Firenze, Teatro della Pergola, Amici della Musica, stagione 2023/24
Violino Daniel Lozakovich
Pianoforte David Fray
Johann Sebastian Bach: Sonata n. 3 in mi maggiore, BWV 1016; Chaconne, dalla Partita n. 2 in re minore, BWV 1004; Franz Schubert: Improptu n. 3 in sol bemolle maggiore op. 90; Improptu n. 4 in la bemolle maggiore op. 90; Robert Schumann: Sonata n. 1 in la minore, op. 105
Firenze, 21 ottobre 2023
Il secondo Concerto della Stagione degli Amici della Musica di Firenze ha visto protagonisti due interpreti sia in veste di solisti che in duo ove il pianoforte, nella Sonata bachiana, sostituiva il clavicembalo. Un programma molto interessante incentrato su tre grandi compositori di area austro-tedesca con significativi lavori del genere strumentale (dal Bach alla corte di Cöthen, all’ultimo periodo compositivo di Schubert fino all’inconfondibile cifra decisamente romantica di Schumann) il più puro, almeno secondo la ben nota idea estetica capeggiata da Hoffmann e Schopenhauer. Ascoltare queste pagine, in un’interpretazione ‘estensiva’, rimandava al mondo immaginario dei percorsi poetici di Pasolini ove di fronte alla bellezza della musica ogni spettatore poteva condividere l’aspirazione dell’intellettuale nei versi seguenti «vorrei essere scrittore di musica, /vivere con degli strumenti dentro la torre di Viterbo […] e lì comporre musica, / l’unica azione espressiva / forse alta, e indefinibile come le azioni della realtà» (Poeta delle ceneri). Il Concerto, seguendo il criterio dell’alternatim, ha avuto inizio con la Sonata n. 3 in mi maggiore BWV 1016, una composizione inserita in un corpus di sei sonate e già proiettata nella raffinata espressione cameristica come esplicitato dal titolo «Sonate a Cembalo [con]certato e Violino solo, col Basso per Viola da Gamba accompagnato, se piace» ove lo strumento a tastiera non assolve solo al compito della realizzazione del basso continuo ma partecipa (anche con la mano destra), come altra ‘voce’ nell’intreccio polifonico. Nel corso dei quattro movimenti (evidente l’ispirazione al modello della Sonata da chiesa), è emersa la mutabilità identificativa dei due strumenti ove, pur nella varietà di scrittura, si chiariva l’alternanza della cantabilità del melos quanto l’elaborazione contrappuntistica volta al raggiungimento di un maggior equilibrio, soprattutto negli Allegri e, più in particolare, nel fugato (II movimento). La prima parte del programma si è conclusa con la celebre Ciaccona dalla Partita n. 2 in re minore BWV 1004, autentico monumento della musica barocca ove ai violinisti si richiede, oltre ad un’eccellente tecnica, grande conoscenza della virtus musicale. In questa prima parte, occasione per avvicinare soprattutto il grande pubblico alla musica del XVIII secolo priva di interpretazioni filologiche, si è apprezzato Daniel Lozakovich (ventiduenne violinista di origini svedesi), per la tecnica sicura e le smaglianti sonorità, mentre il pianista francese David Fray è risultato più audace nelle scelte offrendo altresì una lettura dello spartito decisamente riflessiva. Bellezza senza tempo ove, ancora una volta, è emersa la grande dottrina del Kantor nel saper far convivere contrappunto, armonia, forma, retorica, pathos e spiritualità tanto da coinvolgere ed ispirare, con l’arte della trascrizione, musicisti come Brahms e Busoni. Le due composizioni schubertiane hanno costituito l’occasione per evidenziare il lato più fantasioso ed espressivo del pianista grazie al suo avvicinarsi alle più intime caratteristiche del lied ma anche alla cantabilità rintracciabile in modelli come i Lieder ohne Worte (Romanze senza parole) di Mendelssohn. Ascoltando i due Impromptus per pianoforte ritornavano alla mente le parole di Schubert: «[i] tasti diventano voci cantanti sotto le mie dita» con chiaro riferimento alla cantabilità del pianoforte in parte grata al modello del canto italiano appreso dallo studio con Salieri. Composizioni impegnative per la valorizzazione della melodia, leggerezza nell’accompagnamento, varietà dei colori, dosaggio dei pedali del pianoforte, ecc. che, grazie ad una lettura creativa di Fray, è stato possibile avvicinarsi al mondo poetico schubertiano. La Sonata n. 1 in la minore di Schumann, bellissima e riuscita pagina cameristica d’ ispirazione romantica, oltre a riproporre la formazione in duo ha concluso il programma. Interpretazione coinvolgente ed espressione di una fase inquieta del compositore il quale, pur vivendo significativi bagliori professionali, sente allo stesso tempo il desiderio di una più serena interiorità. Nel primo movimento, la stessa indicazione Mit leidenschaftlichem Ausdruck dichiara la natura appassionata del tema, mentre l’abbondante vibrato del violino ha restituito una percezione irrequieta, diversamente dal più strutturato coinvolgimento del pianoforte che ha ben compreso quanto espressività e tensione siano già insite nell’articolata scrittura. L’Allegretto (II movimento), grazie ad una maggiore chiarezza delle sezioni e del fraseggio, ha restituito un’interessante cantabilità congiuntamente ad un pregevole equilibrio del duo tanto che nel Lebhaft (ritorno alla forma sonata del primo movimento), il carattere e l’intesa dei due interpreti sono apparse più armoniose. Degna di nota la gamma di sfumature delle sonorità del violino, soprattutto nei più sensibili pianissimi che sembravano autentici e delicati sussurri di emozioni. Graditissimi dal pubblico i due fuori programma con Grieg, Canzone di Solveig e, soprattutto, con il Salut d’amour op. 12 di Elgar. Con quest’ultima composizione, la cui ispirazione è fatta risalire alla relazione tra il compositore inglese e Caroline Alice Roberts, sua futura moglie, oltre che gentile dichiarazione ‘sentimentale’ dei due musicisti al pubblico per le caratteristiche del melos, sembrava voler lasciar traccia della certezza che nessuno può cancellare quanto appartiene alla memoria del cuore.