Roma, Teatro Vascello: “Pagliacci all’uscita” di Roberto Latini

Roma, Teatro Vascello
Stagione di Prosa 2023/ 2024
PAGLIACCI ALL’USCITA
da Leoncavallo a Pirandello
uno spettacolo di Roberto Latini
con Elena BucciIlaria DragoRoberto Latini, Savino PaparellaMarcello Sambati
musiche e suono Gianluca Misiti
luci e direzione tecnica Max Mugnai
costumi  Rossana Gea Cavallo
produzione La Fabbrica dell’Attore – Compagnia Lombardi Tiezzi
con il sostegno del Centro di Residenza della Toscana (Fondazione Armunia Castiglioncello – CapoTrave/Kilowatt Sansepolcro)
Roma, 29 Settembre 2023

“No! Pagliaccio non son; se il viso è pallido, è di vergogna, e smania di vendetta! (Leoncavallo,Pagliacci,Canio: scena II)
In un clima di palpabile attesa, il Teatro Vascello di Roma ha aperto le sue porte alla prima di “Pagliacci All’uscita”, un’opera rivoluzionaria che fonde con maestria i mondi di Leoncavallo e Pirandello. Questo sperimentale intreccio di “Pagliacci”, opera teatrale verista del 1892, e “All’uscita”, opera pirandelliana del 1922, ha dato vita a un unico e suggestivo dramma. Nonostante l’apparente dicotomia tra le due opere, “Pagliacci All’uscita” offre una visione armoniosa e coesa. Da un lato, l’intensità del verismo di “Pagliacci” riporta il pubblico nelle viscere dell’Ottocento, tra passioni ardenti e codici d’onore. Dall’altro, “All’uscita” ci guida attraverso un viaggio metafisico nei meandri della vita e della morte, anticipando le sfide del nuovo secolo. Nell’opera lirica “Pagliacci”, Leoncavallo traccia un affresco struggente del dramma umano: personaggi reali e immaginari si sovrappongono, creando un gioco di specchi che provoca riflessioni su vita, arte, commedia e tragedia. Il protagonista Canio è un artista tormentato, costretto a indossare una maschera di felicità mentre la sua vita privata si sgretola. Questa dicotomia tra l’illusione e la realtà, tra il personaggio sul palcoscenico e l’uomo dietro la maschera, rende “Pagliacci” un’opera emotivamente potente, un’indagine profonda della dualità dell’essere umano. L’opera destabilizza le convenzioni teatrali, trasformando la finzione in realtà, la commedia in tragedia, l’amore in odio. Il pubblico, abituato a distinguere tra la finzione sul palcoscenico e la realtà della vita, viene sfidato quando queste linee si confondono. Dall’altro lato, “All’uscita” di Pirandello esplora un tema simile, ma con una prospettiva differente. Le vite dei personaggi sono dominate da desideri inappagati e domande senza risposta. Sono intrappolati in una rete di illusioni e realtà, prigionieri delle loro stesse aspirazioni irrealizzabili. Pirandello, con la sua abilità di scrittore, ci immerge in questo labirinto di emozioni, svelando l’eterna lotta dell’uomo contro i propri desideri. Nonostante la differenza di forma – l’una un’opera lirica, l’altra un racconto – “Pagliacci” di Leoncavallo e “All’uscita” di Pirandello si fondono in un unico contenuto, svolgendo un’indagine profonda nell’animo umano e nel conflitto tra l’io interno ed esterno. Questi due capolavori, entrambi rappresentazioni potenti della condizione umana, ritraggono la battaglia incessante tra desiderio e realtà, tra illusione e verità. Se la prima parte dello spettacolo può essere paragonata ad un valzer intricato, dove le parole recitate del libretto di Leoncavallo si intrecciano e danzano, evocando un’atmosfera di sublime complessità e sfida interpretativa, la seconda parte, ispirata a Pirandello, ci accoglie come un rifugio familiare. Evoca un piano di esistenza più tangibile, un’esperienza emotiva più immediata. Come un fiume che scorre sereno dopo una cascata tumultuosa, il linguaggio di Pirandello ci avvolge, dandoci un senso di familiarità e comprensione. Se inizialmente ci ritroviamo immersi in un enigma linguistico ed emotivo, alla fine siamo trasportati su un terreno più solido, più accessibile alla nostra percezione e sensibilità. Queste due gemme artistiche, una della letteratura e l’altra della musica, condividono un tema centrale: la dualità dell’essere umano, perpetuamente in bilico tra l’essere autentico e la sua rappresentazione, tra il desiderare e il poter realizzare. Al centro di questa avventura teatrale troviamo un cast eccezionale, capitanato da Roberto