enezia, Teatro La Fenice, Stagione Sinfonica 2022-2023
Orchestra del Teatro La Fenice
Direttore Markus Stenz
Violino Roberto Baraldi
Franz Joseph Haydn: Sinfonia in sol maggiore Hob.I:94 “La sorpresa”; Richard Strauss: “Ein Heldenleben” (Una vita d’eroe) poema sinfonico op. 40
Venezia, 30 giugno 2023
Markus Stenz – ancora impegnato nelle ultime repliche del Fliegende Holländer – ci ha dato un saggio della sua finezza interpretativa anche nel campo sinfonico in un concerto, nell’ambito della Stagione Sinfonica 2022-2023 del Teatro La Fenice, che proponeva musiche di Haydn e Richard Strauss. La Sinfonia in sol maggiore Hob.I:94 “L a sorpresa” di Franz Joseph Haydn nasce durante il primo dei suoi due soggiorni londinesi, che entrambi segnano un periodo particolarmente felice per il sommo musicista austriaco, visto che per la capitale britannica – dove soggiornò complessivamente tra il 1791 e il 1795 – compose dodici sinfonie (dalla n. 93 alla n. 104), ora come allora ritenute tra i suoi lavori più riusciti. I soprannomi che furono attribuiti ad alcune di esse – “Militare”, “La pendola”, “Il miracolo”, ecc. – mettono in evidenza una caratteristica particolarmente suggestiva di questa o quella partitura, senza pretendere di suggerire un programma sotteso alla musica, poiché equivarrebbe a sminuire il valore di questi assoluti gioielli sinfonici, certamente pieni di verve e trovate originali, ma soprattutto capolavori di musica assoluta. Grande musica tout-court, che richiede interpreti sensibili e raffinati. Tale si è dimostrato il maestro Stenz che, magnificamente supportato dall’Orchestra del Teatro La Fenice, ci ha offerto un’esecuzione esemplare per la bellezza del suono, l’intensità dell’espressione, la sottolineatura dei contrasti, la cesellatura di ogni particolare, non ultimo l’atteggiamento edonistico di fronte all’arguzia e all’umorismo dell’ultimo Haydn. Davvero divertente, a questo proposito, la gag che vedeva il timpanista arrivare trafelato, all’inizio del secondo movimento, per assestare, appena in tempo, il “Colpo di timpano” in fortissimo, che è un altro soprannome di questa splendida sinfonia, chiusa da un finale particolarmente irresistibile, con pause improvvise e false riprese, nel più genuino stile del migliore Haydn.
Quanto al secondo titolo in programma, con Ein Heldenleben – uno dei suoi lavori più complessi ed elaborati, composto nel 1898 –, uno Strauss trentaquattrenne conclude il ciclo dei poemi sinfonici, la cui composizione lo aveva impegnato nell’ultimo scorcio dell’Ottocento, per dedicarsi, nella prima metà del secolo successivo, soprattutto al teatro. Il lavoro è chiaramente autobiografico. Nel momento in cui Strauss lasciava la direzione dell’Opera di Vienna, per assumere quella dell’Opera di Berlino – conscio di dover affrontare un ambiente ancora legato alle tradizioni –, l’ultimo suo poema sinfonico rappresenta un bilancio dell’esperienza umana ed artistica fino ad allora maturata, come confermano le citazioni da sue precedenti composizioni. L’autore, attraverso sei episodi, che si succedono senza soluzione di continuità, celebra se stesso: i sogni, le lotte, le vittorie, l’eroismo, che hanno caratterizzato la propria vita. Non a caso il Tema dell’eroe è presentato nella tonalità di mi bemolle: la stessa della Sinfonia “Eroica” di Beethoven.
Qui Markus Stenz ha superato se stesso, al pari dei professori d’orchestra che, nel corso di questa “maratona” sinfonica, non hanno mai mostrato momenti di minore concentrazione. Il maestro tedesco ha giustamente esaltato la teatralità, che caratterizza la straordinaria scrittura orchestrale di Strauss – dove già emerge il grande operista –, potendo contare su un’Orchestra che ha saputo validamente cimentarsi negli episodi eroici e drammatici come negli squarci lirici e melodici, dimostrando duttilità e sensibilità, eleganza nel suono e padronanza tecnica, a fronte di una partitura altamente virtuosistica, intrisa di cromatismi. Vigoroso e deciso è risuonato, in tutto il suo slancio, il tema che denota L’eroe nel primo episodio, concluso da un brillante crescendo e da una vigorosa cadenza, che ha condotto all’episodio seguente, Gli avversari dell’eroe, dove i legni hanno icasticamente rappresentato, con i loro ritmi graffianti, i disturbatori, i nemici … i critici, evocati anche dai ripetuti sgradevoli interventi delle tube.
Il violino di Roberto Baraldi – primus inter pares nella sezione dei violini e nel complesso degli archi – ha, successivamente, dato voce a La compagna dell’eroe, in uno dei momenti più espressivi del poema sinfonico, brillando nella serie di variazioni che, attraverso ornate figurazioni musicali, esprimono momenti contrastanti della sensibilità femminile. Alla fine, improvviso, un clangore di trombe – esemplari come tutti gli ottoni – ha interrotto un’amorevole, leggiadra melodia intonata dal violino – insieme a flauto, oboe e clarinetto –, a segnalare l’inizio della battaglia. Il campo di battaglia dell’eroe – luogo della lotta contro i critici bacchettoni – ha visto il massiccio intervento di ottoni e percussioni, cui si è unito anche il primo violino (la compagna dell’eroe), nel celebrate con un canto trionfale l’immancabile vittoria. Dopo il quinto episodio, Le opere di pace dell’eroe, formato da un insieme tematico tratto da varie opere – compresi i poemi sinfonici Don Juan, Tod und Verklärung, Till Eulenspiegel e Also Sprach Zarathustra – La fuga dell’eroe dal mondo e il compimento del suo destino, ci ha immerso in un’atmosfera bucolica introdotta dall’aria intonata dal corno inglese col sostegno dei timpani; è seguita una severa melodia alla quale, inutilmente, si è opposto il tema modificato degli avversari, prima dell’intervento dei corni e dei fiati, su cui si è stagliato un assolo di violino (ancora la compagna), e dell’ampio solenne accordo, lungamente sostenuto ancora dai fiati, ad esprimere il congedo dell’eroe. Scroscianti applausi, ripetute ovazioni, per il Maestro e l’Orchestra, la quale, anche da parte sua, tributava un caloroso saluto al Direttore.