Sono tre le Cantate per la Nona Domenica dopo la Trinità, ma il loro legame con le letture Evangeliche è alquanto flebile. Il tema trattato viene dal Vangelo di Luca (cap.XVI, vers.1-9) e parla del fattore infedele, ma i testi delle Cantate in questione, che sono la nr.105, 94 e 168, escludono quasi del tutto i riferifementi a quella parabola, per puntare più direttamente ai contenuti della preghiera e all’ammonimento che scaturiscono da quella lettura. Racconta il testo di Luca:“Gesù diceva ancora ai suoi discepoli: V’era un uomo ricco che avea un fattore, il quale fu accusato dinanzi a lui di dissipare i suoi beni. Ed egli lo chiamò e gli disse: Che cos’è questo che odo di te? Rendi conto della tua amministrazione, perché tu non puoi più esser mio fattore. E il fattore disse fra sé: Che farò io, dacché il padrone mi toglie l’amministrazione? A zappare non son buono; a mendicare mi vergogno. So bene quel che farò, affinché, quando dovrò lasciare l’amministrazione, ci sia chi mi riceva in casa sua. Chiamati quindi a sé ad uno ad uno i debitori del suo padrone, disse al primo: Quanto devi al mio padrone? Quello rispose: Cento bati d’olio. Egli disse: Prendi la tua scritta, siedi, e scrivi presto: Cinquanta. Poi disse ad un altro: E tu, quanto devi? Quello rispose: Cento cori di grano. Egli disse: Prendi la tua scritta, e scrivi: Ottanta. E il padrone lodò il fattore infedele perché aveva operato con avvedutezza; poiché i figliuoli di questo secolo, nelle relazioni con que’ della loro generazione, sono più accorti de’ figliuoli della luce. Ed io vi dico: Fatevi degli amici con le ricchezze ingiuste; affinché, quand’esse verranno meno, quelli vi ricevano ne’ tabernacoli eterni.” Il significato della Parabola, come si sa, è fra i più reconditi e misteriosi del Nuovo Testamento. ed è forse per questo motivo che i testi delle Cantate Bachiane relative, lo sfiorano appena, senza indagarne la natura interna. È indubbio, tuttavia, che il passo di Luca voglia invitare i fedeli ad usare dei beni terreni con saggezza e prudenza. Su questa analogia è impostata la prima Cantata Bachiana “Herr, gehe nicht ins Gericht mit deinem Knecht” (Signore, non chiamare in giudizio il tuo servo) BWV 105 eseguita a Lipsia il 25 luglio 1723, che individua due distinte situazioni: una di supplica e coscienza delle proprie colpe, l’altra di fiducia e determinazione nel volere salvaguardare i tesori della Fede. L’apertura è nello stile di un “Preludio e fuga”, peraltro già applicato in altre Cantate contemporanee, per diversamente sottolineare i due emistichi del versetto biblico nr.2 tratto dal Salmo 142: “Signore, non chiamare in giudizio il tuo servo. Nessun vivente davanti a te è giusto”.
Il secondo elemento è un solido episodio inquadrato fra 2 momenti strumentali e costituito da 3 interventi corali, a loro volta separati da brevi passaggi strumentali. Il periodo musicale della prima parte del versetto (Signore, non chiamare in giudizio il tuo servo) risulta spezzato da “sincopi” e da “pause”, dopo la parola “Herr”, diversamente distribuite alle voci. Al contrario, l’altro emistichio: “Nessun vivente davanti a te è giusto”, si presenta come una fuga grandiosa e compatta, in tempo “allegro” seguendo il tema della fuga di permutazione, già praticato negli anni giovanili con una forma che viene proposta 10 volte. Di gusto moderno sono le due arie la prima delle quali, per Soprano con un oboe solista è priva drl Basso continuo e reca una semplice struttura armonica di sostegno realizzata da due violini e da una viole, mentre soprano e oboe, si integrano o si alternano, spesso in figure canoniche, a proporre il discorso melodico punto. Con il nr. 4, un bel recitativo affidato al basso, l’atmosfera muta e conduce, in progressione, alla formazione del concetto teologico che sta alla base di tutto il movimento luterano: la giustificazione attraverso la fede. L’aria per tenore (Nr.5 )richiamo un versetto di Luca, il nr.13 del capitolo 16, non compreso nella lettura del giorno :”Voi non potete servire a Dio e Mammona” che l’anonimo poeta, parafrasa in “Se Gesù diventa mio amico
Mammona non conta nulla per me. Non trovo nessun piacere
in questo mondo di vanità e beni terreni.” La vanità, la mondanità, sono fatti così concreti, elementi del vivere quotidiano che Bach per dar loro la massima evidenza, non esita ad usare la sconcertante arma di un movimento di danza: Il brano che è qualificata come “aria con corno in unsino” affida al primo violino una funzione preminente, che consiste nel variare melismaticamente l’assetto melodico., una cadenza finale prima della ripresa del “da capo” ferma il corso dell’aria interrompendo per un istante, con una splendida effetto, il “galante” incidere ritmico della pagina messaggera di fiducia e di gioia. Il Corale che chiude la cantata è eccezionalmente rivestito da un apparato strumentale complementare, la dire ora la melodia viene armonizzata nel consueto stile a quattro parti, ma agli archi, come già avvenuto nell’aria nr.3 viene affidata una funzione di fondo armonico “prospettico”, a note ribattute ed in valori di tempo alternativamente segnate in 4/4 in 12/8 e poi progressivamente allargati come Sebach avesse inteso trasfigurare il versetto finale:“nessuno sarà perduto, ma anzi vivrà per sempre se avrà abbastanza fede.
Nr.1 – Coro
Signore, non chiamare in giudizio il tuo servo.
Nessun vivente davanti a te è giusto.
Nr.2 – Recitativo (Contralto)
Mio Dio, non respingermi
dalla tua presenza, mentre sono umilmente
inchinato al tuo cospetto. 1
So quanto grande è la tua rabbia ed il mio misfatto,
e che tu sei allo tempo stesso pronto testimone
e giusto giudice.
Faccio davanti a te una confessione sincera
e non voglio mettermi in pericolo
negando e nascondendo
i peccati della mia anima!
Nr.3 – Aria (Soprano)
Quanto sono incerti e agitati
i ragionamenti dei peccatori,
che si accusano tra di essi
e poi di nuovo cercano di difendersi.
Infatti una coscienza inquieta
è lacerata dai suoi stessi tormenti.
Nr.4 – Recitativo (Basso)
Beato colui che conosce il garante
che condona tutte le sue colpe,
così il documento del nostro debito è stato annullato
quando Gesù l’ha marchiato con il suo sangue.
Lui stesso l’ha inchiodato alla croce, 3
e dei tuoi beni, del tuo corpo e della tua vita,
quando suonerà l’ultima ora,
lui stesso renderà conto al Padre.
Anche se il tuo corpo, destinato alla tomba,
sarà coperto di terra e polvere,
il tuo Salvatore ti accoglierà nelle dimore eterne.
Nr.5 – Aria (Tenore)
Se Gesù diventa mio amico
Mammona non conta nulla per me.
Non trovo nessun piacere
in questo mondo di vanità e beni terreni.
Nr.6 – Corale
Ora, lo so, calmerai
la mia coscienza tormentata.
La tua fedeltà compirà
ciò che tu stesso mi hai detto:
su questa vasta terra
nessuno sarà perduto,
ma anzi vivrà per sempre
se avrà abbastanza fede.
Traduzione Emmanuele Antonacci