Roma, Teatro Vittoria: “Risate di gioia. Storie di gente di teatro”

Roma, Teatro Vittoria Stagione 2023/2024
Piazza di S Maria Liberatrice, 10

00153 Roma RM
RISATE DI GIOIA Storie di gente di teatro
Ispirato alle opere Il teatro all’antica italiana di Sergio Tofano 

Antologia del grande attore di Vito Pandolfi e Follie del varietà a cura di Stefano De Matteis, Martina Lombardi, Marilea Somarè
da un’idea di Elena Bucci
drammaturgia, scene, costumi, interpretazione e regia di Elena Bucci e Marco Sgrosso
Roma, 19 Settembre 2023
“Dal cielo venni, la terra visitai, era talmente bella e quindi vi restai.” (Elio Pandolfi)

Il teatro è un mondo affascinante che ha visto passare numerosi artisti, ognuno con la sua unica esperienza sul palcoscenico. Elena Bucci e Marco Sgrosso ci conducono in questo mondo attraverso un piccolo gioiello teatrale intitolato “Le Risate di Gioia”. Questo spettacolo è un prezioso sunto della storia del teatro e dell’arte attoriale, che ci invita a riflettere sul senso dell’arte e sul mestiere dell’attore. Nel corso di una vita trascorsa nell’anonimato, Gioia detta Tortorella ed Umberto detto Infortunio, due artisti di seconda o terza fila, rimangono chiusi all’interno di un teatro durante la notte di Capodanno. Mentre fuori imperversano botti e festeggiamenti, essi assistono alla sognante processione di alcuni spiriti del passato. Queste luminose ombre, che fanno capolino nel buio di una sala impolverata e deserta, includono grandi nomi come Giovanni Emmanuel, Gustavo Modena, Giacinta Pezzana, Antonio Petito, Maria Melato, i fratelli De Rege e persino Renato Rascel, Anna Magnani e Totò. Le apparizioni di questi grandi artisti coincidono con siparietti e monologhi che ci offrono riflessioni e provocazioni sul mondo del teatro. Le parole pronunciate diventano pretesti per sollevare questioni sulla professione artistica e criticare un sistema che spesso non riconosce l’importanza del ruolo dell’artista e delle figure che gli sono vicine, come suggeritori, tappabuchi e portaceste. Nonostante la trama non brilli per originalità, l’architettura della sceneggiatura riesce a sorprendere, costituendo un valido supporto alle prestazioni notevoli degli attori. Le interpretazioni, infatti, emergono con una forza che trascende l’apparente banalità del plot, creando un’atmosfera coinvolgente e affascinante. La sobrietà scenica, quasi un non luogo, scompare dietro l’uso magistrale delle luci. Queste ultime, infatti, costruiscono un ambiente di intimità e profondità, perfettamente sintonizzato con i dialoghi. Il loro utilizzo non è casuale, ma studiato per amplificare le emozioni, trasformando il palcoscenico in un luogo dove la parola prende corpo e volume. La sceneggiatura, pur muovendosi su un terreno poco innovativo ed in alcuni momenti eccessivamente ridondante riesce a sorprendere e a mantenere alta l’attenzione dello spettatore, quasi esclusivamente grazie al talento degli artisti in scena. I due protagonisti infatti con straordinaria versatilità, danno vita a situazioni che spaziano nel tempo. Attraverso la loro interpretazione, ci immergono in un mondo immaginario che ci spinge a interrogarci sul senso del fare teatro, sul ruolo dell’artista e sull’urgenza di vestire maschere. “Le Risate di Gioia” è uno spettacolo che enfatizza con fervore il ruolo vitale svolto dagli artisti di secondo e terzo piano nel contesto teatrale. Nonostante non siano costantemente al centro dell’attenzione, questi talenti sono imprescindibili per il trionfo delle produzioni di grande scala, tessendo con maestria il complicato reticolo che sta dietro ogni rappresentazione. Lo spettacolo ci rivela inoltre come il palcoscenico possa agire da riflesso della nostra società, mettendo in evidenza le sue incongruenze, le intricate relazioni e le inevitabili disuguaglianze che spesso si generano e la caratterizzano. Le figure chiave e le narrazioni che vivacizzano la scena teatrale diventano però anche un punto di riferimento per l’esame di questioni che si intrecciano con la nostra esistenza quotidiana. Esse stimolano una riflessione sulla fragilità del successo mediatico e sulla genuinità dell’arte. Il teatro, in passato, ha fornito un terreno fertile per gli eroi che hanno visto in quest’arte il luogo ideale per esercitare il loro impegno politico. Allo stesso modo, il palcoscenico è diventato una decisione di vita sociale impegnativa, spesso contrassegnata da sacrifici di grande entità. Nell’incessante gioco di contrasti tra passato e presente, il teatro si erge come un palcoscenico di luci e ombre, dove l’eco delle ovazioni si mescola al silenzio dei sacrifici nascosti. In quest’epoca in cui il successo è spesso misurato in termini di ‘like’ e visualizzazioni, l’appello finale è un invito a oltrepassare l’abbagliante superficie delle luci della ribalta. Per esaminare a fondo la scena, bisogna guardare oltre la brillantezza superficiale del successo, per riconoscere l’autentico valore del teatro e dell’arte. Questi non si misurano solamente nei plausi o nella visibilità, ma anche nel modo in cui riescono a dialogare con le nostre vite, a interrogarci, a farci riflettere sui grandi temi dell’esistenza. È necessario riconoscere l’importanza di ogni manifestazione artistica, celebrare la sua intrinseca bellezza e il suo potere di veicolare messaggi profondi. Il pubblico del Teatro Vittoria ha esibito un omaggio discreto ma caloroso alla competenza di tutti gli attori e del personale partecipante, esprimendo il loro apprezzamento attraverso un applauso profondo e autentico.