Latini, che ricopre sia il ruolo di regista che di attore, insieme ad una bravissima Elena Bucci, una fiammeggiante Ilaria Drago, Savino Paparella e Marcello Sambati. La partitura sonora di Gianluca Misiti attinge con destrezza da alcune melodie emblematiche dei “Pagliacci” di Leoncavallo, e perfino dall’“Aria di Musetta” di Puccini, riletta in una versione strumentale. È un dettaglio intrigante che, pur essendo Leoncavallo noto anche per la sua versione de “La Bohème”, tale opera non venga evocata, scegliendo invece di citare l’omologa di Puccini. È bene sottolineare che i due maestri si trovarono in un contrasto così acuto da culminare in contenziosi legali, avendo entrambi musicato lo stesso soggetto. Tuttavia, il tentativo di Leoncavallo non riscosse il plauso sperato, né tra il pubblico né tra gli addetti ai lavori. ( Che forse si voglia anche in questo caso citare sottilmente il tema della gelosia e del contrasto?). Le tonalità portate in scena vengono distorte e riprodotte in maniera ossessiva, creando un paesaggio sonoro che risuona sul palcoscenico come un’onda che si propaga sulla superficie di un lago, estendendo il suo raggio d’azione ma perdendo progressivamente la sua potenza. Questa similitudine riflette in maniera eloquente l’essenza mutevole e fluida dell’acqua, il leitmotiv della piece teatrale. Le rappresentazioni sceniche e le luci proposte da Max Mugnai  si rivelano straordinariamente stupefacenti, catapultando gli spettatori in una dimensione parallela mediante l’impiego sapiente di un piano d’acqua disposto tatticamente sul palcoscenico. Questo elemento non si limita ad agire da ponte di transizione per i personaggi, bensì amplifica l’esperienza percettiva, generando un riflesso che raddoppia e proietta una visione bislunare dell’intero spettacolo. Il fruscio dell’acqua al passaggio dei protagonisti seduce e rapisce, guidando il pubblico in un flusso scritturale che affettuosamente ci conduce in una sfera di metateatro. Grazie all’acqua, la materialità dei personaggi viene messa alla prova, instaurando un legame più tangibile con l’essenza interiore, ed è proprio in questo contesto che si delinea l’interpretazione profonda di vita e morte. Nel corso del secondo atto, l’impiego di tre loculi colmi d’acqua, luoghi di nascita e morte per gli interpreti, simboleggia l’attesa di una metamorfosi dinamica e potente. Senza dubbio, l’aspetto raffinato dei costumi di  Rossana Gea Cavallo merita un plauso, dove i dettagli di un’antica bellezza, come il lituus etrusco e il simbolo dell’infinito, giocano un ruolo fondamentale. Questi elementi non solo accentuano l’estetica complessiva, ma spostano anche l’attenzione verso piani ancestrali, sollecitando una riflessione più profonda. L’effetto è quasi ipnotico, invitando lo spettatore a percorrere strade arcaiche, esplorando il legame tra il presente e l’eterno. Tutto ciò, in un’armonia di forme e significati che trascendono il semplice apprezzamento estetico.Eppure, sarebbe un tranello ridurre l’intero argomento a tematiche di gelosia, femminicidio, o possesso. Il linguaggio teatrale di Latini non è rinchiuso in una dimensione logica, ma si adagia sui flutti della coscienza, similmente all’acqua, nutrendo e stimolando atti creativi durante l’intera rappresentazione che si autogenerano . La sua drammaturgia infatti  rappresenta una sfida ai nostri tempi, in cui la definizione stessa di drammaturgia va oltre la semplice operazione di regia. Questa disciplina artistica, che abbraccia scrittura, scenografia, musica, suono e interpretazione, offre infinite possibilità di sperimentazione e innovazione. Gli artisti sono chiamati a spingersi oltre il conosciuto, a esplorare territori inesplorati e a reinventare il teatro come lo conosciamo e lo sanno fare in maniera audace e senza risparmiarsi. La versatilità di Latini come attore , in particolare, è inequivocabile. Con “Pagliacci All’uscita”, ha dimostrato ancora una volta la sua abilità di immergersi in ruoli complessi e di portare a galla le sfumature nascoste dei suoi personaggi. La visione di questo spettacolo è stata accolta con entusiasmo dal pubblico, che ha risposto con un’adesione calorosa ed emotiva, segno dell’indiscutibile successo di questa produzione. Photo @Manuela Giusto