Verona, Teatro Filarmonico, Il Settembre dell’Accademia 2023
Pianoforte Alberto Nosè
Robert Schumann: Tema e variazioni sul nome ABEGG; Fryderyk Chopin: Fantasia in fa minore op. 49; Francis Poulenc: Intermezzo in la bemolle maggiore; Improvisation in do minore; Alexis Weissenberg: Vous oubliez votre cheval; Coin de rue; En avril à Paris; Maurice Ravel: La Valse; Aleksandr Skrjabin: Fantasia in si minore op. 28; Fryderyk Chopin: Sonata per pianoforte n. 3 in si minore op. 58
Verona, 24 settembre 2023
L’appuntamento solistico del Settembre dell’Accademia ha visto il graditissimo ritorno a casa di Alberto Nosè, pianista veronese formatosi al conservatorio “Dall’Abaco” e perfezionatosi in seguito con alcuni tra i maggiori concertisti a livello mondiale. Vincitore di premi e concorsi internazionali, tra i quali il celebre “Chopin” di Varsavia, si è presentato al Filarmonico con un programma di notevole densità stilistica e tecnicamente impegnativo, eseguito totalmente a memoria. In apertura di serata ecco il pianismo romantico di Schumann e delle sue Variazioni sul nome ABEGG (dedicate ad una fantomatica contessa Pauline von Abegg), lavoro virtuosistico del 1830 che rivela una dedizione quasi maniacale del musicista verso il pianoforte; quando vide svanire il sogno di affermarsi come concertista affidò allo strumento tutta la sua vena creativa in una produzione che per mole di contenuti trova un parallelo solo in quella di Chopin. Di quest’ultimo, a seguire, è stata eseguita la celebre Fantasia in fa minore op. 49 il cui stesso titolo suggerisce una certa libertà formale pur canalizzata in una molteplicità di classificazioni che comunque, forse per stessa volontà dell’autore, tendono all’indefinito. Sempre di Chopin, la Sonata n. 3 op. 58, opera enigmatica e solo in apparenza meno ispirata tra i lavori coevi, è in realtà permeata di un certo lirismo non privo di slancio e vitalità; è risultata ben chiara, in questi due lavori, l’inclinazione emotiva e la cifra interpretativa di Nosè che ne offre una lettura approfondita ed intensa dove è la musica stessa che prende vita, forma e movimento. Con un balzo temporale di un secolo, giunge la spontaneità di Francis Poulenc e dei suoi Intermezzo in la bemolle maggiore e Improvisation n. 15: il primo un dotto e libero soliloquio con velati richiami al clavicembalismo francese settecentesco, la seconda un chiaro omaggio ad Edith Piaf e alle sue canzoni, le cui sonorità richiamano quelle del cabaret. Insieme a tre arrangiamenti di canzoni di Charles Trenet, curate da Alexis Weissenberg (e all’epoca curiosamente firmate dal pianista bulgaro come “Mister Nessuno” forse per non contaminare la sua carriera classica) hanno rappresentato la parte più sfiziosa, intrigante e forse inedita della serata. Anche qui Nosè ha saputo trarre sonorità intime, quasi rarefatte con dei pianissimi di rara suggestione emotiva. Un ritorno nei ranghi con Skrjabin e la Fantasia in si minore op. 28, titolo ambiguo che nasconde una pseudo sonata contraddistinta da passaggi viruosistici di notevole difficoltà, apre la strada al pirotecnico La valse di Ravel nella versione pianista dello stesso autore, brano eseguito raramente a causa della sua preclara difficoltà tecnica. Nato come balletto, con il quale Ravel voleva omaggiare la Vienna degli Strauss, a causa delle incomprensioni con l’impresario Sergej Diaghilev non fu mai eseguito con coreografia rimanendo di fatto un grandioso affresco sinfonico da concerto. Le brillanti doti virtuosistiche di Nosè non hanno certo fatto rimpiangere le sonorità orchestrali, anzi: il pianista ha saputo trarre dallo strumento luci e bagliori timbrici di singolare varietà fonica a suggello di una serata oltremodo godibile, con un programma che si è gustato tutto d’un fiato e al quale sono seguiti due bis chopiniani. Ciò che colpisce di questo artista è la capacità di stemperare il virtuosismo sempre presente nei brani con la dolcezza e la passionalità del fraseggio e dell’afflato melodico: non uno scontro epico tra i due elementi ma un dialogo tra solida tecnica e cantabilità. Doti evidenti e sottolineate dai vibranti applausi di un pubblico numeroso tra cui si annoverano ancora una volta, fortunatamente, molti giovani e fanciulli. Foto Brenzoni