Asti, Teatro “Vittorio Alfieri”: “Stabat Mater”

Asti, Teatro “Vittorio Alfieri”. Asti Lirica Prima stagione.
“STABAT MATER”
Musica di Giovanni Battista Pergolesi
Soprano Ksenia Bomarsi
Mezzosoprano Sofia Janelidze
Voxsonus Ensemble
Direttrice Manuela Ranno
Regia Renato Bonajuto
Figuranti: Ilia Romano, Christian Rando, Michela Castellani, Federica Bastioni.
Allestimento del Teatro dell’Opera Giocosa di Savona.
Asti, 26 luglio 2023
Si è avviata in Asti, grazie a questa prima edizione del Festival Asti Lirica, un’integrazione delle ormai tradizionali manifestazioni eno-gastronomiche, teatrali e folcloristiche cittadine con una ministagione di rappresentazioni liriche. Come consuetudine, in ambito subalpino, si tratta di un’offerta economicamente prudente e sostenibile a cui concorre, in modo determinante, l’amministrazione civica. Con il supporto del musicologo Alberto Bazzano, nel rispetto delle compatibilità economiche, sono state programmate due serate barocche col Pimpinone di Telemann e lo Stabat Mater di Pergolesi, una recita di La voix humaine di Poulenc, malauguratamente annullata per cause contingenti, e un conclusivo concerto vocale del baritono Ambrogio Maestri e del soprano Eleonora Boaretto.Le recite, pochi personaggi in locandina e attrezzaggi minimi di palcoscenico, sono tutte accomunate da una durata inferiore all’ora, mirano comunque a mantenere un livello musicale ed artistico di tutta eccellenza. Il 26 di luglio si è dato lo Stabat Mater, sfolgorante capolavoro sacro di un Pergolesi ventiquattrenne che nel 1734, presunta data di composizione, causa una grave malattia polmonare, è prossimo a morire. La cantica viene, con la dovuta sensibilità e delicatezza, rappresentata in forma semi-scenica. Il Regista Renato Bonajuto ha coordinato dei figuranti che hanno intercalato i numeri musicali con “quadri viventi”: dodici fermo immagine illustranti la Via Dolorosa, la Passione, la Crocifissione e il Compianto sul Cristo Morto. L’allestimento del quadro, che si svolge nel fondo palco rabbuiato, non turba né rallenta il discorso musicale che risulta continuo ed incalzante. È azzardato, come pur si è detto, accostare le immagini viste, a scena illuminata, ai chiaroscuri dei quadri di Caravaggio; si tratta piuttosto di buoni richiami alle scene popolareggianti che si ammirano nelle cappelle dei Sacri Monti, voluti da Carlo Borromeo, e diffusi su numerosi pendii collinari piemontesi e lombardi. L’allestimento non è originario del teatro astigiano ma viene ripreso da recite del Teatro Giocoso di Savona. La musica di Pergolesi è, pur nell’apparente semplicità, sublime. Il melodizzare è quello tipico della scuola di Napoli, allora con Venezia, capitale non solo musicale della penisola. Le forme coniugano il rigore melodico dell’opera napoletana con la maestria ornamentale e contrappuntistica del Nord Europa. Lo stesso Bach ne farà, qualche anno dopo, una parodia musicando il salmo 51 (BWV 1083). Lo Stabat di Pergolesi, su testo duecentesco di Jacopone da Todi, è per 2 voci femminili, soprano e contralto con accompagnamento di archi e basso continuo. La struttura, costituita da 12 numeri musicali, è suddivisa in 5 arie, 3 per il contralto e 2 per il soprano, e 7 duetti. La dinamica complessiva è su andamenti moderati, fa eccezione l’Allegro del Duetto n.8 Fac ut ardeat cor meum, una travolgente e rigorosa doppia fuga che, al centro della composizione, le conferisce una vitale dinamicità. Il languore è comunque la cifra dominante dell’opera e neppure l’Amen conclusivo, mosso come da tradizione, ne turba la sostanziale serenità. Il dramma della Passione si è ormai consumato, è l’ora di consolare la madre con un massimo di tenerezza, la stessa che lei ha riversato sul corpo esanime del figlio, adagiato sul suo grembo. Possiamo solo immaginare quanto ci sia di autobiografico nell’opera di un autore che la tisi man mano consuma, annientandone il vigore. L’esecuzione si è avvalsa della sensibile e avvertita direzione della trapanese Manuela Ranno, alla guida dei 6 archi e della tastiera del Voxsonus Ensemble. Non è stato un mero sottofondo alle voci ma un essenziale supporto al dialogo con esse. L’Ensemble, con perentorietà e sicurezza, ha sostenuto tempi e dinamiche del pezzo, determinandone poi con colori netti e sfumature il dolente clima complessivo. Le due voci si son mostrate, fin dal duetto iniziale Stabat mater dolorosa, appropriate e convincenti. Le cantanti erano collocate agli estremi opposti del palco, sopra barocchi piedistalli dorati; agghindate e aureolate di pesanti veli e panneggi, come madonne dei pasos pellegrinanti della Semana Santa sivigliana e si mostravano sprezzantemente indifferenti al gran caldo stagionale in cui erano immerse. Ksenia Bomarsi è un soprano russo, genovese d’adozione che ha lo Stabat di Pergolesi in repertorio da più tempo, ne esibisce quindi un’ottima padronanza tecnica e un’accurata sensibilità. Un limite lo si può trovare nel timbro di soprano di coloratura tendente a una emissione “fissa” in acuto. La voce di Sofia Janelidze , mezzosoprano georgiano, ha un caldo colore brunito, privo di spigoli e rudezze, adattissimo allo spirito della parte. Il volume non è tonante e qualche abbellimento viene trascurato. Si tratta complessivamente di un’esecuzione più che apprezzabile e che fa giustizia della moderna tendenza a sostituire le voci femminili con sopranisti e contraltisti maschi che inesorabilmente la cedono all’avvenenza e naturalezza di quelle femminili. Ancora ai tempi di Pergolesi, le donne in chiesa dovevano tacere, ma ora che in chiesa non si canta più, in teatro dovrebbe vigere il solo favore del pubblico. Quest’ultimo convenuto, non in massa ma assai abbondante, nel Teatro Alfieri di Asti, ha mostrato, applaudendo a lungo tutti i protagonisti della scena e della fossa, un buon apprezzamento dello spettacolo e della nuova iniziativa dell’amministrazione civica. In avvio di serata, Alberto Bazzano, noto musicologo astigiano, aveva con erudizione illustrato l’opera di Pergolesi e Paride Candelaresi, assessore alla Cultura della città, gli scopi e le prospettive del festival. Foto Giulio Morra