Venezia, Palazzetto Bru Zane: Festival “Mondi riflessi”, 23 settembre -27 ottobre 2023
“VIAGGIO ONIRICO”
Soprano Jodie Devos
Mezzosoprano Éléonore Pancrazi
Pianoforte François Dumont
Musiche di Joanni Perronnet, Marguerite Olagnier, Théodore Dubois, Félicien David, Claude Debussy, André Messager, Georges Bizet, Léo Delibes, Adrien Barthe, Victor Massé, Jules Massenet, Jacques Offenbach, Maurice Ravel, Georges Bizet, Camille Saint-Saëns, Georges Haakman
Venezia, 23 settembre 2023
Per assecondare il gusto del pubblico parigino della seconda metà dell’Ottocento, in cerca di evasione, i libretti d’opera ambientano le loro vicende nel passato, sia esso storico o leggendario, oppure in regioni più o meno esotiche, dove peraltro tutti parlano un perfetto francese. Si tratta di contesti spaziali o temporali ben lontani dall’ambiente quotidiano, rappresentati attraverso scenografie e costumi assai suggestivi e avvolti da una particolare aura sensuale, che i francesi di allora potevano accettare proprio grazie all’effetto estraniante dell’ambientazione, anche quando la trama rispecchiava, con tutta evidenza, l’immediata attualità parigina. Così l’esiziale passione di Don José per Carmen era accettabile solo perché divampava in Spagna, mezzo secolo prima. Un ampio saggio di questo repertorio, ci è stato offerto, nel primo concerto veneziano del nuovo Ciclo “Mondi riflessi” del Palazzetto Bru Zane, dal soprano Jodie Devos e dal mezzosoprano Éléonore Pancrazi, che – con il valido accompagnamento, al pianoforte, di François Dumont, fattosi apprezzare anche in due brani solistici – hanno spaziato tra pagine ormai dimenticate e successi intramontabili, quali la Habanera da Carmen e il Duo des fleurs da Lakmé (la cui notorietà è stata, anche recentemente, sfruttata a fini pubblicitari). Molto valida è apparsa la performance delle due cantanti: Jodie Devos, un soprano leggero di coloratura dal timbro puro e la voce potente, omogenea e sfavillante negli acuti, come si è apprezzato, ad esempio, nell’Air de Fatmé, da La Guzia de l’Émir di Théodore Dubois; Éléonore Pancrazi, un mezzosoprano dal colore gradevolmente brunito con una vocalità sempre controllata, ben appoggiata e in maschera, capace di un fraseggio scolpito senza nessuna pesantezza nell’emissione, segnalatasi, tra l’altro, nella citata Habanera da Carmen, resa ancora più intrigante dal fatto di intonare la seconda strofa camminando lentamente tra il pubblico in platea. Le due artiste – oltre tutto, anche brillanti nei passaggi d’agilità – hanno così potuto disvelare il fascino – tipicamente francese, pur nella varietà degli stili –, racchiuso in questo nutrito florilegio operistico, in cui si rispecchiavano diversi temi ricorrenti nell’immaginario collettivo dei francesi, all’epoca di Napoleone III e oltre. Diamo qualche breve ragguaglio, a questo proposito, almeno su alcuni brani significativi. Il Boléro de Léonard da Vasco de Gama di Georges Bizet – dove Jodie Devos è stata particolarmente espressiva – e la Berceuse de Vendredi da Robinson Crusoé di Jacques Offenbach – cantata con dolcezza da Éléonore Pancrazi – sono tratti da opere che, nel momento in cui si formano gli imperi coloniali, glorificano le figure dei grandi esploratori o le avventure in terre lontane. Il Duo des fleurs de Lakmé et Mallika, da Lakmé di Léo Delibes – in cui le due cantanti hanno brillato per la perfetta intesa – ha rievocato il fascino esercitato da paesaggi e personaggi esotici sul pubblico parigino negli anni Ottanta dell’Ottocento. Ma la fascinazione per l’esotico, in questo caso coniugata al superamento della rigida morale dell’Occidente, si è riproposta con la Romanesca de Tefida, da Le Saïs di Marguerite Olagnier – dolcemente crepuscolare e notturna nell’interpretazione del mezzosoprano –, in cui si esprime metaforicamente, ma senza troppi veli, il desiderio femminile (“Les languissantes fleurs/Ouvrirent leur calice/Aux abeilles éprises d’amour!”). Per finire, il Duo de l’amitié de Dora et Réné da La Créole di Jacques Offenbach – dove soprano e mezzo-soprano sono state davvero irresistibili nel ritornello “Ah! Qu’on est bête….”, in tempo di valzer – testimonia della rottura di un’altra convenzione sociale, svolgendosi tra una ragazza e un ragazzo con la pelle di colore diverso. Insomma anche questa nuova avventura musicale, proposta dal palazzetto Bru Zane, è iniziata nel migliore dei modi. Lo ha sonoramente confermato il pubblico con reiterati applausi.