100° Arena di Verona Opera Festival 2023
Orchestra della Fondazione Arena di Verona
Direttore Jochen Rieder
Soprano Sonia Yoncheva
Tenore Jonas Kaufmann
Baritono Ludovic Tézier
Musiche di Giacomo Puccini, Giuseppe Verdi, Umberto Giordano, Franz Lehár, Georges Bizet, Ernesto De Curtis, Jacques Offenbach, Leonard Bernstein, Ennio Morricone e Hans Zimmer
Verona, 20 agosto 2023
In un anfiteatro per buona parte di lingua tedesca, l’Arena di Verona ha ospitato nuovamente la star Jonas Kaufmann a due anni dal debutto nel 2021, seguito dal successo come Radamès l’anno seguente. Se il primo Gala propose allora l’abbinamento di una parte wagneriana ed una verdiana, seguite da una sequela generosa di bis, questa volta il tenore ha interpretato i ruoli che lo hanno visto presente nei maggiori teatri del mondo, spingendosi oltre per sconfinare nell’operetta, nel musical e persino nel mondo delle colonne sonore alle quali dedicherà anche la sua prossima uscita discografica dal titolo “The Sound of Movies”. A dividere l’impegno della serata, quali ospiti, vi erano il soprano Sonya Yoncheva (già impegnata nella Tosca di De Hana) e il baritono Ludovic Tézier (presente al Festival anche come Rigoletto, Amonasro e Germont) per un ventaglio di arie e duetti che hanno accontentato il vasto pubblico accorso tra le pietre millenarie per ascoltare il proprio beniamino. In apertura di serata la celeberrima Recondita armonia, forse non il brano più opportuno per iniziare questa kermesse vocale: cantata con suono gonfiato ed emissione scura, quasi gutturale, chiudendo le vocali e per questo assai poco convincente. Decisamente meglio la parentesi verdiana di Otello con il suggestivo duetto Già nella notte densa e l’invettiva Dio! Mi potevi scagliar risolta quest’ultima con particolari accenti di introspezione psicologica; non da meno il finale di Andrea Chènier, Vicino a te s’acqueta. che ha chiuso la prima parte del programma con particolare veemenza emotiva e passionalità. Dove forse abbiamo potuto ascoltare il miglior Kaufmann è stato però nelle due incursioni viennesi nel nome di Lehár con Freunde, das Leben ist lebenswert! (Giuditta) e l’irrinunciabile Dein ist mein ganzes Herz (Das Land des Lächelns) proposta sia in lingua originale che nella versione italiana nella ripresa; è evidente che qui l’artista si sente a casa propria e in un repertorio a lui particolarmente congeniale. Nonostante qualche suono non perfettamente a fuoco e qualche incrinatura negli acuti, si può dire che Kaufmann accende, entusiasma ed infiamma il pubblico elargendo con generosità anche più di un bis nonostante la comprensibile stanchezza vocale al termine della serata. Se l’attesa era tutta per lui vi è da sottolineare che i suoi due compagni se la sono giocata assolutamente alla pari, a partire da Sonya Yoncheva che ha confermato le sue ampie doti vocali tanto nelle due scene di Otello e Andrea Chènier quanto in un’affascinante e sensuale Habanera e nel bis O mio babbino caro. Di particolare evidenza gli interventi di Ludovic Teziér già in Credo in un Dio crudel dove dipinge uno Jago magistrale, tanto vocalmente quanto di forte impatto scenico; una gran bella voce, ricca ed armonicamente densa, che ha offerto all’ascolto anche Nemico della patria, Votre toast e Scintille diamant (Les Contes d’Hoffmann); a suggello della sua prova Voilà donc la terrible cité (Thais) cantata come bis ed interpretata con particolare afflato ed intensità di fraseggio. Sul podio, come già nel galà del 2021, il direttore tedesco Jochen Rieder di sicura ed indiscussa capacità, ben assecondato dall’Orchestra della Fondazione in ottima forma per una serata registrata da un’emittente televisiva tedesca e che uscirà in dvd. A voler essere pignoli, per ragioni di coerenza musicale, alcuni brani avrebbero figurato meglio come bis piuttosto che inseriti nel programma ufficiale: soprattutto Morricone la cui discutibile versione con testo (Nella fantasia) che tanto spopola, e il tema de Il gladiatore richiamavano certi concertoni nazional popolari tanto cari al gusto medio italico. Questo, tuttavia, è solo un piccolo appunto che di fronte al richiamo della stella Kauffmann si perde nei meandri del purismo estetico e stilistico; d’altronde ad un pubblico entusiasta ed ebbro di passione, che non manca il battimani sul preludio di Carmen, occorre dare quanto desidera e chiede. Foto Ennevi per Fondazione Arena