Roma, Parco Archeologico del Colosseo
Orti Farnesiani sul Palatino
Via della Salara Vecchia, 5/6
00186 Roma RM
DOMUS TIBERIANA: LA RIAPERTURA
IMAGO IMPERII
In una gloriosa rinascita dal suo passato, la Domus Tiberiana, il primo palazzo imperiale della storia romana, ha riaperto le sue porte al pubblico. Annidato sul lato nord-ovest del colle Palatino, questo monumento storico ha visto quasi mezzo secolo di chiusura a causa di problemi strutturali, ma oggi rivela uno spaccato unico di storia ai suoi visitatori. Lo storico edificio si erge fiero e possente, con le sue arcate che si stagliano su vari livelli, affacciandosi sulla pittoresca valle del Foro Romano – un’immagine che è diventata un’icona di questo angolo della città antica. Con la riscoperta di questo palazzo, ritorna la circolarità dei percorsi tra il Foro Romano e il Palatino, attraverso la rampa di Domiziano e gli Horti Farnesiani. L’esperienza di visita si arricchisce ulteriormente, trasportando il visitatore indietro nel tempo, percorrendo la via coperta conosciuta come Clivo della Vittoria. Questo percorso consente di vivere l’esperienza autentica del viaggio che un tempo l’imperatore e la sua corte avrebbero intrapreso per raggiungere la loro residenza privata. Ed è proprio dal Colle Palatino, luogo in cui sorgeva questa grandiosa residenza, che deriva il moderno significato della parola “palazzo”. La Domus Tiberiana vanta una storia ricca e variegata, risalente all’epoca dell’Imperatore Tiberio. Tuttavia, le ricerche e le indagini archeologiche hanno rivelato che non fu Tiberio a dare inizio alla costruzione del palazzo, ma Nerone, che intraprese l’edificazione del palazzo imperiale in seguito all’infame incendio del 64 d.C., parallelo alla costruzione della Domus Aurea. Il palazzo, nel corso dei secoli, ha subito innumerevoli metamorfosi. Gli imperatori Domiziano e Adriano, in particolare, hanno apportato considerevoli modifiche e decorazioni al palazzo, creando un ambiente di opulenza e magnificenza. Dopo l’VIII secolo, la Domus Tiberiana cadde in rovina e fu abbandonata per un periodo prolungato. Tuttavia, nel XVI secolo, la famiglia Farnese decise di costruire gli Horti Farnesiani sopra i resti del complesso, infondendo nuova vita alla zona. La Domus Tiberiana rimase chiusa al pubblico fino agli anni ’70 del XX secolo, quando iniziarono i lavori di restauro. La parte centrale del sito archeologico è dominata da un vasto peristilio, circondato da varie stanze. Da questa area centrale si dirama un corridoio che conduce, si presume, verso gli scavi nei dintorni del tempio della Magna Mater. Altri passaggi, probabilmente, si aprono sul criptoportico della Domus Transitoria di Nerone, dove si possono osservare diverse aperture. Verso sud, in direzione del tempio e dell’antica Casa di Livia, gli scavi hanno rivelato una serie di diciotto stanze rettangolari con una volta a botte. L’ottava stanza da destra presenta un segmento di volta dipinto con riquadri che raffigurano scene varie (una figura femminile, una pantera e degli uccelli), risalenti al III secolo d.C., mentre le pareti in laterizio sono attribuibili alla ricostruzione neroniana dopo l’incendio del 64 d.C. Inoltre, in questo lato sud, all’angolo, sorge una vasca ovale con gradini, che potrebbe essere stata un vivarium per i pesci. Il lato est è caratterizzato dal lungo criptoportico risalente all’epoca di Nerone. Questo presenta finestre su un lato e conserva tracce di affreschi e di pavimenti a mosaico. Un frammento del soffitto in stucco è decorato con cassettoni, motivi vegetali e un pannello con quattro Eroti (conservato all’Antiquarium del Palatino). Da questo criptoportico si accede alla Domus Augustana. La parte nord del complesso, rivolta verso il Foro, è la più visibile. Si estende lungo un sentiero in salita, identificato come il Clivus Victoriae. Alcuni ambienti disposti in direzione nord-est/sud-ovest risalgono all’epoca di Domiziano, e sopra di essi sono state costruite altre strutture di età adrianea, orientate in direzione nord/sud, che scavalcavano l’antica strada con archi. In questi ambienti sono stati ritrovati graffiti con liste di conti e nomi di monete, suggerendo che potrebbe essere stata la sede del tesoro imperiale, forse il luogo dove veniva decisa la coniazione di nuove monete. In seguito, queste strutture vennero adibite a magazzino. Le fonti storiche riferiscono che la Domus Tiberiana conteneva almeno una biblioteca, che