La Liturgia musicale del “Lamento” ha origini antichissime, come si sa dal canto funebre greco (Trenos) al “Planctus” medievale al più recente “Tombeau”, tanto per limitare la casistica a poche espressioni, questo è un genere che si è sviluppato anche in campo liturgico. Anche Bach lo ha accolto nella propria opera, talvolta guidato da specifici riferimenti dei testo. Questo è il caso, ad esempio, che si riscontra in una cantata la numero 46 (Lipsia, 1 agosto 17123), per la decima domenica dopo la Trinità la lettura evangelica prevista per questa domenica è tratta da Luca cap. 19 versetti 4-48 che abbraccia due argomenti: Il pianto su Gerusalemme distrutta e la purificazione del tempio. “Quando fu vicino, alla vista della città pianse su di essa dicendo: «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi. Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata. Ed entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: La mia casa sarà casa di preghiera. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo. La profezia della distruzione di Gerusalemme, nel 70 D.C, si rifà a quanto era stato predetto nell’Antico Testamento riguardo l’assedio e la distruzione della città da parte dei Babilonesi del 586 A.C. È quindi che l’anonimo autore del testo della Cantata nr.46 “Schauet doch und sehet, ob irgendein Schmerz sei” abbia avviato l’opera con un versetto delle lamentazioni di Geremia:“Guardate dunque se c è un dolore simile al dolore che mi ha colpito. , scritta appunto in occasione della catastrofe del 586. La cantata bachiana ha appunto le caratteristiche di un “Lamento”. Ancora una volta la forma bipartita del coro introduttivo, suggerisce la formula del “Preludio” e “Fuga” con un primo elemento: “Schauet doch und sehet, ob irgendein Schmerz sei wie mein Schmerz, der mich trogen hat. con un tempo “lento” , e un andamento simile a quello di un “Mottetto”, che sarà poi parodiato nel “Qui tollis” della Messa in si minore. Il secondo elemento:”Denn der Herr hat mich voll
Jammers gemacht am Tage seines grimmigen Zorns, si svolge come una “fuga” a cinque voci con un notevole incremento della dinamica. I temi dell “lamento” del peccatore e dell’Ira Divina sono quelli che dominano i primi quattro numeri della Cantata. Si distingue, oltre all’ampio coro iniziale, lo struggente recitativo che segue. Entrambe queste pagine impiegano una coppia di flauti a becco che, nella “fuga” corale realizzano una quinta voce in un abile gioco di integrazione concertante. Le due arie hanno due caratterizzazioni ben distinte. La prima, affidata al basso, con l’utilizzo di una tromba e di un “corno da tirarsi”, esprime, come in un’aria “di furore” operistica (marcato l’uso della coloratura) l’ira divina. Una pagina d’impatto, con un apparato strumentale vistoso, sonorità spesse, nonchè un disegno melodico scultoreo e ben articolato. La seconda aria, cantata dal contralto, al contrario, è un gioiello di eleganza e candore e mostra un altro degli aspetti cari alla sensibilità barocca. Qui, come nel Corale conclusivo, decorato da passaggi intermedi dei 2 flauti. Si tratta di celebrare l’azione di Cristo a salvezza dei giusti. Il testo richiama esplicitamente la graziosa e tenera immagine di Matteo, cap.23 vers.37:“Gerusalemme, Gerusalemme, che uccidi i profeti e lapidi quelli che ti sono mandati, quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figliuoli, come la gallina raccoglie i suoi pulcini sotto le ali; e voi non avete voluto!” Bach non ha esitato ad ambientare l’aria in un clima agreste, un ritratto d’Arcadia, collocando a sostegno della voce e concertante con essa, la coppia di flauti a becco e un’altra coppia di oboi da caccia, questi però all’unisinono, in veste di sostegno.
Nr.1 – Coro
Guardate dunque se c è un dolore
simile al dolore che mi ha colpito.
Poichè il signore mi ha colmato di sconforto
nel giorno della sua terribile collera.
Nr.2 – Recitativo (Tenore)
Piangi, o distrutta città di Dio,
miserabile ammasso di cenere e pietre.
Lascia scorrere interi torrenti di lacrime,
poichè ti è toccata una perdita irreparabile,
quella della grazia suprema
della quale ti dovrai privare
a causa delle tue colpe.
Tu sei stata trattata come Gomorra,
quantunque non sei stata distrutta completamente,
sarebbe stato meglio che tu lo fossi dalle fondamenta,
piuttosto che dover udire i nemici di Cristo
bestemmiare tra le tue mura.
Tu che non rispetti le lacrime di Gesù,
fai attenzione all ondata di compassione ,
che tu stessa hai attirato su di te,
poichè il Signore, dopo aver mostrato pazienza,
emanerà la sua sentenza.
Nr.3 – Aria (Basso)
La tempesta si annuncia da lontano,
i suoi fulmini appaiono all orizzonte,
e potrebbero colpirti.
Poichè i tanti peccati
accendono lampi di vendetta
e preparano la tua rovina.
Nr.4 – Recitativo (Contralto)
Ma ben potete immaginare , o peccatori,
che la sola Gerusalemme ,
è più colpevole di altri.
Ecco, è gia scritto il giudizio su di voi:
poichè non vi emendate,
e i vostri peccati aumentano ogni giorno,
voi dovrete andare incontro a questa rovina.
Nr.5 – Aria (Contralto)
Purtuttavia, Gesù, vorrà essere
nel giorno del castigo,
lo scudo e il soccorso dei fedeli:
li riunirà come pecore,
come fa la gallina coi pulcini,
e quando i fulmini della vendetta
raggiungeranno i peccatori,
egli si adoprerà per la loro salvezza
Nr.6 – Corale
O gran Dio di fedeltà,
poichè davanti a Te,
nessuno è più grande di tuo figlio Gesù Cristo,
che ha preso su di sè la tua collera,
guarda dunque ai suoi patimenti,ai suoi tormenti,
alla paura e al suo supplizio,
e per amore suo proteggici,
e non farci pagare per i nostri peccati.
Traduzione Vittorio Marnati