“L’uomo del Metrò” di Attilio Piovano

“L’UOMO DEL METRÒ” Piccole storie di musicisti grandi
di Attilio Piovano
Prefazione di Gianandrea Noseda
Musica Pratica di Voglino Editore (2020) MPI128
Volume di 335 pagine, ISBN: 9788831274210
€ 16,00

Nell’Introduzione al L’uomo del Metrò, il libro di Attilio Piovano, il maestro Gianandrea Noseda sottolinea quanto la biografia vera ma anche immaginata possa essere efficace per cogliere e fissare l’essenza di un autore e lo spirito di una musica. Questo compito, nella finzione del libro, se l’assume Jean, impiegato in un’agenzia musicale, che per perfezionare contratti e scritture attraversa, sul metrò, in lungo e in largo Parigi. Nelle vetture e lungo i corridoi sotterranei sente suonare di tutto, incontra persone e misteri, legge appunti e si imbatte in profumi e odori. A Parigi, nell’intricato dedalo di buie scale e corridoi serpeggianti, si risvegliano così ricordi e storie. Jean condivide la stanza in cui lavora con una Françoise che gli tiene in ordine le carte, gli fissa appuntamenti e bonariamente lo rimbrotta. Proprio come la dea tutelare dell’ormai mitico Marcel, rammentatore seriale, unico parigino che disdegnò il réseau sotterraneo. A rafforzare la struttura letteraria del L’uomo del metrò, contribuisce una torinesità sotterranea, vissuta ed esibita, che lo accosta al Cuore di De Amicis. Ambedue i libri inseriscono il racconto d’invenzione in una matrice didattico-culturale che non disdegna il nozionismo; grandi narrazioni vengono inframmezzate da scorci di vita, le tratte sul metrò per Piovano come, per De Amicis, le vicende della classe. Da qui vengono tratti spunti e lanciate prospettive per le pagine che seguiranno. Piovano che è musicista, storico della musica, esecutore e tant’altro, certamente ha presente la tecnica con cui Musorgskij struttura i suoi Quadri di un’esposizione; le promenades tanto liquidano il quadro già visto quanto aprono il successivo, ugualmente gli intermezzi, nominati in vario modo, che pausano i ritratti delL’uomo del metrò. Questi sono 17, un artificio narrativo comunque schiva il numero malaugurante: a casa del Cardinal Ottoboni, a sfidarsi a colpi di clavicembalo sono in due, Scarlatti e Handel, e con questa doppietta si raggiunge il diciotto nel conto finale. La tenzone vede vincitore Scarlatti con il virtuosismo estremo degli intrecci di mani e braccia; il grande sassone, sconfitto, si darà felicemente all’opera e all’organo, strumento che per Piovano è d’elezione e di passione. Le scelte degli altri sedici racconti vanno su una triade di obbligati, Bach, Beethoven e Mozart, colti in momenti topici della loro vita. Il racconto che li riguarda sta a cavallo tra una realtà da Wikipedia e il fantastico di un’aneddotica diffusa. Piovano, con abilità da affabulatore consumato, ammiccando ti fa certo che il verosimile sia effettivamente vero. Il mix delle due realtà ha confini intenzionalmente vaghi ed intriganti che si rivelano efficacissimi nel cogliere il carattere del musicista e della sua opera. Le altre scelte includono i latinos, Falla, Piazzolla, Granados e Villa Lobos, che affascinano al ritmo di danze da esotico turismo musicale. Non possono mancare ad un organista i campioni del grande strumento. Bach naturalmente ma anche Franck e, a sorpresa, Yon. Era questi un quasi concittadino dell’autore, canavese di Settimo Vittone, quattro passi da Ivrea, sulla strada di Aosta. Emigrato a New York negli anni dei trionfi di Toscanini e Caruso, fu titolare per vari lustri del fantastico gigantesco organo della cattedrale newyorkese di San Patrizio. Rimane sconosciuto ai più, è comunque mito tra gli organisti subalpini che ne suonano i numerosi lavori e qui, nel nostro libro, il suo ricordo rivive. Con Rimskij-Korsakov e Šostakovič si dà onore alla grande scuola russa e alla sigaretta sempre accesa del secondo. I due giramondo, Saint-Saëns e Mendelssohn, raccontano la loro passione per l’esotico. Il francese visita l’Egitto a cui ruba una melodia che inserita nel suo quinto concerto per pianoforte lo sfuma di sensualità esotica; il felice Felix, nella terra in cui fioriscono i limoni, si impossessa di uno scatenato saltarello che dà un brivido frizzante alla sinfonia Italiana. Britten, nel bel mezzo della guerra, deluso dalla vita negli USA attraversa l’Atlantico su un cargo sotto l’ossessiva minaccia di siluri tedeschi e la ferrea sorveglianza del compagno. Il lungo navigare gli dà l’opportunità di stendere le trame polifoniche dei carols e di intrattenersi, di nascosto in cambusa, con un biondo ed aitante mozzo svedese. Li conosciamo ormai tutti i finalmente sdoganati gusti di Britten, Piovano, scevro da malizioso cicaleccio, li presenta come fossero innocenti scappatelle con disponibili ballerine di fila. C’è poi Charles Ives, tipico americano medio che mescola pratiche assicurative con fantasiosi pentagrammi sempre in bilico tra l’umano troppo umano e il cerebrale troppo cerebrale. Rimane l’Inglese Delius, per noi un vero soggetto misterioso, che è bello scoprire dalle intelligenti pagine di Piovano. Molti nomi mancano ancora all’appello, la curiosità è stata smossa, ci si augura quindi, vista la riuscita del primo giro, che possano trovar posto in vettura per ulteriori giri, non solo sul metrò.