Roma, Teatro Quirino Vittorio Gassman: “L’Ispettore generale” di Leo Muscato

Roma, Teatro Quirino Vittorio Gassman
Stagione di Prosa 2023/ 2024

“L’ISPETTORE GENERALE”
di Nikolaj Gogol
Con Rocco Papaleo
e con Elena Aimone, Giulio Baraldi, Letizia Bravi, Marco Brinzi, Michele Cipriani, Salvatore Cutrì, Marta Dalla Via, Gennaro Di Biase, Marco Gobetti, Daniele Marmi, Michele Schiano Di Cola, Marco Vergani

scene Andrea Belli
costumi Margherita Baldoni
luci Alessandro Verazzi
regia Leo Muscato
Roma, 31 Ottobre 2023
Nella sala del Teatro Quirino Vittorio Gassman di Roma, si alza il sipario sulla prima di “L’Ispettore Generale”. Questa magistrale opera teatrale, nata dal genio artistico di Nikolai Gogol nel 1836, riprende e amplifica un tema precedentemente affrontato dal meno noto autore russo Kvitka-Osnovyanenko nella sua opera del 1827, “Baraonda in una Città di Provincia”.
L’episodio fondamentale della trama potrebbe essere stato suggerito a Gogol dal suo contemporaneo e amico, il rinomato poeta russo Pushkin. “L’Ispettore Generale” ruota attorno alla figura di un avventuriero, un subalterno pigro e oberato da debiti, che si ritrova per una serie di circostanze in una cittadina provinciale. Questo personaggio viene erroneamente identificato come un temuto ispettore fiscale dai notabili locali, i quali, terrorizzati all’idea di un’indagine sulle loro attività illecite, cercano di corromperlo. Abilmente, l’avventuriero sfrutta la loro paura e la successiva volontà di corromperlo, accettando generosamente favori e doni. Tuttavia, come un fantasma che svanisce alla luce dell’alba, l’avventuriero scompare appena prima dell’arrivo del vero ispettore inviato dal governo. L’opera si conclude su una nota di comicità, ma non senza aver prima esposto la corruzione e l’ipocrisia dei notabili locali. Questo dramma è un caposaldo nell’opera teatrale di Gogol, espressione del suo fervente desiderio di utilizzare l’umorismo e la comicità come strumenti per smascherare e contrastare la violenza, l’ingiustizia e gli abusi che permeano la vita quotidiana. Per Gogol, l’essere umano non è intrinsecamente malvagio, ma è la società stessa che lo corrompe. Questa satira pungente svela la mediocrità morale della società, esponendola in tutta la sua desolante realtà. La regia di Leo Musato e le scene di Andrea Belli traggono ispirazione da un luogo geografico remoto dove si svolgono gli eventi. Questa distanza, questa separazione da un altrove lontano dai confini dell’impero, e forse dal resto del mondo, aggiunge un elemento di isolamento alle loro scelte sia registiche che sceniche. L’ambientazione infatti è in un territorio ostile e difficile da raggiungere, paragonabile alla Siberia in pieno inverno. Le porte, dipinte in tonalità fredde e disposte in vari orientamenti, delineano i vicoli angusti e gli ingressi delle abitazioni, contribuendo all’architettura urbana. Le abitazioni, simili a blocchi di ghiaccio, e gli edifici, con i loro profili geometrici puliti e le loro trasparenze, costruiscono un paesaggio urbano che enfatizza l’isolamento e la solitudine degli individui. Una maestosa struttura scenografica è l’epicentro dello spettacolo, agilmente in movimento attorno a un perno, esplorando una varietà di ambientazioni come un coinvolgente racconto fumettistico. I personaggi, veri protagonisti della scena, agiscono come una forza propulsiva, animando l’ingegnosa girandola. Questa sinergia di elementi crea tensione e conflitto che mantengono il ritmo della trama. Le bellissime luci di Alessandro Verazzi enfatizzano questo aura spettrale, contribuendo alla creazione di un’atmosfera intensamente evocativa tra nebbie e affascinanti filtri. I costumi di Margherita Baldoni, brillanti e sgargianti, offrono un contrasto vivido a questo pallore, introducendo un elemento di vitalità che interrompe questa atmosfera glaciale. Nel panorama contemporaneo del teatro, la recente direzione artistica di Leo Muscato segna un importante punto di svolta per Rocco Papaleo. Questa nuova interpretazione offre a Rocco Papaleo (Il Podesta’)  l’opportunità di confrontarsi per la prima volta con una pièce classica del teatro. La performance è intrisa di risate, grazie alla sua innata vis comica, e di deliziosi siparietti  che intrattengono gli spettatori. La sua prestazione attoriale, che unisce una straordinaria abilità interpretativa all’uso sapiente del linguaggio corporeo, risulta una magnifica dimostrazione del suo ben noto talento. Aggiunge un nuovo strato di complessità e profondità al suo già impressionante repertorio, consolidando ulteriormente la sua posizione come uno degli attori più versatili e dotati della sua generazione. La performance teatrale diretta da Leo Musato ha visto un cast di attori davvero eccezionale. La sua direzione ha dato vita ad una performance coinvolgente ed ha dimostrato una profonda comprensione del testo e una grande capacità di guidare gli attori. Nonostante alcuni momenti possano essere sembrati un po’ più lenti o artificiosi rispetto ad altri, l’esperienza teatrale resta estremamente convincente. Ogni membro del cast ha dimostrato una grande professionalità e un talento unico, immergendosi completamente nel testo e nella visione registica. Daniele Marmi (Clestachov) ha saputo portare in scena tutto il suo bagaglio da cabarettista e comico, dirigendolo in un linguaggio teatrale più tradizionale con un risultato straordinario. La esilerante coppia di Dobcinskij (Michele Schiano di Cola) e Bobcinskij (Michele Cipriani) , ha creato una combinazione unica di comicità sempre sferzante . Il testo di Gogol’ svela l’inesorabile persistenza della natura umana, sempre suscettibile ai vizi e alla corruzione. La sua opera, malgrado l’età, mantiene una rilevanza sorprendente, fungendo da specchio satirico dei nostri tempi. La sua rilettura odierna ci insegna, in modo piuttosto ironico, che la Storia, contrariamente a quanto si possa pensare, non è affatto una sapiente maestra di vita.