Jules Massenet: “C’est Thaïs” (“Thaïs”); Ruggero Leoncavallo: “Musette svaria sulla bocca viva” (“La bohéme”); Jules Massenet: “Allons! Il le faut … Adieu, notre petite table” (“Manon”); Umberto Giordano: “Nel suo amor rianimata” (“Siberia”); Giacomo Puccini: “Un bel dì vedremo” (“Madama Butterfly”); Pietro Mascagni: “Ho fatto un triste sogno pauroso” (“Iris”); Jules Massenet: Ah! je suis seule … Dis-moi que je suis belle”, (“Thaïs”); Giacomo Puccini: “In quelle trine morbide” (“Manon Lescaut”); Camille Saint-Saëns: “Mon coeur s’ouvre à ta voix” (“Samson et Dalila”); Giacomo Puccini: “Sola, perduta, abbandonata” (“Manon Lescaut”; Giuseppe Verdi: “Parigi o cara” (“La traviata”); Carl Orff: “In trutina” (“Carmina burana”). Sonya Yoncheva (soprano), Charles Castronova (tenore). Orchestra del Teatro Carlo Felice di Genova, Marco Armilliato (direttore). Registrazione: Teatro Carlo Felice, Genova, maggio 2021. 1 CD SY11 production.
“The Courtisan” (“La cortigiana”) s’intitola il nuovo CD del soprano bulgaro Sonya Yoncheva appena pubblicato per l’etichetta SY11 e fin dal titolo indicata è la scelta tematica, almeno dal punto di vista teatrale, dei brani anche se per alcuni dei personaggi presenti la definizione non calza propriamente a pennello. Sul piano musicale il taglio è invece piuttosto ecclettico passando da Verdi al verismo con non poche incursioni nell’opera francese e in questo corrisponde alle scelte di repertorio a volte spiazzanti della cantante.
Il primo brano del programma è il duetto “C’est Thaïs” dall’omonima opera di Massenet e personaggio che meglio non potrebbe rappresentare il titolo del programma. Affiancato dal Nicias robusto ma fin troppo prosaico di Charles Castronovo la cantante sfoggia le sue innegabili qualità. La voce è innegabilmente bella, ricca di armonici e dal colore caldo e brunito particolarmente suggestivo. La dizione francese è decisamente buona – meno quella italiana come si noterà nei brani seguenti – e il canto si fa apprezzare per una naturale predisposizione all’abbandono melodico che trionferà in alcuni dei brani successivi. La grande scena solistica di Thaïs “Ah! je suis seule … Dis-moi que je suis belle” inserita successivamente è ancor più sincera perché se conferma le buone impressioni del brano di apertura ma mostra anche i limiti della cantante. La tessitura molto acuta è retta con sicurezza – almeno in sala di incisione – ma gli acuti pur ricchi e corposi sono affetti da un evidente vibrato mentre sul versante interpretativo una pulizia di linea mostra un’eleganza un po’ fredda e invano cercheremmo in questa esecuzione le ansie che affannano l’etera alessandrina.
Questi elementi – in positivo e in negativo – si ritrovano in tutto il programma. Nei brani veristi – i più interessanti tra quelli selezionati e i soli a distinguersi in una selezione assai scontata – la rinuncia a troppo facili effetti e un gusto controllato e rigoroso non possono che apprezzarsi. Se la fragile aria di Musetta “Musette svaria sulla bocca viva” da “La bohéme” di Leoncavallo non va oltre una generica piacevolezza si resta positivamente colpiti dall’abbandono melodico di “Nel suo amor rianimata” da “Siberia” di Giordano opera interpretata anche in scena a Firenze e che appare anche tra le più convincenti sul piano interpretativo dove si nota un’espressività più naturale e meno costruita. L’aria di Iris dall’omonima opera di Mascagni (“Ho fatto un triste sogno pauroso”) presenta una buona intensità drammatica.
Manon non rientrerebbe a stretta osservanza tra le cortigiane ma è la protagonista di ben tre brani tra quelli in programma. Dell’opera di Massenet si è scelta “Allons! Il le faut … Adieu, notre petite table” che con il suo afflato lirico bel si presta alle caratteristiche della Yoncheva e le evita di rischiare nei cimenti virtuosistici della gavotta. L’opera di Puccini è rappresentata da due brani e come sempre il compositore lucchese tende a essere il più sfuggente avvicinandosi ma non identificandosi con il verismo specie in un’opera come questa ancora saldamente ancorata nell’estetica scapigliata. La Yoncheva non esce indenne dai trabocchetti del ruolo. “In quelle trine morbide” è affrontata con sicurezza e dovizia vocale ma “Sola, perduta e abbandonata” presenta in qualche modo il conto. Le qualità vocali restano così come un canto pulito e corretto ma le discese al grave la vedono spesso in difficoltà e sul versante espressivo tutto passa senza troppa emozione, come nella grande scena di Thaïs l’interprete lascia il fianco scoperto restando sempre un po’ superficiale rispetto alle possibilità di questi brani.
In un’aria prettamente mezzosopranile come “Mon coeur s’ouvre à ta voix” da “Samson et Dalila” emerge un’esecuzione molto curata ma è evidente che la cantante gioca sulla difensiva e che l’eccessiva attenzione al dato vocale porti a un’esecuzione fredda e poco coinvolgente nonostante l’innegabile eleganza. Una scelta, questa, poco felice, tanto più che anche sul piano tematico e assai difficile far rientrare Dalila tra le cortigiane.
Prudenza che sembra riconoscibile invece nella scelta dell’unico brano verdiano, di “La traviata” – opera per altro spesso affrontata in teatro – si è scelto il duetto “Parigi a cara” invece della grande scena del primo atto. La Yoncheva canta con gusto e partecipazione mentre Castronovo sembra sempre un poco stentoreo e troppo preoccupato di mettersi in mostra. Come traccia omaggio è inserito “In trutina” dai “Carmina burana” di Carl Orff brano pensato per voce molto più leggera ma cantato con gusto e sensibilità. Il programma è accompagnato con solida professionalità da Marco Armilliato alla guida dei complessi del Teatro Carlo Felice di Genova.