Se l’idealismo platonico relegava l’arte al ruolo di “imitazione dell’imitazione”, il Romanticismo – inteso in senso lato, lungi da certe semplificazioni ad uso didattico – ha portato avanti una visione diametralmente diversa, considerando l’artista alla stregua di un demiurgo, il quale, più che imitare la realtà, la ricrea e la nobilita, anche quando il suo rapporto con essa può sembrare scontato o è esplicitamente dichiarato. Tale concezione estetica sta alla base anche della produzione musicale francese del XIX secolo (e oltre), nata in un contesto storico – quello delle rivoluzioni industriali –, in cui gli orizzonti geopolitici e culturali si andavano allargando, grazie alla possibilità di conoscere paesi stranieri più o meno lontani. Questo si riflette anche sul repertorio operistico e strumentale di quel periodo, che trova spesso alimento in danze attinte da altre culture musicali. Un esempio tra tanti è la celeberrima “habanera” da Carmen. A questi “Mondi riflessi” dalla musica francese nel periodo romantico il Palazzetto Bru Zane dedica il Festival d’autunno 2023 – sette concerti e due conferenze, dal 23 settembre al 27 ottobre –, nel corso del quale ricorreranno formule modali e ritmi esotici: più che un segno di interesse per i paesi stranieri, un mezzo, da parte dei compositori e delle compositrici – anche questa volta ben rappresentate, confermando la particolare sensibilità sempre dimostrata in proposito dal Palazzetto Bru Zane – per rinnovare l’arte nazionale.
La conferenza di presentazione del Festival veneziano – e della programmazione relativa al biennio 2023-2024 – si è svolta nel pomeriggio di martedì 12 settembre, al Palazzetto Bru Zane. Presenti: Alexandre Dratwicki, direttore artistico; Rosa Giglio, coordinatrice artistica; Camille Merlin, coordinatrice per Bru Zane Label e partenariati discografici. Oltre a “Mondi riflessi”, avrà luogo a Venezia, in primavera, un altro ciclo, “Il filo di Fauré”, che proporrà composizioni dell’apprezzato autore del Requiem – mélodies e musica da camera –, ponendole a confronto con pagine più intime, firmate dai suoi discepoli, così da dare il giusto risalto a un musicista, che la generazione di Ravel scelse come vero e proprio patrono di una nuova modernità.
Di grande interesse musicologico risultano le iniziative, a livello internazionale. Tra esse spicca la rappresentazione di Carmen di Georges Bizet con i costumi, la scenografia e la messinscena della sua prima rappresentazione nel 1875 (Rouen, settembre-ottobre 2023). Verranno inoltre riproposte alcune opere dimenticate: La Montagne Noire della “wagneriana” Augusta Holmès (Dortmund, gennaio-maggio 2024); Le Tribut De Zamora, utima opera compiuta di Charles Gounod (Saint-Étienne, maggio 2024); Le Roi D’ys di Édouard Lalo (Budapest, gennaio 2024; Amsterdam, febbraio 2024). A Lalo, nel bicentenario della nascita, sarà dedicata (ottobre 2023) una serie di concerti, che si svolgeranno a Parigi, Vienna, Monaco di Baviera, Amburgo, Colonia, Düsseldorf, Francoforte.
L‘immaginazione orientalista di alcuni compositori francesi verrà indagata in un concerto, che prende il titolo da quello della prima composizione in programma: Suite orientale di Mel Bonis (Lione, maggio 2024). In Québec, le celebrazioni dedicate a Fauré (luglio 2023-maggio 2024) comprendono anche Dubois, suo predecessore alla testa del Conservatorio di Parigi. Nella capitale francese le compositrici, al centro di un ciclo tematico nella scorsa stagione veneziana, saranno protagoniste di un festival (giugno 2024) con i Contes fantastiques di Juliette Dillon e le opere sinfoniche di Rita Strohl, mentre Fausto di Louise Bertin andrà in scena a Essen (gennaio-maggio 2024).
Alla conferenza di presentazione è seguito un breve concerto della pianista Célia Oneto Bensaid, che ci ha regalato un allettante assaggio di quello che sentiremo esplorando i “Mondi riflessi”, in cui ci condurrà l’imminente festival d’autunno. Se il buongiorno si vede dal mattino, il primo approccio a questa nuova avventura musicale è stato davvero promettente. Piena di fascino, raffinata nell’interpretazione e nel tocco, magistrale nei passaggi veloci è apparsa l’affermata concertista che, dopo i suggestivi brani di David, Bonis e Godard, ha concluso con un mirabolante fuoriprogramma: Dans les flammes, IV brano del primo quaderno, “Ce qu’on entend dans l’Enfer”, che fa parte delle Dix-Huit Pièces pour piano d’après la lecture de Dante di Marie Jaëll. Esecuzione assolutamente strepitosa!
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