Roma, Sala Umberto, Stagione 2023/ 2024
UN GIORNO COME UN ALTRO
scritto e diretto da GIACOMO CIARRAPICO
Con LUCA AMOROSINO e CARLO DE RUGGIERI
musiche Giuliano Taviani e Carmelo Travia
aiuto regia Maria Chiara Di Mitri
scene Andrea Quattropani
produzione Viola Produzioni Centro di Produzione Teatrale
Roma,26 Settembre 2023
“Un giorno come un altro” è l’avvio di una frase familiare a molti di noi. Questa espressione, utilizzata spesso, ha un ritmo quasi poetico, eppure è così comune da essere quasi impercettibile. È una frase che evoca l’ordinarietà, eppure, in essa risiede anche un senso di tranquillità, di routine stabile e prevedibile. È un punto di partenza familiare, il preludio a storie di vita quotidiana che, nonostante la loro apparente monotonia, sono in realtà ricche di dettagli unici e personali. Non è un’espressione isolata, ma un abito letterario che lo sceneggiatore indossa con maestria e consuetudine. La metodologia di Giacomo Ciarrapico infatti sembra quasi un’operazione di archeologia linguistica, dove frasi comuni vengono scavate e ricaricate di contenuti politici sempre attuali. Prima di quest’ultimo lavoro, ricordiamo ad esempio “Stare meglio oggi”, sempre con De Ruggieri come protagonista, un titolo apparentemente innocuo che nasconde invece un’analisi politica acuta e pertinente. Questo procedimento, applicato alla sua intera filmografia e sceneggiatura , rivela un interessante mosaico tematico. Come in un affascinante puzzle, ogni sua opera non è che un capitolo di un’antologia più ampia, un insieme di tematiche intrecciate tra loro e legate da un filo rosso. L’esaminare i suoi lavori in sequenza, sembra quasi di procedere a ritroso in una sorta di narrazione politica, dove ogni script diventa un pezzo di un discorso più ampio, una tessera di un mosaico che compone una visione via via più complessa e coinvolgente. Di certo, l’abilità con cui lo sceneggiatore riesce a trasformare espressioni comuni in potenti strumenti di comunicazione politica già solo nel titolo, rende le sue opere alquanto accattivanti. Tuttavia, questa volta, la quotidianità si svolge in un contesto insolito: un seggio elettorale deserto. Questo è l’incipit dell’opera “Un giorno come un altro”, che ha inaugurato il 26 settembre la nuova stagione di prosa del Teatro Sala Umberto. La scena si apre su un seggio elettorale, quasi un deserto in miniatura, dove due figure si incrociano: il presidente e il segretario del seggio. In un’atmosfera sospesa e pregnante, Ranuccio e Marco si ritrovano inaspettatamente compagni di avventura nella sezione 4607, un seggio elettorale posizionato ai confini di Roma. I due attendono con ansia un flusso di elettori che, paradossalmente, non si materializza mai. Solo una minima frazione, appena il quattro per cento della popolazione, deciderà di esercitare il proprio diritto al voto. Questo scenario trasforma lo spettacolo in un palcoscenico di attesa, un luogo dove gli italiani diventano il metaforico Godot: attesi, desiderati, ma mai realmente presenti. Un delicato equilibrio tra comicità e riflessione, una rappresentazione teatrale della realtà che trascende le pareti del teatro per riflettersi sulla società stessa. Inizialmente, queste due figure sembrano contraddirsi, incarnando le due estremità di uno spettro. Uno di loro, un personaggio invisibile e senza nome, è un uomo appena abbandonato dalla moglie, che sogna di riaccendere la loro scintilla con la canzone “Ricominciamo” di Adriano Pappalardo. L’altro, un giocatore d’azzardo che scommette su eventi improbabili, come un colpo di stato in Repubblica Centroafricana. Via via che la trama si dipana, questi due uomini si rivelano essere vecchi compagni di scuola, le cui strade hanno preso rotte divergenti, e poco a poco rivelano le loro verità nascoste. L’azione raggiunge il suo apice quando, grazie a una miscela di vodka e vino, i due uomini si avvicinano e si riconoscono in una condivisa umanità. In un’espressione brillante di minimalismo teatrale, le scene di Andrea Quattropani brillano nella loro semplicità austera. Ci troviamo nel cuore di un’istituzione educativa periferica di Roma, caratterizzata da una cattedra, due seggioline in legno e un numero esiguo di oggetti di scena. Questa non è una scuola luccicante di modernità, ma un edificio che trasuda un’atmosfera polverosa e senza fronzoli. Le luci, con la loro sottigliezza artistica, delineano delicatamente i volumi, creando un ambiente suggestivo. Il loro tocco discreto guida l’attenzione dello spettatore, mettendo in risalto gli attori con una cura attenta. Essi diventano più intensi o più sfumati in risposta alle emozioni in gioco sul palco, evidenziando la profondità dei personaggi e la complessità delle loro interazioni. Il palcoscenico è un microcosmo, un ritratto fedele di una realtà quotidiana, dove ogni elemento – dalla cattedra alla più umile sedia – contribuisce a creare un’emozionante rappresentazione della vita. Come sfondo la cabina elettorale. “Un Giorno Come un Altro” è un tour de force teatrale che vede protagonisti Luca Amorosino e Carlo De Ruggieri. Gli attori hanno dato vita ai loro personaggi con grande abilità, infondendo nel testo un forte accento romano con un linguaggio vivace che non risulta affatto stucchevole, ma che contribuisce a far avanzare la trama. I due interpreti mostrano una notevole abilità di interazione, mantenendo un ritmo e una reattività che impediscono loro di cadere nella monotonia, persino nei momenti meno ispirati della rappresentazione. “Un giorno come un altro”, una commedia vibrante e dinamica, ha letteralmente conquistato gli spettatori presenti in sala, trascinandoli in un turbinio di risate sincere e applausi spontanei. Un equilibrio perfetto tra divertimento e pensiero, che ha saputo catturare l’attenzione del pubblico dalla prima all’ultima scena.