Siegfrid Wagner (1869 – 1930): “An allem ist Hütchen schuld! (1917)

Opera in tre atti su libretto di Siegfrid Wagner. Niklas Mix (Hütchen), Hans-Georg Priese (Frieder), Rebecca Broberg (Katherlies’chen), Alessandra di Giorgio (La Madre di Frieder, il Sole, la Nonna del diavolo), Maarja Purga (Trude, l’Ostessa, la Signora delle favole), Daniel Arnaldos (Il Giudice del villaggio, il Sagrestano, l’Ospite, il Generale, l’Assistente del diavolo),  Ulf Dirk Mädler (La Morte, il Mangia-uomini), Axel Wolloscheck (La Luna, il Diavolo, l’Oste), Silvia Micu (La prima sorella di Frieder, la Giovane strega, l’Ospite), Joa Helgesson (Il Mugnaio, Siegfrid Wagner), Sarah Marguerite Ring (La terza dorella di Frieder, La Moglie del mugnaio, l’Ospite), Antonia Schuchardt (La seconda sorella di Frieder, la Stella, l’Allodola, la voce di Hütchenm l’Ospite), Sophie Catherin (La quarta sorella di Frieder, l’Ospite), Peter P. Pachl (Jacob Grimm), Matthew Peña, Max Jakob Rößeler, Reuben Scott, Maximiliano Michailovsky (Gli Ospiti, i Generali, gli Assistenti del diavolo). Nuremberg Philharmonic Chorus, Gordian Teupke (maestro del coro), Karlovy Vary Symphony Orchestra, David Robert Coleman (direttore). Registrazione: Margravial Opera House, Bayreuth. 8-9 agosto 2019. 3 CD Marco Polo 8.225378-80

Siegfrid Wagner ha dovuto convivere con l’ombra paterna per tutta la sua vita e soprattutto la sua attività di musicista non poteva non risentirne. La statura gigantesca del padre, forse la più importante figura della cultura europea della seconda metà del XIX secolo per la sua capacità di modificare in modo radicale tutta la concezione estetica successiva per molti aspetti fino ai nostri giorni, non poteva che pesare come un macigno sulle spalle di Siegfrid, buon musicista ma destinato a scomparire di fronte al genio titanico paterno.
Nonostante questo le sue opere – ben sei titoli – furono accolte al tempo con buon successo per poi scomparire dai palcoscenici dopo la seconda guerra probabilmente anche in relazione alle ambiguità che avevano caratterizzato la famiglia Wagner durante la dittatura nazista. Negli ultimi anni si riscontra invece un rinnovato interesse ed è all’intero di questo che nel 2019 presso il Teatro dei Margravi di Bayreuth si è allestita “An allem ist Hütchen schuld!” opera composta nel 1914 (andata in scena per la prima volta a Stoccarda nel 1917) che aveva rappresentato uno dei maggiori successi teatrali di Siegfrid.
L’opera s’inserisce in quel gusto fiabesco che nella Germania d’inizio secolo aveva particolare fortuna. Il paragone più immediato è con la produzione di Engelbert Humperdinck e con il suo tentativo di adattare a soggetti di matrice folklorica e infantile i modelli del dramma musicale wagneriano. L’ascolto dell’opera di Siegfrid mostra non poco somiglianze con lo stile di Humperdinck anche sul piano delle scelte compositive mentre gli echi paterni pur presenti sono alquanto attenuati e forse solo il duetto del III atto tra Katherlies’chen e Frieder ci appare come una versione in scala ridotta dei grandi duetti del Ring.
Il libretto – è questo rappresenta il maggior difetto della composizione – vuole essere un omaggio ai fratelli Grimm rielaborando per l’occasione situazione e personaggi tratti da numerose favole della loro raccolta – più altri richiami da opere di Andersen e altri autori – e con la partecipazione alla vicenda degli stessi Jacob Grimm e Siegfrid Wagner. Il risultato è un caleidoscopio di personaggi e situazioni in cui è fin troppo facile perdersi e in cui viene facilmente a cadere qualunque coerenza drammaturgica. Gli unici elementi unificanti sono dati dalla coppia d’innamorati Katherlies’chen e Frieder che attraversano l’intero immaginario fiabesco romantico e dagli scherzi fatti loro al folletto Hütchen personaggio quasi solo recitato salvo un brevissimo intervento dietro le quindi.
