Roma, Teatro Brancaccio: Il Musical “Cabaret” apre la nuova stagione

Roma, Teatro Brancaccio Stagione 2023 2024
CABARET: 
THE MUSICAL
basato su uno spettacolo di John Van Druten
soggetto di Christopher Isherwood
Con
Arturo Brachetti Diana Del Bufalo
e con Cristian Catto, Christine Grimandi, Fabio Bussotti, Giulia Ercolessi, Niccolò Minonzio
scene Rinaldo Rinaldi
costumi Maria Filippi
direzione musicale Giovanni Maria Lori
coreografie Luciano Cannito
Prodotto Fabrizio Di Fiore Entertainment
Regia Arturo Brachetti Luciano Cannito
Roma, 18 Ottobre 2023
In un turbinio di irriverenza, piccantezza, spettacolo, divertimento e cinematografia, Cabaret si pone come uno dei musical più iconici di ogni tempo ed apre la nuova stagione del Teatro Brancaccio di Roma.
Famoso per l’omonimo film diretto da Bob Fosse e arricchito dalla straordinaria interpretazione di Liza Minnelli, Cabaret ha segnato la storia del cinema, portando a casa ben 8 Oscar. Quest’anno, infatti, si celebra il cinquantesimo anniversario di quella cerimonia indimenticabile, un evento che ha definitivamente consacrato il film nell’Olimpo cinematografico. Ma non finisce qui. Cabaret ha conquistato anche le scene di Broadway e Londra, vincendo una miriade di premi nelle varie edizioni dell’omonimo musical. Un successo senza tempo, una pietra miliare dell’arte scenica e cinematografica che continua a vivere e a risplendere nel cuore degli appassionati. In una vivida rievocazione degli anni ’30, il romanzo “Addio a Berlino” di Christopher Isherwood ci catapulta nel cuore pulsante di una Berlino effervescente e decadente. Isherwood, che ha trascorso tre anni della sua vita in questa metropoli elettrizzante, dipinge un ritratto fedele della città, con i suoi cabaret scintillanti, bordelli vivaci, una vita notturna frenetica e un’incredibile effervescenza artistica che ha fatto di Berlino un punto di fusione per artisti, liberi pensatori e la gente comune. La maggior parte di questi erano ignari della nascita imminente del nazismo. Il protagonista della storia, un americano appena arrivato a Berlino, incrocia la sua vita con quella di Sally, una libera inglese interpretata da Diana Del Bufalo. Vivendo insieme in un modesto pensionato, gestito da una vecchia zitella tedesca che ha un debole per un venditore di frutta ebreo. L’adattamento del testo presenta un’interpretazione radicalmente diversa sia dal famoso adattamento cinematografico che dal testo originale di Isherwood. Vi è un’evidente mancanza di alcuni personaggi e l’inserimento arbitrario di altri. Nonostante ciò, lo spettacolo funziona. Tuttavia, è importante sottolineare che non si tratta del musical che generalmente ci aspetteremmo dato il titolo.
Il Cabaret Kit Kat Club, guidato dal presentatore ambiguo e irriverente EMCEE, interpretato da Arturo Brachetti, diventa il fulcro narrativo, sfidando le norme di libertà sessuale e potere. La storia culmina con l’ascesa del nazismo che soffoca questa libertà di pensiero e di espressione, preludio dell’oscura era storica che tutti abbiamo appreso a conoscere e condannareLe scenografie di Rinaldo Rinaldi rappresentano una danza di spazi dinamici e fluidi, che si dilatano e restringono con una grazia quasi coreografica. Questa flessibilità scenica permette di ospitare sia i momenti corali ricchi di ballo, sia quelli più drammatici, condensando l’intimità dell’emozione in maniera potente. Le luci, straordinariamente modulate, seppure non sempre precise, sono un altro protagonista silenzioso, riflettendo sul palcoscenico un gioco di forme e volumi accuratamente selezionati. Quest’armonia tra spazio e luce conferisce alla scena un profondo senso di realismo, rafforzando il coinvolgimento emotivo dello spettatore. La regia di Brachetti e Cannito si immerge profondamente nell’atmosfera esaltante dello spettacolo, enfatizzandola con movimenti coreografici corali di estremo impatto, eseguiti con notevole maestria. Tuttavia, sembra che a volte trascurino la parte recitativa, che risulta di qualità inferiore. Il trionfo di questa produzione risiede principalmente nella straordinaria resa visiva e nella capacità di infondere energia e vitalità. L’eccezionale coesione e armonia del corpo di ballo, vestito con abiti vivaci e di qualità notevole, sia per il materiale utilizzato che per la scelta dei tessuti, accentua ulteriormente l’effulgenza complessiva della performance, deviando l’attenzione da altre lacune. Un’atmosfera di levità pervade l’intero spettacolo, nonostante la potente tragicità dei numerosi temi affrontati. Sebbene questi non siano stati esplorati con un’intensità palpabile, tale scelta potrebbe riflettere una lettura intenzionale e selettiva dell’intricata trama, piuttosto