Staatsoper Stuttgart: “Die frau ohne schatten”

Staatsoper Stuttgart, Stagione Lirica 2023/2024
“DIE FRAU OHNE SCHATTEN”
Opera in tre atti su libretto di Hugo von Hofmannstahl
Musica di Richard Strauss
Der Kaiser BENJAMIN BRUNS
Die Kaiserin SIMONE SCHNEIDER
Die Amme EVELYN HERLITZIUS
Der Geisterbote MICHAEL NAGL
Ein Hüter der Schwelle des Tempels JOSEFIN FEILER
Erscheinung eines Jünglings KAI KLUGE
Die Stimme des Falken JOSEFIN FEILER
Eine Stimme von oben ANNETTE SCHÖNMÜLLER
Barak, der Färber MARTIN GANTNER
Die Färberin IRENE THEORIN
Der Einäugige PAWEL KONIK
Der Einarmige ANDREW BOGARD
Der Bucklige TORSTEN HOFMANN
Dienerinnen ALMA RUOQI SUN, KYRIAKI SIRLANTZI, FANIE ANTONELOU, SHANNON KEEGAN, DEBORAH SAFFERY, ITZELI JÁUREGUI
Staatsorchester  & Coro Stuttgart
Kinderchor der Staatsoper Stuttgart
Direttore Cornelius Meister
Regia David Hermann 
Scene, luci e video Jo Schramm
Costumi Claudia Irro, Bettina Werner 
Drammaturgia Ingo Gerlach
Stuttgart, 29 ottobre 2023
La nuova produzione di Die frau ohne Schatten con cui la Staatsoper Stuttgart ha inaugurato la stagione 2023/24 era stata originariamente programmata tre anni fa e poi cancellata per le conseguenze della pandemia di Coronavirus. La monumentale opera che Richard Strauss compose su un testo di Hugo von Hofmansthal costituisce sempre un grande sforzo produttivo per un teatro sia per quanto riguarda la realizzazione scenica che per le difficoltà nel mettere insieme un cast di voci dotate di volume e spessore timbrico. La Staatsoper Stuttgart ha superato brillantemente la sfida, presentando una produzione davvero eccellente sotto tutti i punti di vista che è stata molto apprezzata dal pubblico di un teatro completaente esaurito. Per questa nuova produzione la realizzazione scenica affidata a David Hermann, quarantaseienne regista originario di Würzburg, autore di alcuni spettacoli di grande successo e che per la prima volta allestiva un’ opera qui a Stuttgart, è sembrata nel complesso adeguata. Die Frau ohne Schatten, con la sua drammaturgia sfuggente e carica di simbolismi in un labirinto di riferimenti e suggestioni che forse non era del tutto chiaro neppure agli autori, costituisce un bel rompicapo per i responsabili della realizzazione visiva, ed è sempre molto difficile bilanciare gli aspetti della fiaba iniziatica con quelli riguardanti il carattere umano dei personaggi. La concezione scenica di Hermann era basata su due strutture sceniche raffiguranti il mondo soprannaturale, realizzato visivamente in maniera essenziale e quello abitato dagli esseri umani, che era realizzato visivamente come una specie di bunker sorvegliato dall’ alto nel quale era presente una grande scultura rappresntante un millepiedi. Nel complesso si trattava di uno spettacolo che possedeva una sua logica e un suo stile, realizzato in maniera pulita e senz’ altro convincente.
La parte musicale della produzione era davvero di qualità molto elevata. Cornelius Meister domina e padroneggia alla perfezione tutte le difficoltà tecniche di una partitura molto complessa e dal punto di vista interpretativo firma una delle sue migliori prove ascoltate qui a Stuttgart. Splendidamente assecondato da una Staatsorchester Stuttgart assolutamente impeccabile e splendida per precisione, omogeneità e bellezza di suono, il quarantatreenne Generalmusikdirektor della Staatsoper ha conferito alla narrazione un tono appassionato e squisite ricercatezze timbriche. Il direttore di Hannover ha apportato una serie di tagli alla partitura, soprattutto nella parte finale terzo atto dove abbiamo sentito una ventina di minuti di musica in meno, secondo una tradizione approvata dallo stesso Strauss e praticata anche da altri grandi interpreti dell`opera come Karl Böhm e Wolfgang Sawallisch. Magnifica è stata anche la compagnia di canto, in cui agivano tre voci femminili tra le migliori che oggi si possano mettere insieme per questa opera. Simone Schneider, che qui a Stuttgart ha proposto altr splendide interpretazioni di ruoli come la Marschallin, Klitemnestra e Salome, ha impersonato una Kaiserin assolutamente ideale per luminosità di timbro, finezza di fraseggio e autorità scenica. Eccellente anche la Amme di Evelyn Herlitzius, molto incisiva nella raffigurazione vocale e scenica che rendeva molto bene il carattere demoniaco del personaggio, evitando di trasformarla in una vecchia strega come molto spesso accade nelle esecuzioni di quest’ opera. Irene Theorin, una tra le più autorevoli Brünnhilde della nostra epoca, ha caratterizzato la Farberin con grande sicurezza vocale e incisività di fraseggio, in particolare nel finale del secondo atto che la cantante olandese ha interpretato con grande passionalità e carica teatrale. Per quanto riguarda le voci maschili, il quarantatreenne tenore tedesco Benjamin Bruns, che debuttava in questa occasione la parte del Kaiser, ha una voce abbastanza sonora e una sicurezza vocale che lo ha messo in grado di sostenere le numerose ascensioni alle note acute sopra uno strumentale denso che rendono molto aspra questa parte. Martin Gantner con il suo timbro di baritono chiaro ha messi in evidenza molto bene il carattere debole e tormentato del Farber. Impeccabile è stata anche la prova di tutti gli interpreti delle numerose parti di fianco, tra le quali meritano una citazione Michael Nagl come Geisterbote e Josefin Feiler come Hüter. Alla conclusione, quasi dieci minuti di applausi hanno confermato il successo di una produzione dal livello senza dubbio molto elevato. Foto Matthias Baus