L’ascolto solo discografico permette di soprassedere sull’inconsistenza teatrale e di ascoltare una musica fresca e brillante dove la tradizione tardo-romantica – dominante nel lunghissimo preludio di oltre quindici minuti – si incontro di suggestioni impressioniste nei colori orchestrali e nell’orchestrazione parcellizzata e cangiante. La scrittura vocale recupera inoltre molti aspetti di matrice popolare con andamento strofico delle arie e ritmi danzanti così come molto evidente e il richiamo alla tradizione liederistica. Una musica quindi non personalissima ma assai godibile nel complesso anche se le quasi tre ore di musica risultano decisamente eccessive per l’inconsistenza della vicenda.
La registrazione – commercializzata dall’etichetta Naxos – è ripresa dal vivo con buona qualità sonora anche se i rumori di scena sono molto presenti e possono risultare fastidiosi al solo ascolto. L’esecuzione – pur priva di nomi di particolare richiamo – appare nel complesso decisamente piacevole.
David Robert Coleman è tra i maggiori conoscitori di quest’opera – l’ha diretta anche a Bochum – è ne da una lettura rigorosa e precisa, sulle cui correttezza stilistica non credo vi possano essere dubbi. Evita – salvo nei momenti richiesti – di appesantire troppo il suono che resta brillante e leggero così da evidenziare il carattere popolare o liederistico di tanti brani così come le atmosfere bonariamente ironiche che accompagnano – ad esempio – i personaggi dei diavoli. I complessi cechi della Karlovy Vary Symphony Orchestra suona decisamente bene e con grande pulizia così come decisamente positiva la prova delle masse corali fornite dal Nuremberg Philarmonic Choir.
Il numero di personaggi spesso presenti in un’unica scena impone a quasi tutti gli interpreti di affrontare più ruoli. Fa eccezione la coppia protagonista. Hans-Georg Priese è un ottimo Frieder. Tenore dalla voce possente e baldanzosa e dallo squillo sicuro compensa un timbro un po’ freddo con lo slancio e la sicurezza. Priese riesce a rendere bene le varie sfaccettature del ruolo che passa da momenti di più lirico abbandono ad accensioni da autentico heldentenorer. Più anonima al suo fianco la Katherlies’chen di Rebecca Broberg, soprano dalla voce solida e robusta ma dal timbro anonimo e dall’accento poco personale. Pur cantata con correttezza si fatica a ritrovare nella sua Katherlies’chen una radiosa principessa delle fiabe anche se nel finale – musicalmente assai riuscito – trova accenti convincenti.
Molto brava Alessandra di Giorgio la cui bella voce di soprano lirico risulta più radiosa di quella della Brobeng e forse solo troppo giovanile per i ruoli (la Madre di Frieder e la Nonna del diavolo) che gli sono affidati. Corretta vocalmente ma poco personale – e con qualche slittamento nel settore grave – Maarja Purga nei panni di Trude, la stagionata spasimante di Frieder (cui aggiunge i ruoli dell’Ostessa e della vecchia signora).
 Daniel Arnaldos con la sua voce agile e brillante di secondo tenore crea il giusto contrasto con il più robusto materiale di Frieder nei diversi ruoli affidati (Il giudice del villaggio, il sacrestano, la vicina, il diavolo). Silvia Micu gorgheggia leggera e sicura nei panni della Giovane strega; il baritono Ulf Dirk Mädler affronta con una voce robusta e ben impostata i ruoli del Mangia-uomini e della Morte così come efficacie  Joa Helgesson come Mugnaio. Il gran numero di piccole parti contribuisce con professionalità alla resa corale di molti momenti della partitura.