Roma, Teatro Quirino Vittorio Gassman Stagione 2023- 2024
ROMEO E GIULIETTA
Di William Shakespeare
Con Mimosa Campironi, Antonella Civale, Martino Duane, Diego Facciotti, Sebastian Gimelli Morosini, Massimiliano Giovanetti, Roberto Mantovani, Matteo Milani, Loredana Piedimonte, Raffaele Proietti , Federico Tolardo, Matteo Vignati, Nicola Adobati, Cristiano Arsì, Matteo Esposito, Giacomo Faccini ,Luca Giacomini, Valeria Palma, Gianluca Passarelli, Claudio Righini, Simone Ruggiero, Matteo Sangalli, Francesca Visicaro
Regia Gigi Proietti
traduzione Angelo Dallagiacoma
regista assistente Loredana Scaramella
costumi Maria Filippi
scene Fabiana Di Marco
Roma, 17 Novembre 2023
“Ho sempre pensato che la festa a casa Capuleti fosse una specie di sliding door, che attraversata o evitata conduce a storie diverse. Se Romeo decidesse di non andare alla festa? E se tutta la storia fosse solo il sogno di una giovane mente eccitata dall’amore? E se fosse proprio l’amore la chiave che apre le porte del tempo proiettandoci nell’eterna favola dei due innamorati? Da qui sono partito per decidere di collocare la prima parte ai nostri giorni. La festa è un ballo in maschera, che dopo il primo sguardo e la fatidica scintilla si trasforma in un sogno di epoche lontane. Il pubblico si vedrà riflesso nella storia, in un gioco di specchi in cui si raccontano due realtà, due secoli, due mondi.” (GIGI PROIETTI)
Al Teatro Quirino Vittorio Gassman, si celebra una nuova esecuzione di una delle storie d’amore più celebri, a distanza di vent’anni dalla prima rappresentazione che segnò l’apertura del Globe Theatre a Roma (in questo periodo recente, si trova avvolto da nubi dense di incertezza, un velo preoccupante che sembra avvicinare sempre di più l’ombra dell’abbattimento). Questo teatro, fortemente voluto da Gigi Proietti e reso possibile grazie all’impegno della Fondazione Silvano Toti, ha visto il suo esordio con quella fervente inaugurazione due decenni fa. Ora, con la collaborazione dell’assistente Loredana Scaramella, lo spettacolo dell’acclamato attore e regista romano si ripresenta sul palcoscenico, guidato da quella stessa inclinazione all’innovazione e alla contemporaneità che ha caratterizzato la sua prima messinscena, rimasta immutata nel corso degli anni. Pur mantenendo pressoché intatto il tessuto shakespeariano, il desiderio di innovazione permea l’intero lavoro; l’obiettivo principale è superare la sfida ricorrente nell’affrontare un classico tanto rappresentato quanto la tragedia degli amanti veronesi. Non è la ricerca dell’inesplorato a ogni costo, bensì il tentativo di infondere, attraverso una lente moderna, una vitalità difficile da ricreare in un linguaggio denso e intricato come quello di Shakespeare. Il palco, vuoto dal terrazzo di legno – un’omaggio ai teatri elisabettiani cui si ispira la versione romana – risuona delle parole del prologo (una voce registrata dello stesso Proietti): “alla nostra mancanza cercherete di supplire”, implora Shakespeare, e la risposta sembra giungere da una voce fuori campo . L’invocazione degli spettatori si materializza con l’ingresso dei primi due personaggi, vestiti come il pubblico in sala. L’aderenza all’epoca contemporanea, con le sue Converse, il rap e lo slang di strada, permea gli atteggiamenti di tutta la compagnia di Romeo, mentre la scelta di presentare una Giulietta che esordisce con una canzone pop melodica aggiunge un tocco di freschezza, seppur poco incisivo. In verità oggi nulla di nuovo ma vent’anni fa indubbiamente diverso. Come una corrente sotterranea, gli atteggiamenti dei giovani di oggi si fondono armoniosamente con l’atmosfera, rendendo Romeo quasi un estraneo, un poeta malinconico e innamorato, fuori luogo nella sua camicia a scacchi, mentre spicca la vitalità di Mercuzio, indiscusso leader della combriccola. La festa dei Capuleti offre un escamotage per immergersi in un passato sfuggente: il passaggio dal denim al mantello apre interessanti spunti che caratterizzano e arricchiscono l’interpretazione. Si ride dell’imbarazzo, si esprimono i dubbi, si giustifica l’audacia; tuttavia, il cambiamento non è privo di sfide, e il sottotesto non sempre sostiene il dispiegamento del testo, risultando talvolta affaticato. Contrariamente ai cinque atti consueti, la regia di Proietti vive uno sbilanciamento, parzialmente colmato nelle situazioni di gruppo, dove il corpo unico della compagnia si muove con coesione. Tuttavia, nelle situazioni più intime, l’acerbità degli attori, sebbene in sintonia con l’età dei personaggi, a tratti manca della necessaria maestria tecnica. L’attualizzazione dei rapporti tra i personaggi, se inizialmente intrigante, talvolta si disperde nei quattro atti successivi, con alcune eccezioni, tra cui l’interpretazione della Balia, che raggiunge corde interessanti nella sua brutale maternità. Dal mantello, il ritorno al jeans è ormai impossibile: i restanti atti seguono un approccio più classico, dove l’attualità si ritira in secondo piano, quasi dimenticata, relegata a una trovata scenica, come il “coup de théâtre” degli invitati in abito lungo e mascherina che oscillano sulle note di “Video Killed the Radio Star”. Questo cambiamento, sebbene offra uno spunto suggestivo, rischia di non appartenere completamente né alla riproduzione fedele né alla rivisitazione. Forse è proprio in questa mancata circolarità, in questa occasione mancata di giocare incessantemente tra il mondo di Romeo e Giulietta, tra adesione e critica, tra testo e sotto testo, che risiede il limite della messinscena. Nel giovane cast, emergono con notevole vivacità e talento Matteo Vignati e Mimosa Campironi, che rivestono rispettivamente i ruoli dei due protagonisti. Diego Facciotti si distingue in maniera straordinaria nel ruolo di Mercuzio, mentre Sebastian Gimelli Morosini offre una buona interpretazione di Paride. Tra gli altri talentuosi attori, Martino Duane dà vita al padre dei Capuleti, Roberto Mantovani incarna il patriarca dei Montecchi, e Massimiliano Giovannetti offre una straordinaria interpretazione del Frate Lorenzo. Infine, Loredana Piedimonte dona vita al personaggio della Balia con grande partecipazione e talento. Le belle scenografie portano la firma di Fabiana Di Marco, i costumi attualissimi e coloratissimi sono cura di Maria Filippi, mentre i contributi musicali sono magistralmente orchestrati da Roberto Giglio. Il pubblico, con raffinato discernimento, ha elogiato l’impegno e la dedizione del giovane cast, manifestando il suo profondo affetto anche in memoria del compianto Gigi Proietti. Quest’ultimo, attraverso la sua geniale messinscena, ha sapientemente donato al pubblico un sentimento tangibile della sua presenza indelebile. Photocredit @MarcoBorrelli