ospitava anche l’archivio imperiale. Quest’ultimo subì un incendio all’inizio del 192 d.C., durante il regno di Commodo. Ora, dopo quasi cinquant’anni di lavoro, la Domus Tiberiana è finalmente tornata alla sua gloria antica grazie ai lavori di restauro. Il nuovo allestimento offre ai visitatori un viaggio attraverso la lunga e affascinante storia del palazzo. Guidati dalla scrupolosa cura di Alfonsina Russo, Maria Grazia Filetici, Martina Almonte e Fulvio Coletti, i visitatori si inoltrano nel fascinoso percorso espositivo, intitolato “Imago imperii”. Questo viaggio storico si sviluppa in due sale multimediali, dove la storia del palazzo viene raccontata attraverso documentari e ricostruzioni olografiche, permettendo un’immersione interattiva senza precedenti. Il percorso si arricchisce con un sentiero tattile, un’innovazione pensata per stimolare i sensi e guidare il visitatore in un’avventura coinvolgente e unica. Le mani diventano il veicolo principale di questa esplorazione, in cui ogni tocco rivela nuove percezioni e conoscenze. Il viaggio nella storia prosegue con l’esposizione di una collezione di reperti, frutto di tre decenni di scrupolosi scavi. Questi tesori – che comprendono oggetti in vetro, metallo e ceramica, statue e ornamenti in terracotta – portano alla luce la vita quotidiana e le usanze della corte antica, ricostruendo in modo tangibile le atmosfere di un tempo ormai lontano. Quello che si percepisce immediatamente sia nel restauro dell’edificio, sia nell’allestimento è un’ispirazione totale al luogo. Si osserva una scelta espositiva fruibile, senza artifici, e senza che l’ego del curatore influenzi la disposizione dei reperti: è il luogo stesso a suggerire il loro posizionamento, e i tecnici eseguono ciò che sentono, senza interferenze. Questo approccio è di per sé molto innovativo e raramente presente nel mondo dell’allestimento museale e del restauro architettonico, spesso saturato di interventi pesanti e poco rispettosi dell’ambiente originale. Tra i ritrovamenti più interessanti, si annoverano lussuosi arredi e antiche monete, testimonianze della ricchezza e del fasto del palazzo. Ma è la scoperta dei resti di statue legate a culti misteriosi a catturare particolarmente l’attenzione. Questi reperti ricordano rituali dedicati a Dioniso e Mitra, ma anche le divinità egiziane Iside e Serapide, offrendo agli ospiti un affascinante spaccato delle credenze e delle pratiche religiose del passato. “Imago imperii” è, quindi, un tuffo nel passato, una esperienza di scoperta e apprendimento che fonde tecnologia e archeologia, sensorialità e storia. In un nuovo capitolo di rinnovamento artistico, la Domus Tiberiana della gloriosa Roma si illumina grazie ad una sofisticata tecnologia di illuminazione LED, un progetto creato in collaborazione tra Acea e Areti. Questo innovativo sistema di illuminazione dinamica, noto come “tunable white”, è stato utilizzato per la prima volta in un contesto archeologico di tale importanza, svelando nuove sfumature della nostra storia e cultura. La tecnologia manipola colore e intensità luminosa, diventando così un narratore silenzioso che racconta la storia della Domus e ne esalta la monumentalità, offrendo ai visitatori un’esperienza visiva completamente rivoluzionaria. Il palazzo, che si svela oggi come una struttura articolata di archi in sovraesposizione, ha dato vita al logo della Domus Tiberiana. La concezione innovativa del design ha visto la trasformazione della vocale ‘o’ in un arco, per veicolare un’immagine visiva coerente con l’architettura del palazzo. Tuttavia, l’adozione costante di questo simbolo distintivo in sostituzione della lettera ‘o’ nei pannelli esplicativi potrebbe sfociare in un eccesso che penalizza l’idea originale. Il personale del vasto parco archeologico rappresenta senza dubbio il valore aggiunto. Oltre a sorvegliare con attenzione e professionalità i vari spazi museali, offre al visitatore un supporto informativo di notevole valore, ben oltre la mera tecnica. La loro competenza è arricchita da un’indiscutibile passione, elemento che risulta piuttosto raro nelle strutture pubbliche. Questa combinazione di professionalità e dedizione rende l’esperienza del visitatore sopra la media, attestando l’eccellenza del Parco Archeologico del Colosseo nel campo della gestione e promozione di questo immenso patrimonio culturale. Ph @Stefano Castellani Catalogo Electa, Collana SAR 2023 .Qui per tutte le informazioni.