Roma, Arena Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti: “Venere ed Adone”

Roma, Arena Gigi Proietti Globe Theatre Silvano Toti
VENERE ED ADONE
di William Shakespeare
Con 

William Shakespeare: GIANLUIGI FOGACCI
Venere: MELANIA GIGLIO
Adone RICCARDO PARRAVICINI
Regia: Daniele Salvo
Costumi: Daniele Gelsi

Direzione tecnica: Stefano Cianfichi
Musiche: Patrizio Maria D’Artista
Disegno luci: Umile Vainieri
Disegno audio: Daniele Patriarca
Scene: Daniele Patriarca
Prodotto da Politeama s.r.l.
Roma, 22 Settembre 2023
“Duro, tenace sei, acciaio, pietra, più che pietra: la pietra all’acqua cede. Perché tu, generato da una donna, non conosci l’amore e i suoi tormenti? Fosse stata, tua madre, un’insensibile, sarebbe morta sola, e tu mai nato… Che idea ti fai di me, che mi disprezzi? Deturpi le tue labbra, se mi baci? Parlami, o dolce; ma sii dolce o taci…” (Shakespeare, dal Poema ‘Venere e Adone’)
“Venus and Adonis”, un’opera maestosa ed enigmatica, fu scolpita nella pietra della letteratura nel 1593 dalla penna virtuosa di William Shakespeare. Con le sue 1194 righe di versi indimenticabili, si colloca tra i componimenti più prolissi dell’illustre drammaturgo. Il destinatario di questa elegia sontuosa non è altro che Henry Wriothesly, il terzo conte di Southampton, a cui il poeta si rivolge con una devozione quasi mistica. Nel corso dell’epopea, Shakespeare si riferisce alla sua poesia con una frase intrisa di umiltà e di orgoglio: “il primo erede della mia invenzione”. Questa dichiarazione rivela il profondo legame tra l’autore e la sua creazione, elevando “Venus and Adonis” a simbolo dell’arte sublime e senza tempo di Shakespeare. È significativo notare che il dramma fu creato in un periodo di difficoltà, durante il quale una terribile pestilenza costrinse alla chiusura dei palcoscenici londinesi.Impegnato in una danza sinuosa di erotismo, umorismo e tragedia, il poema si erge come la perla più apprezzata dell’epoca elisabettiana, offrendo una scoperta affascinante per l’esploratore letterario. La narrazione avvolgente ruota attorno alle figure centrali della dea Venere e del bel giovane Adone. Venere, catturata dal fervore dell’amore verso Adone, si impegna in incessanti tentativi di seduzione. Adone, però, mostra una predilezione per la caccia piuttosto che per l’amore, eludendo costantemente la dea. Nel ruolo imponente di Venere, Melania Giglio, un talento teatrale di eccezionale caratura, si erige come una divinità assetata d’amore, umanità e dolcezza. Il suo fervore e la sua sensualità sono esaltati da un abito rosso ardente che esalta le sue forme seducenti. E’ un’attrice di inestimabile valore, con un ricco repertorio di espressioni, un fraseggio incandescente, accenti e tempi sempre variabili, e una presenza scenica che gestisce con maestria e generosità.  Ma ciò che ha davvero sorpreso tutti è la rivelazione ( per chi non la conosceva già) di un altro strato del suo vasto talento artistico: la sua capacità di cantare con un timbro unico e affascinante. Questo aspetto della sua abilità, più che un semplice testimone della sua versatilità, è un’ulteriore manifestazione della sua straordinaria capacità inventiva. E’ evidente che ci troviamo di fronte ad un’artista di rara sensibilità, capace di esprimere la sua creatività attraverso vari aspetti dell’arte, rivelando una profondità e una complessità che pochi possono rivendicare. Riccardo Parravicini, con un’interpretazione diligente e attenta, dà vita al personaggio di Adone, un giovane contraddistinto da una bellezza rara e una riservatezza innata. L’attrazione di Adone per la caccia, piuttosto che per l’amore, costituisce un elemento centrale del suo carattere, evidenziato dal suo costante eludere Venere. Il suo atteggiamento, un continuo altalenare tra la spensieratezza tipica dell’infanzia e un’insolita distrazione, crea un ritratto complesso e intrigante. La prestazione di Parravicini, sebbene non abbia toccato i picchi di straordinarietà raggiunti dai suoi colleghi, si è distinta per un livello di qualità superiore alla media. Mostrando una competenza artistica solida, ha garantito un’esecuzione costantemente piacevole e funzionale allo spettacolo. Gianluigi Fogacci, con un fascino incontestabile, si insinua abilmente nel ruolo di Shakespeare, assumendo il duplice ruolo di narratore e regista invisibile. Guida con maestria i due personaggi nelle loro azioni, tessendo un intreccio di emozioni e tensioni. La sua interpretazione accurata e penetrante offre un ritratto vivido e convincente di Shakespeare, rivelando una padronanza eccellente del dramma e una profonda comprensione dell’essenza dei personaggi.  