che una mancanza volontaria di approfondimento. Questa è una prospettiva che probabilmente susciterà un’ampia gamma di opinioni, offrendo a ciascuno spettatore la libertà di formare la propria interpretazione. Nelle affissioni e nelle locandine pubblicitarie, meritatamente in primo piano, brillano i nomi dei due protagonisti del musical: Arturo Brachetti e Diana Del Bufalo. Arturo Brachetti, con il suo talento innato da showman e illusionista, affascina ancora una volta il pubblico, affermandosi come un artista poliedrico e magnetico che sa tenere costantemente viva l’attenzione degli spettatori. Pur avendo un punto di partenza privilegiato, in quanto il suo personaggio e la sua rappresentazione scenica rimangono in linea con l’immagine che il pubblico ha consolidato attraverso i suoi numerosi spettacoli, Brachetti riesce comunque ancora a stupire. Il noto trasformista, infatti,  interpreta se stesso, e non potrebbe essere diversamente, e questa autenticità è proprio ciò che lo rende irresistibile. Diana Del Bufalo presenta una rielaborazione unica di Sally Bowles, che si discosta in modo significativo dal celebre ruolo reso famoso da Liza Minnelli o dalla più attuale regina dei musical londinesi Jessie Buckley. Questa divergenza, tuttavia, si rivela un punto di forza per l’artista, permettendole di evitare un’imitazione ripetitiva e un confronto irriverente. Sebbene la sua voce non sia graffiante o seducente e manchi di una naturale inclinazione all’ammiccamento, si distingue per la sua interpretazione equilibrata, sia nel canto che nella recitazione. In definitiva, come accade spesso in ogni ruolo che ricopre, il suo risultato è globalmente grazioso. Esplorando i vicoli oscuri del trasgressivo Kit Kat Klub, il musical non si limita a dare un volto alla scandalosa vita notturna di Berlino negli anni ’30. Al centro del palcoscenico vi è anche la tormentata storia d’amore tra la giovane cabarettista inglese Sally Bowles e lo scrittore americano Cliff Bradshaw, interpretato magistralmente da Cristian Catto. L’attore dà vita al paradosso d’amore di Sally, una donna che affronta la scelta dell’aborto con una leggerezza disarmante. La trama del musical si intreccia con la tensione politica dell’epoca, con l’ascesa del nazismo che getta un’ombra minacciosa sul tenero sentimento che sboccia tra Fräulein Schneider e Herr Schultz. Quello che sembra un amore promettente si rivela presto un amore proibito, vittima degli orrori dell’antisemitismo. Herr Schultz, un fiero fruttivendolo ebreo che si considera un vero tedesco, si scontra con la dura realtà della discriminazione razziale, che mette in discussione il suo diritto di appartenere alla “razza pura”. Christine Grimandi, interpretando la riservata Fräulein Schneider, sfoggia un’esibizione pressoché perfetta, trasformando ogni suo gesto e parola in un tesoro prezioso sulla scena. Nonostante la sua performance sia più brillante nella prima parte rispetto alla seconda, rimane indiscutibilmente una delle migliori presenze sul palco. Fabio Bussotti, nel ruolo di Herr Schultz, coinvolge il pubblico con intensità, pur non essendo la sua recitazione e sopratutto il canto particolarmente raffinati. Il cast, che include talenti come Giulia Ercolessi (Fraulein Kost) e Niccolò Minonzio (Ernst Ludwig), viene accolto con calorosi applausi per le loro eccezionali interpretazioni. Essi contribuiscono a creare un’atmosfera avvincente e intensa, rendendo “Cabaret” un’esperienza teatrale indimenticabile. La direzione musicale di Giovanni Maria Lori è notevole, con l’orchestra dal vivo posizionata sopra gli interpreti, eseguendo brillantemente le composizioni musicali e mantenendo l’atmosfera vivida ed immersiva. Nonostante a volte il volume possa essere eccessivo, coprendo la parte cantata, l’orchestra aggiunge un ulteriore strato di intensità al complesso dell’esperienza teatrale nella sua totalità. Nonostante le minime imperfezioni, l’energia e l’entusiasmo trasmessi hanno compensato, regalando un’esperienza per molti memorabile, apprezzata sicuramente dal numeroso pubblico presente. E allora “Willkommen”, come recita una delle più celebri canzoni dello spettacolo – rimasta nella storia assieme ad altri brani quali “Money, Money( la qualità del pezzo è stata compromessa, purtroppo, da un coro che ha sovrastato e offuscato completamente l’intricata tessitura vocale) , “Cabaret”, “Mein Herr” – benvenuti nel mondo dorato del Kit Kat Klub dove si vivranno momenti fantastici, magici, dove la sensualità, il divertimento, l’assenza di preconcetti culturali e sessuali, la libertà, sembrano precorrere il mondo contemporaneo e assieme fuggire dal presagio del baratro del nazismo. Quanta attualità!