Verona, Teatro Filarmonico, Il Settembre dell’Accademia 2023
Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai
Direttore Juraj Valčuha
Pianoforte Stefano Bollani
Leonard Bernstein: “Candide”, ouverture; Anna Clyne: “Red” (da Color Field); George Gershwin: “Rhapsody in Blue”; Antonin Dvorak: Sinfonia n. 9 in mi minore op. 95 “Dal Nuovo Mondo”
Verona, 10 settembre 2023
Apertura pirotecnica per il XXXII Settembre dell’Accademia: di scena l’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai diretta da Juraj Valčuha ed il versatile ed eclettico Stefano Bollani, uno degli interpreti musicali più amati dal grande pubblico grazie anche alle sua azione divulgatrice attraverso le trasmissioni televisive e radiofoniche, la saggistica e la narrativa. Il suo multiforme ingegno musicale lo ha portato negli anni ad esprimersi nell’affascinante mondo del jazz pur non rinnegando del tutto le origini classiche che lo hanno portato alla collaborazione con grandi direttori ed orchestre blasonate. A Verona si è presentato con uno dei suoi cavalli di battaglia, quella Rhapsody in Blue che fin dal momento in cui fu scritta ha sempre costituito uno spartiacque tra la musica colta e le contaminazioni con la musica di strada, quel blues che Gershwin respirò nella sua infanzia e che entrò subito nel suo stile di scrittura. L’approccio di Bollani è dunque spiccatamente jazzistico ancor prima che classico, con una visione prospettica che prende le distanze dalle esecuzioni composte a cui siamo abituati per filtrare la composizione nel setaccio del suo estro creativo ed istrionico. L’impressione è tuttavia quella di un soliloquio autoreferenziale anziché un dialogo con l’orchestra, con frequenti interpolazioni personali che integrano la scrittura pianistica originale per vestirla di luce nuova; la sua linea interpretativa, pur partendo dal concetto stesso di rapsodia come canovaccio musicale, non si muove alla ricerca di un’interazione con la dimensione sinfonica preoccupandosi invece di mantenere lo strumento solista autonomo ed indipendente. Il risultato è quello di un compiacimento personale, quasi narcisistico e vanitoso che ha talvolta disorientato l’orchestra e il direttore in balìa dell’estro creativo del solista, alla costante ricerca anche di sonorità nuove ed insolite. Lampi di luce nella penombra sinfonica, posta quindi in secondo piano. Gli immancabili bis hanno restituito il Bollani che ci è più familiare, quello della creazione ora studiata, ora improvvisata: si va dal medley su New York, New York di Kander e America di Bernstein ad una rilettura di I got rhythm di Gershwin, il tutto condito dai consueti siparietti che coinvolgono anche il pubblico. Il resto del programma riportava il Filarmonico entro gli ambiti consueti, dall’ouverture da Candide di Bernstein, all’interessante Red di Anna Clyne (movimento centrale del trittico Color field) fino alla celebre Sinfonia n. 9 “Dal Nuovo Mondo” di Dvořák, composizione che unisce il folklore americano alla tradizione sinfonica europea. L’Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai è uno strumento favoloso, dotato di bel suono e di un particolare calore musicale (ne ha ben donde visto che la sua costituzione è costata lo scioglimento delle storiche quattro compagini precedenti), duttile e a suo agio tanto nella classicità rossiniana di Bernstein quanto nella contemporaneità musicale della Clyne. Il fatto poi di avere nel proprio repertorio stabile il grande affresco sinfonico e paesaggistico di Dvorak ha regalato al pubblico veronese un’interpretazione viva ed appassionata con dei pianissimi di rarefatta sostanza sonora. Juraj Valčuha, già direttore principale dell’orchestra dal 2009 al 2016, ha diretto con autorevolezza e solida volontà interpretativa respirando e vivendo la partitura del compositore ceco, traendone sonorità e tinte sinfoniche ora brillanti, ora tenui e fino al limite dell’udibile. Teatro vicino all’esaurito, con un pubblico attento ed emotivamente coinvolto; lo stesso festival del resto, per l’alta qualità delle proposte, lo richiede. Foto Brenzoni