Sotto la regia di Daniele Salvo, un vento di fresca originalità si abbatte sul palcoscenico. Il regista, infatti, si distingue per l’uso di una tecnica narrativa raffinata e poco convenzionale, imprimendo nella sua interpretazione un tocco di genialità. L’intreccio si sviluppa infatti attraverso audaci intermezzi ironici che brillantemente interrompono il fluire in crescendo del linguaggio shakespeariano, offrendo momenti di leggera pausa e divertimento.L’opera, nella sua messa in scena, si dispiega come un intricato duello verbale, dove l’amore, la passione e il desiderio – incarnati dalla figura di Venere – si scontrano con l’orgoglio e la tenace resistenza di Adone. Questa danza di attrazione e repulsione, di caccia all’amore e fuga da esso, viene portata alla vita sul palcoscenico in maniera fisicamente coinvolgente. I movimenti dei protagonisti, carichi di magnetismo, riflettono le pulsioni più intime dei personaggi, dando vita a un dialogo corporeo che amplifica il discorso poetico. La direzione di Salvo, dunque, non si limita alla mera rappresentazione dell’opera, ma si immerge nell’essenza dei personaggi, svelando le tensioni ed i contrasti che li animano, ed elevando “Venus and Adonis” ad una rappresentazione viscerale dell’eterna lotta tra amore e orgoglio. Le musiche originali di Patrizio Maria D’Artista ricorrono come eco emozionale, amplificando le vibrazioni dei personaggi sul palcoscenico. Le sue due partiture originali in lingua inglese, destillazioni melodiche di due sonetti shakespeariani, infondono un’aura classicista impreziosita da un tocco di epica contemporanea.  Le scenografie di Fabiana Di Marco si fondono armoniosamente con la visione registica, in un gioco di tensioni tra ossessività, leggerezza e dinamismo. L’equilibrio raggiunto attraverso l’alternanza di strutture aperte e chiuse, di elementi visibili e nascosti, plasma un caleidoscopio di luci e ombre che vibra all’unisono con le emozioni in scena. Sul palcoscenico si staglia una gabbia, un connubio di legno, vetro e metallo. Non è un semplice elemento scenografico, ma un simbolo pregnante: una prigione che l’amante costruisce per trattenere l’amato, un contenitore per un amore che anela alla libertà. Nel culmine della disperazione, questa gabbia si svela, mutando da ostacolo a collegamento, da confine a passaggio verso l’ignoto. Le strutture sceniche nella loro complessità non sono solo un veicolo estetico, ma un elemento cardine nell’incanto del teatro, nel dare vita a un universo teatrale tangibile. In questo scenario, la scenografia di Di Marco non è un semplice ornamento, ma un attore silenzioso che contribuisce a tessere una narrazione coinvolgente e immersiva. L’opulenza dei costumi di Daniele Gelsi, impreziositi da dettagli minuziosi, esaltano il contrasto emotivo tra i personaggi, amplificando l’impatto della scena a vista e a percezione. In un linguaggio pulsante e ricco di sfumature, le scelte cromatiche, la definizione delle silhouette e la selezione dei materiali emergono non come componenti casuali, ma come una parte vitale dell’ambiente scenico. Invece di essere semplici decorazioni, questi elementi portano con sé un significato simbolico che trascende la superficie, riflettendo una comprensione sia intuitiva che consapevole del simbolismo. Lontano dall’essere superfluo, questo livello di dettaglio aggiunge una dimensione ulteriore alla narrazione teatrale. Nonostante l’incessante pioggia, l’audience ha esibito un calore incommensurabile, erogando un’onda di applausi entusiasti per ogni artista sul palco. In risposta, gli attori hanno espresso la loro gratitudine con vivaci ringraziamenti, riconoscendo l’indomabile perseveranza del pubblico nel resistere alle avversità climatiche. Foto di ©MarcoBorrelli