Milano, Teatro alla Scala: “Il lago dei cigni”

Milano, Teatro alla Scala, Stagione lirica 2022/23
“IL LAGO DEI CIGNI”
Coreografia Rudolf Nureyev da Marius Petipa e Lev Ivanov
Supervisione e ripresa coreografica Manuel Legris
Musica di Pëtr Il’ič Čajkovskij
Odette/Odile OLGA SMIRNOVA
Siegfried JACOPO TISSI
Rothbart GABRIELE CORRADO
La regina FRANCESCA PODINI
Passo a tre AGNESE DI CLEMENTE, BENEDETTA MONTEFIORE, ALESSANDRO PAOLONI
Corpo di ballo e Orchestra del Teatro alla Scala di Milano
Direttore Koen Kessels
Scene Ezio Frigerio
Costumi Franca Squarciapino
Milano, 22 settembre 2023
Il Lago dei cigni non ha certo bisogno di presentazioni. Diventato ormai l’emblema del balletto classico, su di esso si è scritto e detto tanto, a partire dal luogo comune del rapporto cigno bianco-cigno nero. Il Lago dei cigni, infatti, è una sfida per la protagonista, poiché nessuno dei due personaggi da lei interpretati è veramente umano: Odette, la principessa intrappolata da Von Rothbart nel corpo di un cigno; e Odile, sosia di Odette e malvagia costola di Von Rothbart. Un doppio ruolo, quindi, le cui difficoltà interpretative sono ben note a quasi tutto il pubblico, essendo anche giunte sul grande schermo con il famoso film con Natalie Portman. Ma, oltre a ciò, è un balletto foriero di svariate riflessioni psicologiche: Siegfried quanto è cosciente del tradimento nei confronti di Odette? Che ruolo ha avuto il suo passato per essere ammaliato da Odile? È sufficiente solo la sua somiglianza fisica con Odette? Ma il suo modo di ballare e il suo atteggiamento non sono quelli di Odette, possibile che Siegfried sia così cieco? Da riflessioni di questo genere deve essere venuta al mondo la figura del precettore-Rothbarth, una sorta di Mefistofele, nato con la versione di Nureyev, ora in scena alla Scala. Un’ambiguità tra i personaggi presente anche in un’altra coreografia di Nureyev, Lo Schiaccianoci, con cui si è aperta questa stagione di balletto alla Scala. Anche sulla coreografia di Nureyev si sono versate enormi quantità di inchiostro, e molti commenti tra i ballettomani più incalliti. Complicata, narcisista, disordinata. Cerchiamo di rimanere sui dati di fatto. Solitamente, alla sovrabbondanza dei grand ballets della Russia imperiale, si aggiungono le arditezze tecniche, marchio di fabbrica delle coreografie Nureyev, caratteristica però che proprio nel Lago di cigni ci appare molto meno presente – così come non si presenta l’altra grande critica mossa in altre occasioni, la musicalità dei passi. Per il resto, nonostante possa non piacere e abbia difetti drammaturgici (ad esempio alcuni dettagli nel primo atto, dovuti all’introduzione del personaggio del precettore; ma anche l’attesa di lunghi minuti a sipario chiuso per permettere i cambi costume tra terzo e quarto atto, messi forzatamente in scena apparentemente “senza pausa”), la coreografia ha comunque molti elementi inoppugnabilmente meritevoli: non snatura i passi principali, e pone sotto una luce differente il ruolo di Siegfried. Sotto questo aspetto, non si tratta solo di una rivalsa narcisistica dell’uomo Nureyev in particolare, o del danzatore uomo in generale – un uomo che nel mondo della danza era in passato relegato al margine. Oltre a ciò, v’è anche l’interessante riflessione prima accennata su Siegfried, che non può essere taciuta. Riguardo alla serata a cui abbiamo assistito, non possiamo che ringraziare la Scala per aver portato sul palco milanese l’ex prima ballerina del Bolshoi, Olga Smirnova, dal 2022 al Balletto nazionale olandese dopo aver lasciato la Russia allo scoppio della guerra in Ucraina. Salutata con un caloroso applauso alla sua prima comparsa, ha brillato in ogni secondo dello spettacolo. La sua Odette è stata di una perfezione tecnica mai fine a se stessa, sempre animata da una poesia che pervadeva tutto il corpo e comunicava mediante le braccia. Crediamo che grazie a ciò anche lo spettatore più lontano, dall’alto della seconda galleria, abbia ricevuto tanto quanto chi era seduto nelle prime file della platea. La Smirnova sembra infine aver perfino raccolto la sfida della prima Odette della coreografia di Petipa, Pierina Legnani, grande virtuosa, con i suoi 32 fouettés eseguiti alla perfezione con il minimo spostamento: nella coda del pas de deux (o meglio pas de trois, per Nureyev) del cigno nero i suoi fouettés sono stati pulitissimi. Passando agli altri interpreti, Jacopo Tissi in questa recita ci  è parso un po’ discontinuo, un po’ debole in alcuni passaggi. Avendo appena firmato un contratto anche lui con il Balletto nazionale olandese, raggiungendo così la sua ex-collega del Bolshoi dopo aver abbandonato anche lui la Russia qualche mese dopo la sua nomina a primo ballerino, confidiamo in un riassestamento della sua crescita artistica dopo più di un anno senza un teatro stabile in cui lavorare. Gabriele Corrado è stato un buon Rothbard (e anonimo precettore di Siegfried), con una variazione eseguita molto bene. Il pas de trois danzato da Agnese Di Clemente, Benedetta Montefiore e Alessandro Paoloni, ha avuto qualche imperfezione tecnica con qualche perdita di tono con il procedere della coreografia. Per quanto riguarda i passi di gruppo, tutto lo spettacolo è stato danzato a buon livello; ma ci teniamo a segnalare soprattutto l’ottima interpretazione dei cigni, che ha dato il vitale sostegno poetico agli atti bianchi del balletto, senza il quale sarebbero stati rovinati nonostante la lucente presenza della Smirnova. Prossime repliche, il 25, 26 e 27 settembre (il 27 nuovamente con Smirnova e Tissi). La rappresentazione del 27 settembre sarà trasmessa in live streaming sulla piattaforma LaScalaTv, Foto Brescia & Amisano Teatro alla Scala di Milano.