter trovare tali termini che fanno parte di una lingua desueta ma ancora oggi così familiare per gli operatori e i tanti appassionati del melodramma italiano? Ecco allora un libro imperdibile che può dare risposte a queste e altre domande. Frutto di un lungo lavoro di Giovanni Tarasconi (cantante e docente d’italiano applicato al canto lirico in prestigiose istituzioni internazionali) è strutturato come un vero e proprio dizionario in cui i lemmi sono ricavati dall’analisi di ben centoventi libretti operistici, dove il linguaggio è segmentato nei principali termini ricorrenti nelle più importanti opere del repertorio. Ogni voce è ben strutturata alfabeticamente secondo la classica impostazione con dizione, qualifica e definizione, ma sono preziosi soprattutto i richiami e gli esempi che contestualizzano la provenienza del termine con titolo dell’opera e autore. I libretti presi in esame vanno da Il ritorno di Ulisse in patria di Claudio Monteverdi (1640) a Assassinio nella cattedrale di Ildebrando Pizzetti (1958); in mezzo troviamo tutte le principali opere del repertorio, con un’ovvia concentrazione intorno ai capolavori del secolo d’oro per l’opera lirica, essenzialmente da Mozart a Puccini. Si potrebbe su ciò eccepire per la minor attenzione al repertorio antico e moderno-contemporaneo, ma il lavoro rimane comunque completo per ciò che è comunemente connotato come melodramma italiano. Non bisogna inoltre dimenticare la matrice letteraria del dizionario, relativa essenzialmente alla lingua poetica che “nasceva già vecchia” soprattutto nei retorici libretti ottocenteschi, specchio pretenzioso delle aspirazioni artistiche per la nuova classe borghese, i cui arcaismi e la versificazione aulica sono però così inscindibilmente legati all’espressione dei capolavori che ben conosciamo. Tutto ciò è efficacemente spiegato nella presentazione dell’autore, nella prefazione del musicologo Marco Spada e in un capitolo introduttivo che analizza brevemente il rapporto della lingua italiana coi libretti operistici, ripercorrendone anche le principali figure retoriche più comunemente utilizzate. È consigliabile sfogliare il bel lavoro di Tarasconi, come bisognerebbe fare con qualunque dizionario, per compiere incontri, sollecitare la memoria, sentire la poesia di versi spesso brutti ma sublimati da musica immortale per toccare con mano come l’alchimia di musica e testo prescinda dal valore letterario e spesso anche da quello musicale. Impagabile infine la razionalizzazione sul significato di sostantivi, verbi, locuzioni spesso equivocati, e regolarmente reinventati nella tipica logica dell’ascoltatore comune. In parole povere si tratta di una riflessione di grande interesse, svolta su un lavoro ampio e accurato che vede la luce poi ora, in coincidenza con l’assunzione del canto lirico nel patrimonio immateriale dell’umanità, cui è ovvio augurare buona fortuna e magari successive e ampliate edizioni.