Bergamo, Teatro Donizetti, Festival Donizetti Opera 2023
“ALFREDO IL GRANDE”
Dramma per musica in due atti di Andrea Leone Tottola
Musica di Gaetano Donizetti
Alfredo ANTONINO SIRAGUSA
Amalia GILDA FIUME
Eduardo LUDOVICO FILIPPO RAVIZZA
Atkins ADOLFO CORRADO
Enrichetta VALERIA GIRARDELLO
Margherita FLORIANA CICÌO
Guglielmo ANTONO GARES
Rivers ANDRÉS AGUDELO
Orchestra Donizetti Opera
Coro della Radio Ungherese
Direttore Corrado Rovaris
Maestro del coro Zoltán Pad
Regia Stefano Simone Pintor
Scene Gregori Zurla
Costumi Giada Masi
Luci Fiammetta Baldisseri
Bergamo, 24 novembre 2023
Andata in scena al San Carlo di Napoli nel 1823 “Alfredo il grande” rappresentò la prima importante commissione del giovane compositore bergamasco. Per l’occasione Donizetti ebbe a disposizione un libretto già predisposto da Tottola per Mayr cinque anni prima e poteva contare su un protagonista di primissimo piano come Domenico Donzelli. Nonostante le premesse l’opera restò in scena per poche recite pur permettendo al compositore di affacciarsi per la prima volta su un grande palcoscenico. La prima ripresa moderna dell’opera – all’interno del progetto #Donizetti200 – permette di farsi un’idea sulla maturazione del compositore in quel momento. L’opera pur non autenticamente ispirata risulta nel complesso godibile e sconta soprattutto la debolezza del libretto di Tottola che concentra l’intera vicenda nel primo atto mentre nel secondo tende ad allungare inutilmente i pochi episodi rimasti. La musica mostra una forte influenza rossiniana – al limite del plagio in certi passaggi – ma a tratti presenta lampi di originalità che lasciano presagire futuri sviluppi – si ascolti il coro pastorale del I atto già così simile a quello dei contadini che apre “L’elisir d’amore”.
La parte musicale è stata affidata all’Orchestra Donizetti Opera guidata da un direttore di esperienza filologica come Corrado Rovaris. Il direttore mostra una notevole attenzione al dato stilistico, pur essendo un’orchestra moderna gli aspetti timbrici e coloritici chiari e luminosi danno subito il sentore di un sicuro approfondimento. Rovaris rende il contrasto tra blocchi di atmosfere contrapposte che caratterizza la partitura. Di contro si è notata qualche scollatura tra buca e palcoscenico di cui ha sofferto soprattutto il coro – per altro ottima la prova della formazione della Radio ungherese – con qualche ritardo negli attacchi. Perfettamente centrata la compagnia di canto. Antonino Siragusa affronta un ruolo scritto per Nozzari e ne esce baldamente vincitore. La voce ha acquisito una maggior robustezza che gli permette di reggere con sicurezza il settore medio grave della tessitura mentre gli acuti sfolgorano sicuri e radiosi senza alcuna difficoltà. Sul piano stilistico si nota la perfetta quadratura dell’autentico belcantista che riesce anche a dare un minimo di consistenza interpretativa a un ruolo al riguardo assai evanescente. La regina Amalia vede brillare la prestazione di Gilda Fiume. Il soprano mostra di possedere tutte le qualità richieste dalla parte. Voce ampia, ricca di armonici, sicura negli acuti e precisa nel canto di coloratura Si mostra pienamente a suo agio sia nei passaggi più patetici sia quando la regina sfoggia un temperamento eroico e quasi marziale. La sua prova è coronata da un’esecuzione impeccabile del grande rondò conclusivo trionfalmente accolta dal pubblico. Belle rivelazioni – almeno per lo scrivente – le voci gravi. Il baritono Lodovico Filippo Ravizza sfoggia una voce assai interessante e canta con la giusta nobiltà la parte del generale inglese Eduardo. Il basso Alfonso Corrado mostra un’ottima voce di basso cantante e un canto morbido e ricco di chiaroscuri con unisce un notevole temperamento che ben rende la figura del capo danese Atkins (corrispettivo operistico del Guthrum storico). Valeria Girardello canta con gusto e proprietà la parte di Enrichetta affiancata dal timbro brillante della Margerita di Floriana Cicìo. Voce agile e preciso Antonia Gares (Guglielmo) e di giusta solidità Andrés Agudelo (Rivers). La regia di Stefano Simone Pintor – con scene di Gregorio Zurla e costumi di Giada Massi – resta sempre a metà del guado lasciando un senso di sostanziale incompiutezza. Spettacolo estremamente essenziale, quasi più una forma semiscenica arricchita che un vero e proprio allestimento teatrale, vede la scena dominato da un grande libro stilizzato – Alfredo fu un grande protettore della cultura, caso quasi unico nell’alto medioevo barbarico – su cui vengono proiettate immagini diverse. Si alternano dettagli di diplomi e miniature medioevali, richiami a roghi di biblioteche e distruzioni di libri e beni culturali – da Alessandria a Sarajevo passando per i Bücherverbrennungen nazisti – e immagini contemporanee di proteste e manifestazioni più grottesche che tragiche specie al paragone con l’importanza degli altri episodi citati con una certa ossessione per l’assalto a Capitol Hill tanto da utilizzare per i guerrieri danesi i copricapi dei nativi americani usati apparsi in quell’occasione.La regia vera e propria di fatto si limita a protagonisti mentre il coro in abito da concerto esegue la propria parte con leggio in mano e unico elemento scenico le bandiere inglesi o danesi sui leggii. I costumi mischiamo medioevo e contemporaneità in modo abbastanza confuso con il risulta di scontentare tanto il pubblico tradizionalista quanto quello più portato alle sperimentazioni. Alla fine resta uno spettacolo anonimo che non lascia segno.